Leandro Palestini, la Repubblica 28/3/2014, 28 marzo 2014
LAtv esorcizza la solitudine. A volte è come un confessionale. Davanti alle telecamere si raccontano verità nascoste persino aifamiliari
LAtv esorcizza la solitudine. A volte è come un confessionale. Davanti alle telecamere si raccontano verità nascoste persino aifamiliari.Perquestonasce Co-ming out( dal 3 aprile su La5, canale 30 del dtt) il primo format in cui ci si può liberare dei segreti più profondi, in ambito sessuale e non solo. Le storie? Quella di Pietro, che di giorno fa il fruttivendolo e di notte lavora come spogliarellista (ma la madre lo ignora). Luciana è invece una 36enne che solo di recente si è scoperta lesbica, e ora decide di fare coming out con il padre e la zia che l’hanno cresciuta. Cristiana, estetista, ha solo 18 anni e ricorre alla tv per comunicare ai suoi genitori di essere fidanzata con un ragazzo di colore. Fabio è un giovane contabile, gay, che di notte si trasforma in una monumentale drag queen (nome d’arte: Zia Tiffany), ma pochi lo sanno. Sara è una truccatrice che intende rivelare il suo percorso di transgender (si chiamava Salvatore) all’amica più cara, dalla quale ha mutuato il nuovo nome. Titta, ragazza oversize, dopo una serie di amori falliti sceglie di mostrarsi per quello che è a un ragazzo conosciuto via chat e di cui si è innamorata. Il Coming outtv perspeculare sulle sofferenze della gente? «No, entriamo nella vita delle persone in punta di piedi. Certe storie sono un po’ crudeli, ma noi non ci speculiamo sopra. Gli argomenti erano molto delicati e noi abbiamo scelto le dieci storie dopo un lungo lavoro di selezione (da giugno a febbraio), ci siamo fatti bandiera dei messaggi che volevano mandare i dieci protagonisti » spiega Chiara Salvo, autrice del programma di La5. «Direi che la tv è per loro un’escamotage. Ci sono persone che arrivano al punto in cui non ce la fanno più a tenere il loro segreto. Dietro le storie dei gay che fanno coming out c’è sempre una grande sofferenza, la tv viene vista come una opportunità: per dire al mondo quello che non si riesce a confessare tra le mura domestiche ». Come sono stati convinti a svelare i segreti più intimi? «Davanti all’obiettivo della telecamera scatta il desiderio di raccontare. Ma non c’è morbosità. Abbiamo rispettato chi si è tirato indietro. Per mettersi a nudo ci vuole coraggio. Sono più spesso i figli ad aver paura di dire la “verità” che non i genitori ad apprenderla: tante volte i padri e le madri sancom’è, no o sospettano della loro omosessualità ». Il caso più crudele? «Quello di un anziano padre, napoletano, che prende atto dell’omosessualità della figlia. In un teatro, assiste al bacio saffico della ragazza. Resta un po’ rigido. Poi le dice che l’accetta così ma a patto di non portare lesbiche a casa». La storia più curiosa? «È nella prima puntata. Lenny per otto anni ha fatto credere ai familiari di lavorare al Nord come manager, organizzatore di eventi. Invece fa il giocoliere al circo Orfei. In un teatro di Avola, suo paese natale, la madre lo scoprirà attraverso un video. Si è presa un colpo, ma ha capito». Chiara Salvo porterà Coming outal prossimo Mip Tv di Cannes: «Me lo hanno già richiesto da Francia e Gran Bretagna».