Ugo Mari, La Stampa 28/3/2014, 28 marzo 2014
Berlusconi: opposizione dura– Fine dell’opposizione morbida. Di qui alle Europee Berlusconi alzerà il volume delle critiche e, se non verrà silenziato dalla condanna, picchierà duro sul premier, fin qui da lui tanto apprezzato
Berlusconi: opposizione dura– Fine dell’opposizione morbida. Di qui alle Europee Berlusconi alzerà il volume delle critiche e, se non verrà silenziato dalla condanna, picchierà duro sul premier, fin qui da lui tanto apprezzato. Al suo Comitato di presidenza Berlusconi annuncia un’opposizione «visibile». Forza Italia dovrà mostrarsi più determinata, cessando di essere «né carne né pesce» (proprio così ha detto). Va bene condividere il pacchetto di riforme istituzionali, ma senza sottoscriverle a scatola chiusa, specie quella che riguarda il Senato. E comunque, ha insistito Berlusconi, su tutto il resto la contestazione sarà «netta»: «Non possiamo consentire finte riforme o provvedimenti come gli 80 euro in busta paga che appartengono alla visione di sinistra». Insomma, occorrerà rimarcare la «bella distinzione tra ciò che siamo noi e quello che sono loro». Tra quanti l’hanno ascoltato dal vivo, alcuni sostengono che è solo minestra riscaldata, concetti già formulati privatamente innumerevoli volte. Sono più numerosi, tuttavia, quanti colgono un cambio di passo legato. A Berlusconi non è sfuggito che a Palazzo Madama, tre giorni fa, Renzi si era salvato dalla sconfitta sulle Province solo grazie alla decina di senatori «azzurri» che fumavano alla buvette... Poi, indubbiamente, ci sono le esigenze della propaganda elettorale: se non esce dal limbo, assumendo posizioni chiare, è ineluttabile che Forza Italia precipiti ben sotto il 20 per cento. In questa chiave va letta la svolta apertamente euro-scettica del Cavaliere. Che si esprimerà nello slogan «Meno Europa in Italia, più Italia in Europa», e nell’altro suggerito da Gasparri: «Chi vota la sinistra fa vincere Schulz» (il socialdemocratico tedesco che contende il ruolo di presidente della Commissione al popolare Juncker). A Renzi, come pure ai predecessori, rimprovera di avere raccolto a Bruxelles «sorrisetti e pacche sulle spalle, la prova di come sia andata male per l’Italia». Nel bel mezzo del suo discorso, l’ex premier ha svelato una telefonata sorprendente: «Ho chiamato Napolitano perché il Presidente rappresenti a Obama i rischi di escludere la Russia dal G8». Berlusconi, che tifa notoriamente per Putin, considera l’annessione della Crimea come «una questione interna alla Russia». Con voto unanime, senza distinzione tra aventi diritto oppure no, il Comitato di presidenza ha dato via libera alla candidatura di Fitto e degli altri parlamentari che volessero cimentarsi alle Europee. Alla condizione tuttavia che, in caso di elezione, se ne vadano a Strasburgo dimettendosi dalla Camera o dal Senato. Fitto ha accettato la clausola, promettendo che non farà scherzi. Nella versione ufficiale, tutto è bene ciò che finisce bene. In realtà, Berlusconi non ha affatto gradito la scelta dell’ex ministro, manifestando viva insofferenza mentre Fitto difendeva con altrettanta foga le sue ragioni.