Carlo Di Foggia, Il Fatto Quotidiano 28/3/2014, 28 marzo 2014
ACQUISTI AL SETACCIO DEL FISCO, GLI EVASORI SERENI: PAGANO CASH
Forse, alla fine del 2014, sapremo se ne sarà valsa la pena, e magari i contribuenti onesti accetteranno l’occhio del fisco che scandaglia tutto, dai conti correnti alle spese. Una mole di dati che certificheranno i nostri comportamenti: come e quanto spendiamo, che cosa acquistiamo, dove andiamo in vacanza e quanto investiamo. Da due mesi, gli strumenti stanno entrando in azione: più informazioni su conti correnti e movimenti bancari da gennaio; il redditometro operativo in questi giorni; e le scadenze del nuovo spesometro ad aprile. Tutto per la lotta all’evasione: strumenti che i giornali di centrodestra imputano a Mario Monti, ma in realtà varati a suo tempo da Giulio Tremonti. La loro efficacia è tutta da dimostrare. Per l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, “sono misure che non servono: si è scelto di seguire vie lunghe e dispendiose che non portano a nulla”. “Creano solo fastidio, è sono un aggravio per chi le tasse le paga già”, spiegano i commercialisti. Le banche dati dovranno comunicare tra loro, e non è detto che si riesca a farlo in tempi brevi. Chi paga in nero, poi, elude gli obblighi e continuerà a evadere. Ecco un piccolo bestiario dei controlli fiscali.
LE SPESE
Voluto da Tremonti nel 2010 e modificato dal governo Monti, lo speso-metro vale per tutte le operazioni rilevanti ai fini Iva. Esiste dal 2012, e la soglia è fissata a 3600 euro. Imprese, commercianti e operatori finanziari dovranno dichiarare all’Agenzia delle entrate le fatture che superano la soglia. Le scadenze, per quest’anno, sono alle porte. Le attività d’impresa, professionali e lavoro autonomo entro il 22 aprile (il 10 per chi scarica l’Iva ogni mese); gli operatori attraverso i quali transitano i pagamenti con bancomat e carte di credito, entro il 30. I controlli scatteranno su tutte le spese, dal dentista all’auto, dai mobili ai gioielli e alle vacanze, fino agli elettrodomestici. Al fisco non sfuggirà più nulla, e per chi non adempie le multe variano da 258 a 2.065 euro. E questo solo per gli acquisti dai privati. Tutte le altre operazioni fatturate, infatti, vanno già comunicate al fisco a prescindere dall’importo: è il vecchio “elenco fornitori-clienti” voluto da Visco. Poco dopo la caduta di Prodi Tremonti si affrettò a cancellarlo, salvo poi reintrodurlo in parte due anni dopo. Per tutti, vale poi la soglia dei mille euro contanti, oltre il quale scatta la tracciabilità dei pagamenti.
I REDDITI
Dopo due anni di proroghe e modifiche, nei prossimi giorni l’Agenzia delle entrate invierà circa 20mila lettere ad altrettanti contribuenti considerati a “rischio evasione fiscale”. Funziona così: se c’è uno scostamento superiore al 20 per cento tra reddito dichiarato e spese sostenute scatta l’allarme e si viene convocati a giustificare l’anomalia. In realtà l’Agenzia avrebbe dovuto già farlo, ma la paura di aver commesso erori nella lettura dei dati ha rallentato tutto. Il motivo è semplice: in caso di errore, una procedura già molto invasiva, rischia di trasformarsi in un gigantesco danno di immagine. Un boomerang che la struttura guidata da Attilio Befera vuole evitare a tutti i costi. In origine le lettere dovevano essere 35mila, ma l’invio era stato bloccato per un intervento del Garante della privacy: così com’era, il redditometro conteneva troppi elementi che avrebbero messo a rischio la sicurezza dei dati personali dei contribuenti. Gli uomini di Befera hanno accolto i rilievi e così molti casi “limite”, sono scomparsi.
I CONTI CORRENTI
Per essere controllati, non c’è comunque bisogno di fare nulla. Il fisco già scandaglia i conti correnti. Banche, intermediari e poste devono comunicare i movimenti dei clienti. C’è tutto: le posizioni aperte e quelle già esistenti, gli scostamenti rilevanti e i saldi a chiusura. Non ci sono solo i conti correnti, ma anche depositi, titoli e obbligazioni detenute. Verranno attenzionati anche il numero di accessi alle cassette di sicurezza, e l’utilizzo delle carte di credito.
Basterà tutto questo? “Sono strumenti molto limitati, se ci si accorda prima si evade lo stesso. Molti evasori non comunicano niente all’Agenzia”, spiega Stefano Balestrieri, dell’osservatorio fiscale di Eurispes. Oltre a sapere tutto di noi, il fisco dovrà sapere anche che farsene. La lotta all’evasione fiscale (stimata in 180 miliardi) rimane sulla carta, fuori dall’agenda politica. Sono passati solo due anni dalla promessa di destinarne i proventi al calo della pressione fiscale effettiva (che grazie al “nero” è molto più alta di quella ufficiale). Non se n’è fatto nulla. Il fondo, pensato nel 2011 per far digerire le pesanti misure fiscali di Tremonti, doveva partire nel 2013. Ma poi nel Def, si scoprì che i 4,5 miliardi disponibili (sui 12,5 recuperati nel 2012) in realtà non c’erano. Poi ci ha provato Letta con la legge di Stabilità 2014: il fondo partirà quest’anno. Ma intanto è stato cancellato quello destinato al taglio dell’Irap (250 milioni). Non proprio un segnale incoraggiante