Carlo Alberto Bucci, la Repubblica 28/3/2014, 28 marzo 2014
E IL PRESIDENTE SALÌ SULLA TRIBUNA PIÙ ALTA “LA VISTA MIGLIORE, LONTANO DAL SANGUE”
[Barbara Nazzaro]
«Quando gli ho raccontato di Commodo e dello struzzo decapitato sbattuto in faccia ai senatori, beh, lì Obama ha strabuzzato gli occhi. E ha ripetuto, sorridendo, quel brano di storia agli uomini del suo staff, come se lo dovessero mandare a memoria». Così Barbara Nazzaro, per un’ora il cicerone del presidente Usa in visita ieri al Colosseo.
Architetto, cosa gli aveva detto?
«Eravamo nei sotterranei e io gli ho consigliato per scherzo di risolvere le questioni con i senatori Usa come fece Commodo con i suoi un giorno nell’arena: minacciandoli con una testa sanguinante».
Commodo è anche l’imperatore del Gladiatore di Ridley Scott, l’antagonista di Russell Crowe.
«Obama conosce quel film — sottolinea l’esperta del monumento, 49 anni, da otto in forza al Colosseo — e si è fatto una risata alla mia proposta: con quel suo modo gentile però, sempre estremamente cortese, affabile e diretto, davvero un gentleman».
Durante la visita guidata avete usato un interprete?
«No, io parlo inglese bene: ho vissuto e studiato molti anni in Sudafrica. Poi però mi sono laureata a Roma e specializzata in restauro architettonico».
Che cosa lo affascinava dell’anfiteatro Flavio?
«L’aspetto politico. Da lì abbiamo cominciato. Dalla decisione dei Flavi di spianare il lago di Nerone per restituire quello spazio al popolo, regalando all’Urbe la più grande arena per i giochi».
Oddio, ma così ha rischiato di stenderlo. Era lì per distrarsi il leader della superpotenza americana. Cosa gli ha detto d’altro?
«Eravamo al piano terra, al cancello 5. Ci ha presentati il mio ministro (Dario Franceschini, ndr). Obama ha rivelato che non era mai stato al Colosseo, ma che gliene avevano parlato le figlie, entusiaste dopo la visita dell’anno scorso. Gli ho quindi raccontato del gesto politico di Vespasiano ma anche dei quattro ordini architettonici dell’esterno. Avevo le foto e gliel’ho mostrate ».
Le foto? Ma non poteva portarcelo davanti?
«La sicurezza non ce lo ha consentito. Con le immagini gli ho potuto mostrare il passaggio degli ordini classici, dorico, ionico, eccetera, al neoclassicismo tramite la mediazione del Rinascimento e di Andrea Palladio».
Il palladianesimo anglosassone! E lui?
«Al nome di Palladio si è illuminato».
Meno male, sembrava che fosse rimasto impressionato solo dalle dimensioni del Colosseo. “È più grande di un nostro stadio di baseball!”, pare che abbia esclamato Obama.
«Sì, e lo ha ripetuto più di una volta mentre salivamo le scalinate. Le dimensioni dell’anfiteatro Flavio sono, effettivamente, straordinarie pure oggi. Però il presidente Usa conosce bene anche i temi e i problemi dell’architettura».
Roma è stata fatta grande dagli antichi ingegneri...
«E nei sotterranei ne abbiamo incontrato uno, Umberto Baruffaldi. Si sono fatti anche una foto assieme».
Chi è Baruffaldi?
«È un mio collega. L’ingegnere ha spiegato allo staff Usa come funzionava il montacarichi che portava le belve sul piano dell’arena. Parlavano, ma qui è intervenuta una traduttrice del seguito di Obama, davanti al modellino del prototipo che sta realizzando la Providence Pictures per un documentario. E Obama era affascinato dal meccanismo perfetto di quell’“ascensore”».
Altre domande?
«Mi ha chiesto quanto durassero i giochi. E lo ha impressionato che occupassero l’intera giornata. Ma anche che fossero gratuiti, regalo della magnanimità dei principi».
L’ultima immagine?
«Obama su in alto, affacciato dal terzo livello. Ha guardato in basso e ha esclamato: “Questo doveva essere il posto migliore per vedere i giochi: la barbarie del sangue nell’arena restava lontana”».