Francesco De Dominicis, Libero 29/3/2014, 29 marzo 2014
È il momento della vendetta, della resa dei conti. Non si tratta di togliersi sassolini dalle scarpe, ma di ristabilire la verità e di fare chiarezza su una pagina oscura delle finanze vaticane
È il momento della vendetta, della resa dei conti. Non si tratta di togliersi sassolini dalle scarpe, ma di ristabilire la verità e di fare chiarezza su una pagina oscura delle finanze vaticane. Ecco perché l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, incassata l’archiviazione dell’indagine per riciclaggio dal tribunale di Roma, ora passa all’attacco. E si prepara a sparare ad «alzo zero». L’inchiesta aperta nel 2010 dalla procura di Roma, tuttavia, non muore: proprio ieri sono stati citati in giudizio l’ex direttore dell’Istituto per le opere di religione, Paolo Cipriani, e il suo vice, Massimo Tulli. Un altro motivo di soddisfazione per Gotti Tedeschi che in quella vicenda (ci fu anche il sequestro di 23 milioni di euro dello Ior) non ha avuto alcun ruolo. Gotti Tedeschi alla Degustazione di dolci e fruttaGotti Tedeschi alla Degustazione di dolci e frutta. Anzi: gli stessi pm romani riconoscono che durante il suo mandato ha cercato di «creare una nuova policy nel quadro di misure mirano ad allineare lo stato Vaticano sul versante del contrasto al riciclaggio ai migliori standard internazionali». Un percorso di trasparenza interrotto bruscamente quando a maggio del 2012 il consiglio di amministrazione dello Ior - su indicazione dell’allora segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone - sfiduciò Gotti Tedeschi. Che ora annuncia denunce e azioni giudiziarie a tappeto. Contro chi è puntato il dito dell’economista che nel 2009 fu chiamato da Benedetto XVI per raddrizzare la banca che ha sede nel Torrione di Niccolò V? L’elenco di chi ha «denigrato» la sua «figura umana e professionale», stando alle carte degli avvocati, è lungo. Nel mirino ci sono anzitutto i quattro consiglieri della banca del Papa che lo cacciarono quasi due anni fa: Ronaldo Hermann Schmitz, Carl Anderson, Antonio Maria Marocco e Manuel Sotto Serrano. Tutti ancora in carica insieme col nuovo numero uno, il tedesco Ernst von Freyberg. La loro lettera di «licenziamento» arrivò nelle redazioni dei giornali e Anderson rilasciò un’intervista velenosa per sconfessare Gotti Tedeschi che, in quelle ore, si apprestava a sfiduciare Cipriani, finito a giudizio. Bertone GrilloBertone Grillo Adesso, a bocce ferme, l’economista lancia una bomba che potrebbe deflagrare nelle mura vaticane, destabilizzando il ponte di comando dello Ior. Evento che potrebbe rivelarsi un assist per Papa Francesco, da tempo desideroso di mettere mano allo Ior. Dentro i Sacri palazzi, perciò, cresce la tensione: l’iniziativa che i legali dell’ex presidente Ior stanno affinando in questi giorni (rispolverando un’analoga azione giudiziaria già promossa e poi ritirata alla procura di Torino) colpisce, indirettamente, anche Bertone. Il torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolovIl torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov Non solo. A chi conosce a fondo la faccenda non sfugge che c’è pure un altro esponente della Santa sede che corre il rischio di essere lambito dalle rivendicazioni di Gotti Tedeschi. Si tratta del monsignore americano Peter Brian Wells, assessore agli Affari generali della Segreteria di Stato. Da quasi 15 anni nel servizio diplomatico del Vaticano, Wells, non ancora porporato, è considerato uno dei più potenti prelati nella Curia e avrebbe avuto un ruolo non secondario nel licenziamento di Gotti. Il quale nel 2012 si è trovato contro il blocco «americano» della Santa sede: Wells, Anderson e Jeffry Lena, l’avvocato consulente della Segreteria di Stato e difensore del Vaticano nei delicatissimi processi sui casi di pedofilia negli Usa. Lo stesso che aveva smantellato la legge sui controlli antiriciclaggio nello Ior. Al centro di un intrigo internazionale tutto da decifrare...