Stefania Tamburello, Corriere della Sera 29/3/2014, 29 marzo 2014
«IMPRESE E SINDACATI FRENANO LO SVILUPPO»
ROMA — «Le rigidità legislative burocratiche, corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro Paese»: con queste parole il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, fa propria, aggiornandola, la denuncia sull’esistenza di «lacci e lacciuoli» fatta nel 1977 da Guido Carli, ex governatore ed ex ministro del Tesoro, ricordato ieri, nel centenario della sua nascita, in una cerimonia alla Luiss. Non è la prima volta che Visco addita gli ostacoli strutturali alla crescita e sollecita le imprese — e lo farà anche oggi, al convegno organizzato da Confindustria a Bari — ad innovarsi per recuperare produttività, ma forse ieri ha usato un tono più esplicito, qualcuno lo ha definito «un piglio renziano», per segnalare l’urgenza dell’agire.
Fatto sta che i sindacati questa volta hanno reagito duramente, sentendosi chiamati in causa. «Parole a vanvera», ha accusato il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. «Le massime autorità debbono stare molto attente a come parlano perché stanno diventando loro un problema, stanno gridando allo sfascio e stanno diventando loro gli untori del populismo italiano» ha aggiunto, approfittando dell’occasione per ricordare al premier che, malgrado la sua contrarietà alla concertazione, il dialogo con i suoi ministri è giornaliero. A proposito di Visco il leader della Cgil Susanna Camusso ha osservato: «Mi sembra un riproporre ricette che hanno già mostrato il loro fallimento», mentre il segretario della Uil Luigi Angeletti gli ha suggerito di «fare autocritica».
La nostra economia «ha subito una ferita», ha detto ancora il governatore, citando Carli, ma «oggi non manca, come non è mancata in passato, la consapevolezza delle cose da fare. I movimenti della politica, del corpo sociale sono apparsi impediti e l’azione è risultata largamente insufficiente rispetto al bisogno». Con la conseguenza del ristagno. «I segni di risveglio che vediamo sono incoraggianti, ma vanno confermati: la costanza nell’azione riformatrice è essenziale». Solo affrontando «risolutamente» i nodi strutturali «che hanno frenato l’economia italiana già prima delle recenti crisi, e ne hanno aggravato le conseguenze, sarà possibile riprendere un sentiero di crescita robusta e duratura», ha quindi concluso il governatore, riscuotendo assieme alle critiche dal sindacato, il consenso dal governo. «Lo sappiamo che l’Italia ha qualche problema di freni. Proviamo a toglierli: abbiamo cominciato e vedremo se funziona» ha commentato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Al convegno su Carli ha partecipato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan concludendo una tavola rotonda cui hanno partecipato predecessori come Giuliano Amato, Piero Barucci, Lamberto Dini, Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli e Fabrizio Saccomanni: «L’Europa è a un bivio perché si potrebbe continuare con la sopravvivenza, con il tiriamo a campare, magari in un contesto di condizioni monetarie che potrebbe diventare rischioso, oppure potrebbe essere l’inizio di un nuovo sentiero di crescita più sostenuto o sostenibile. La differenza tra i due scenari è la politica e le sue scelte», ha sottolineato Padoan, rilevando che bisogna andare avanti coniugando le riforme con le misure di sostegno alla crescita, ma senza «buttare al vento gli sforzi enormi» fatti finora per consolidare i conti. E poiché anche la Germania ha problemi di aggiustamento strutturale, il ministro ha esortato a «valutare l’impatto» delle riforme sulla crescita e la loro sostenibilità politica. «La dimensione “macro” conta: se si vuole fare in Europa un discorso serio sulla crescita e si continua a dire che la via sono le riforme strutturali, bisogna capire quali riforme funzionano. Sarò démodé , ma continuo a pensare che il potenziale di crescita sia in gran parte non sfruttato». La presentazione delle prossime misure è imminente: «I numeri ve li darò presto, speriamo siano quelli buoni», ha detto. E a Saccomanni, che parlando dell’esperienza nel governo Letta ha raccontato «le sollecitazioni di spesa» di Parlamento e ministri, ha detto: «Non sarò solo il ministro del no, ma anche del no».
Stefania Tamburello