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 2014  marzo 29 Sabato calendario

I JALISSE E LA MALEDIZIONE DELL’OBLIO LEI BOCCIATA AL TALENT DELLA SUORA


Dopo l’ovvio «Jalisse» e il banale «Jalisse fiumi di parole», arriva l’impietoso «Jalisse che fine hanno fatto». Le ricerche su Google sono il termometro della curiosità di massa. Jalisse è anche sinonimo di meteora, di lampo e abbaglio, di fiasco vincente, il paradosso di essere imperituramente ricordati per un successo che tutti hanno dimenticato, quello di Sanremo 1997 con «Fiumi di parole». A cui seguirono laghi di silenzio, perché nonostante una vetrina da milioni di spettatori (media di 14 milioni, share del 58%) la loro carriera non decollò mai. Come un aereo che prende la rincorsa per alzarsi in volo e poi si ferma a fondo pista.
I Jalisse, ovvero i coniugi Fabio Ricci (Roma, 5 settembre 1965) e Alessandra Drusian (Oderzo, 18 maggio 1969). Lei l’altra sera (o atra sera, vista come si è conclusa) si è presentata a The Voice , il talent di Rai2 che cerca nuove voci da lanciare. Alessandra Drusian ha fatto la fila ai provini, si è impegnata nelle audizioni, è riuscita ad arrivare sul palco del programma. Doveva superare l’ultima prova, quelle delle «blind audition» dove i quattro giudici dello show — Raffaella Carrà, J-Ax, Noemi e Piero Pelù — ascoltano le esibizioni dei concorrenti concentrando la loro attenzione soltanto sulla loro voce, al buio, senza vederli e poi premono il bottone «I want you» se vogliono che entri nella propria squadra. Risultato: nessuno ha premuto quel bottone, nessuno l’ha riconosciuta se non quando si è presentata. E lei è rimasta lì, ancora a fondo pista.
Vien da pensare chi gliel’ha fatto fare. Alessandra Drusian non è affatto pentita: «È stata una scelta ponderata, ho messo insieme i pro e i contro. Tra tutti i talent mi sembrava quello giusto, per provare una nuova emozione, per mettersi continuamente alla prova». L’ha presa bene: «Prima a Sanremo, ultima a The Voice , nel mio bagaglio ho la A e la Z, ora penso a tutte le altre lettere». Un po’ c’è rimasta male: «Certo, lì per lì... Però l’incitamento del pubblico non lo scorderò. Poteva essere un nuovo trampolino, ma nella vita non si finisce mai di imparare, non si è mai arrivati». Quella vittoria a Sanremo fu una maledizione? «Diciamo che da allora siamo iper-citati, non puoi scordarti di noi».
Autoironia. I Jalisse medesimi hanno scritto un libro dal titolo Che fine hanno fatto i Jalisse . Ironia: beh, chi altro se non loro poteva scriverlo. Non c’è più religione, a The Voice arriva una suora e la sua esibizione diventa un fenomeno virale su YouTube (35 milioni di visualizzazioni): «Sono felicissima per Suor Cristina: chapeau davvero. Si è presentata con grande umiltà e semplicità. Sarebbe bello fare un duetto con lei davanti a Papa Francesco». No dai, che poi magari le stronca la carriera.
Il nome del duo viene dalla sitcom americana I Robinson, Jalissa era uno dei personaggi minori ma il nome piaceva ad Alessandra Drusian, cambio di vocale e viene inciso sui primi dischi. Pochi per la verità, tre in tutto, l’ultimo nel 2009. Con Sanremo ci riprovano tutti gli anni, «dall’anno dopo la vittoria fino a quest’ultima edizione». Sempre scartati.
Renato Franco