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 2014  marzo 29 Sabato calendario

VIENNA, SORPASSO NELLE SCUOLE PIU’ ISLAMICI CHE CATTOLICI


Poco meno di due anni fa, l’Austria ha celebrato il centenario della legge che attribuisce all’Islam gli stessi diritti delle altre religioni, approvata nel 1912, quando l’imperatore asburgico era Francesco Giuseppe, dopo l’annessione della Bosnia Erzegovina. Il clima di tolleranza e di apertura ha quindi radici storiche profonde. Ma nonostante questo, perché spesso le notizie hanno un valore simbolico, sono stati accolti con una certa preoccupazione i dati secondo cui gli studenti musulmani sono diventati maggioranza nelle scuole medie viennesi. È la fine di un’epoca, o, se non altro, il simbolo di una rivoluzione inarrestabile.
Le cifre, riportate per prime dalla Kathpress , l’agenzia di stampa della conferenza episcopale austriaca, parlano chiaro. Nelle scuole medie i ragazzi di religione islamica sono 10.734, mentre i cattolici sono circa duemila di meno, 8.632, seguiti da 4.259 serbi ortodossi e da 3.219 privi di «convinzioni religiose». Più in generale, secondo alcuni dati della Bbc, sono in tutto 60.000 i ragazzi che frequentano corsi di educazione religiosa islamica in tutto il Paese. È un po’ il segno, questo, di un Paese che sta cambiando (i musulmani in Austria sono circa il sei per cento sul totale della popolazione, ma il calo demografico non colpisce la comunità che ha radici nell’immigrazione), della grossa sfida che deve essere affrontata dal mondo della scuola, del declino di una chiesa cattolica che si è riunita pochi giorni fa nel monastero benedettino di Admont, nella Stiria, proprio per discutere i grandi temi della sua presenza nella società.
Sia in Austria che nella vicina Germania la Chiesa deve affrontare quindi una realtà nuova, ed è spesso divisa tra una sorta di richiamo all’ordine, imposto dalle difficili circostanze in cui si trova ad operare, ed un’esigenza di agire attivamente per colmare le fratture e di sviluppare la comprensione reciproca. È di poche settimane fa il caso dell’arcivescovo di Colonia,il cardinale Joachim Meisner, che ha pronunciato commenti molto discussi sui musulmani in Germania. Incontrando il mese scorso una delegazione di neocatecumeni, Meisner ha detto: «È chiaro che ognuna delle vostre famiglie per me vale tre famiglie islamiche». La reazione alle sue parole è stata molto forte, sia nei gruppi attivi per il dialogo, sia in una parte del mondo politico tedesco.
La crescente presenza islamica in Austria e in Germania pone invece alle autorità statali due sfide altrettanto decisive. In primo luogo si tratta di contrastare le tendenze alla radicalizzazione della comunità, soprattutto nelle fasce più giovani. La penetrazione dell’estremismo è un fenomeno che preoccupa molto, sia a Vienna che a Berlino, e lo ha dimostrato recentemente il crescere della propaganda aggressiva e il numero consistente di giovani che hanno scelto di recarsi in Afghanistan o in Siria per unirsi alla galassia della Jihad. In secondo luogo, si è registrato un boom dell’islamofobia, che, di contro, è diventata l’arma principale di proselitismo, anche attraverso il web, delle formazioni di estrema destra e nazionaliste.
Un dibattito si è aperto sui modi più efficienti per arginare questo fenomeno. Qualche settimana fa, il Consiglio d’Europa ha criticato il governo tedesco per non aver fatto ancora niente per inserire l’aggravante delle motivazioni razziste nella valutazione dei reati, al contrario di quanto avviene, per esempio, in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. È una lotta, insomma, che si combatte su due fronti.