Abel Mestre e Caroline Monnot, la Repubblica 29/3/2014, 29 marzo 2014
MARINE LE PEN: “NÉ FASCISTI NÉ DI SINISTRA, SIAMO IL TERZO POLO”
PORTARE a compimento la strategia di «superamento della demonizzazione » del suo movimento. Dare una tabella di marcia ai futuri sindaci e consiglieri municipali del suo movimento, fissando l’asticella molto in alto: dovranno essere virtuosi, rispettare l’opposizione e «mantenere le loro promesse ». A due giorni dal secondo turno delle amministrative in Francia, parla Marine Le Pen, la leader del Front National, il partito dell’ultradestra che è andato al ballottaggio in ben 229 comuni del Paese. La Le Pen auspica la nascita di un «grande movimento patriottico, né di destra né di sinistra», un «partito di governo» contrapposto a un altro blocco politico, che sarebbe costituito dall’Ump e dal Partito socialista. Una sorta di «peronismo alla francese», definizione che l’eurodeputata non respinge.
Come valuta l’esito del primo turno delle municipali?
«Molto positivamente. Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi: più di 500 liste. E il secondo turno ci darà oltre 1000 consiglieri municipali. Il nostro obiettivo era conquistare più di quindici città; e in effetti quelle che abbiamo sono una quindicina. C’è una grossa lezione da trarre da questo voto: la necessità del radicamento. Tanto più che il territorio si conquista per cerchi concentrici, come si è potuto vedere nel bacino minerario. Partendo da una città in cui il movimento ha preso piede, la volta successiva potremo avere candidati in altre quindici o venti».
Ma la vostra scelta di non essere «né di destra né di sinistra » non rischia di impedire ogni alleanza, portandovi in un vicolo cieco?
«Nient’affatto. E’ questo che i francesi si aspettano. Nel nostro elettorato abbiamo sia i delusi dell’Ump che i delusi del Ps. Siamo all’anno zero di un grande movimento patriottico, né di destra né di sinistra, che fonda la sua opposizione all’attuale classe politica sulla difesa della nazione, sul rifiuto dell’ultraliberismo e dell’europeismo, capace di trascendere le antiche barriere per porre i problemi veri: la prospettiva è nazionale o post-nazionale? Spero questo possa apparire chiara al momento delle elezioni europee».
Ma il Front National non fa parte del blocco della destra?
«No, assolutamente. Lo schieramento di destra non corrisponde più alla realtà. Non si possono catalogare gli elettori in due campi contrapposti, destra e sinistra; la realtà è assai più complessa».
Eppure, è con l’Ump che siete in concorrenza, e vi fondete con liste di destra…
«Mi scusi, ma dove emergiamo noi il Partito socialista scompare».
Secondo lei, il Fn può prendere il potere da solo?
«Stiamo passando per una tripolarizzazione della vita politica francese. La Quinta Repubblica — a meno che non si passi alla Sesta — imporrà nuovamente il bipolarismo, com’è nella logica delle istituzioni. E il confronto sarà tra l’Ump da un lato e il Fronte Nazionale — Rassemblement Bleu Marine dall’altro».
Ma nel frattempo ricorrete a fusioni con liste di destra, e neanche molte…
«È una scelta. Ho sempre detto che reggeremo dovunque, tranne qualche rarissima eccezione. I progetti sono a portata di mano, la prospettiva di vincere esiste. Le fusioni non hanno alcun senso se non si vince».
Il logo del Fn, o sono le vostre idee a impedire ai militanti dell’Ump di affiancarsi a voi?
«No, c’è ancora un solo soffitto di vetro, che però salterà presto: non avere la possibilità di far vedere ciò che siamo capaci di fare. In altri termini un bilancio. È questo che ci manca. Ed è importante. Non intendo rifuggire da questo ostacolo. Sarà grazie al bilancio di cui
parlo che faremo un salto di qualità».
Con queste alleanze non temete di deludere gli elettori che votano per il vostro programma nazionale?
«Non è del tutto vero. Il rifiuto di sovvenzionare le associazioni politicizzate o comunitariste è un atto politico, come lo è la difesa dei piccoli commercianti, o la lotta contro l’insicurezza. I francesi sanno distinguere perfettamente le competenze comunali da quelle nazionali».
