Enrico Franceschini, la Repubblica 28/3/2014, 28 marzo 2014
IAN FLEMING DA BOND AL BONDAGE
«VORREI farti del male perché te lo sei guadagnato e anche per domare l’animaletto selvatico che è in te». E poi: «Se ti dicessi che ti amo, ti arrabbieresti, e allora dovrei frustarti, e piangeresti, e non mi piace vederti piangere». Oppure, con rammarico: «Lo so che non posso chiuderti in gabbia come un uccellino». O per finire: «Vorrei baciarti sulla bocca, sul seno, sulle regioni più basse, e poi stringerti fino a farti strillare». Cinquanta sfumature di grigio? No, Ian Fleming, il “padre” dell’agente 007. Che all’età di ventisei anni scriveva lettere di questo tono a uno dei suoi primi amori, Edith Morpurgo, una giovane ebrea austriaca conosciuta a Vienna. Ora quelle missive, vergate in tedesco da Fleming che lo aveva imparato all’università di Monaco, saranno messe all’asta da un collezionista di libri, Peter Harrington, il quale le ha probabilmente acquistate dai discendenti della donna. Potrebbero essere vendute per 50 mila sterline, circa 60 mila euro, ma il loro valore è molto più alto, perché aprono uno squarcio inedito nel talento letterario del creatore di James Bond.
La corrispondenza risale alla metà degli anni Trenta, quando Fleming faceva un po’ il giornalista per la Reuters, un po’ l’analista per una piccola banca londinese. Solo dopo la seconda guerra mondiale, in cui fu arruolato nel servizio segreto della Marina britannica, sarebbe sbocciato in lui lo scrittore che ha rivoluzionato la spy-story, inserendo una buona dose di glamour, eleganza e sesso negli ingredienti classici del genere. Ma qualcosa del futuro romanziere, e perfino dello spavaldo cinismo di Bond, emerge già in queste lettere d’amore. Non sembrano esserci dubbi che fosse un sentimento portato agli estremi. «Attenta a te», Fleming ammonisce la sua amante. «Mi sento come un bambino di fronte a una maliziosa governante», le confida più avanti. «Ti ho sempre chiamata Morpurgo e vivrai come Morpurgo nei miei ricordi, per quante sozzerie tu possa dire. Piglialo in quel posto, leccami il sedere e ringraziami pure».
Ci sono passaggi di amore romantico: «Vorrei dormire al tuo fianco anche solo una volta e non farti niente, solo abbracciarti e trovarti lì quando mi sveglio». E ancora: «Comprerò un castello solo se tu verrai a viverci con me». In una lettera Fleming scrive: «Mi hai dato tanto, non intendo corporalmente, grazie a te sono un uomo migliore di prima». Ma le dolcezze si mescolano al desiderio sessuale più sfrenato, come trapela anche da due disegni di suo pugno: «Ecco dove voglio baciarti», con labbra messe strategicamente all’altezza di «bocca, seni e vagina », osserva il catalogo; oppure una porta, due paia di scarpe, il cartello «non disturbare» e la scritta: «Voglio fotterti».
Non si sa come, ma a un certo punto la love story finì. «Sono geloso dei tuoi amici», si lamentava Fleming. Lui diventò famoso ed ebbe altre relazioni tempestose. Edith Morpurgo si sposò nel 1939 e morì cinque anni dopo, insieme al marito e alla figlia, ad
Auschwitz.