Quali sono le associazioni politicizzate?
«Quelle che si schierano nelle elezioni. Se la Lega dei diritti umani diffonde un volantino per far votare pro o contro qualcuno, vuol dire che è politicizzata. Perché allora non si costituisce in partito politico? Le associazioni possono assumere posizioni politiche; ma nel momento in cui chiedono sovvenzioni pubbliche hanno l’obbligo di rispettare certi paletti».
Un sindaco del Fn «deideologizzato » sarà diverso da un sindaco dell’Ump o del Partito socialista?
«Credo di sì. Penso soprattutto a farla finita con il fan-
tasma delirante che consiste nel dire “sarà la guerra, sarà il Fascismo”. Il pericolo fascista è una favola per bambini e per qualche intellettuale di sinistra parigino. La vera questione è sapere se gli eletti del Fn saranno trattati come gli altri o come dei paria. In quest’ultimo caso, fra sei anni ce ne saranno cento volte di più».
Temete di essere trattati come dei paria?
«Lo abbiamo già visto. Nel 1995, i sindaci del Fn hanno dovuto amministrare le città come dei paria, con l’interruzione delle sovvenzioni e così via. Questo genere di cose non funziona più. Non fa più presa sull’elettorato».
A proposito del Festival di Avignone, i sindaci del Fn nel 1995 erano intervenuti sulle biblioteche, su certe programmazioni. Sarà così anche stavolta?
«Non sono mai stata per queste cose. La situazione è più tranquilla. L’obiettivo non è fare dei laboratori ideologici. Nel 1995 il Front National non era allo stadio a cui è arrivato oggi. I sindaci dell’epoca volevano lasciare il segno sugli spiriti, c’era l’impostazione molto ideologica di Bruno Mégret. Io non sono su questa linea, non è il mio stato d’animo. È un altro periodo che si apre».
È il Fn che è cambiato o è la società?
«Tutti e due. Il Fn è cambiato perché è un grande partito, e quando si è grandi si cambia: non si vedono più le cose allo stesso modo di quando si è un partito di opposizione, di contestazione, che vive in un’ostilità brutale. Ora abbiamo una visione più tranquilla. Siamo diventati un partito di governo, che ha la struttura e la base elettorale per arrivare al potere».
La carta municipale del Rassemblemet Bleu Marine sarà il programma di tutti i sindaci del Front National?
«Sì».
È molto generica. Da dove verrà la rottura?
«Non solo la rottura si vedrà, ma i sindaci saranno rieletti. Vedrete. Alle promesse devono seguire i fatti. La prima prova che dobbiamo dare è dimostrare che siamo capaci di rispettare le promesse. E questa è una rottura enorme con la classe politica tradizionale».
Darete istruzioni agli eletti del Fn nei consigli comunali per affrontare certi temi?
«Naturalmente. organizzeremo un ciclo di formazione. Porteremo delle idee nei consigli comunali. Per esempio la costituzione di centrali d’acquisto comunali per la nafta, per le forniture scolastiche».
I vostri eletti nei consigli comunali porteranno avanti una guerriglia permanente?
«No, non è questo l’obiettivo. saremo un’opposizione reale. La faremo con durezza se la giunta comunale non vorrà stare a sentire. Oppure in modo sereno se la giunta sarà disponibile. Ma la vigilanza sull’operato della giunta ci sarà, perché è essenziale».
Al di là delle città conquistate, qual è per voi lo scenario ideale? Un trionfo dell’Ump? Un Partito socialista che limita i danni?
«È quello che dimostrerà che il Fn ha riserve di voti a destra come a sinistra. Questo farà comprendere ai nostri elettori che possiamo vincere domani, in qualsiasi elezione».
Giocate per il 2017 (le prossime elezioni presidenziali, ndr)nel 2014?
«Non soltanto. Le regionali, le cantonali, le presidenziali, le legislative… Dimostrare che siamo una grande forza che può vincere le elezioni, che bisogna piazzarsi al primo turno, che abbiamo delle riserve a cui attingere per il secondo, ancora una volta sia a destra che a sinistra».
(Traduzione di Elisabetta Horvat e Fabio Galimberti)