Stefano Feltri, Il Fatto Quotidiano 28/3/2014, 28 marzo 2014
MENO GAS RUSSO E PIÙ F-35 LE RICHIESTE DELL’AMICO USA
Abbracci, foto e slogan, il presidente americano Barack Obama era a Roma per il Papa, ma ne ha approfittato per chiarire alcuni punti molto concreti con l’Italia. L’interlocutore di Obama è soprattutto il capo dello Stato Giorgio Napolitano, con lui ha discusso negli ultimi sei anni e lo celebra pubblicamente come “un uomo di Stato forte, che aiuta il Paese in momenti così difficili”.
NEL 2011, OBAMA e Napolitano hanno discusso più volte della crisi europea, della scarsa affidabilità di Silvio Berlusconi e di interessi americani molto più prosaici, come sottrarre alla giustizia italiana gli agenti segreti Usa coinvolti nel rapimento dell’ex imam Abu Omar nel 2003. Resta in sospeso il caso del capocentro Cia di Milano Bob Lady, condannato, che ha chiesto la grazia di Napolitano.
Nei mesi più difficili della crisi dell’euro, tra 2011 e 2012, Obama si è appoggiato molto a Napolitano e al premier di allora Mario Monti, per fare pressioni su Angela Merkel: il presidente temeva per la propria rielezione alla Casa Bianca, visto che il troppo rigore e la crisi dell’euro potevano rallentare la ripresa degli Stati Uniti. Oggi Obama conferma quella linea: “I Paesi con surplus forti hanno spazio per fare di più per sostenere la domanda aggregata in Europa”. Messaggio alla Germania: devi spendere di più. E ancora: “Il dibattito tra crescita e austerità è sterile, più cresci più saranno in ordine le tue finanze”. Un commento che è una mezza vittoria diplomatica per il premier italiano. Obama sembrava però poco interessato a quello che lui può fare per Renzi – tipo confermare la partecipazione americana a Expo 2015 – mentre ha chiarito bene che cosa può fare l’Italia per gli Stati Uniti.
L’obiettivo più importante per gli Usa è l’accordo di libero scambio con l’Unione europea Ttip che si negozia in questi mesi: porterà benefici su entrambi i lati dell’Atlantico ma, quando ne saranno chiari i dettagli, emergeranno i costi politici (abbattere le barriere tariffarie crea posti di lavoro in alcuni settori e li distrugge in altri). Obama si assicura l’appoggio di Renzi che auspica la firma dell’accordo nel il semestre di presidenza italiana dell’Unione (ma è quasi impossibile). Nell’immediato le priorità sono altre due, tra loro legate: la spesa militare e l’Ucraina. “Noi abbiamo il primo esercito del mondo, non ci aspettiamo che tutti facciano lo stesso, ma c’e la Nato”, ha detto Obama. Gli Stati Uniti spendono circa il 4 per cento del Pil per la difesa, l’Italia l’1,7, l’Europa l’1 per cento, “un gap eccessivo”, ha detto il presidente, “visto che gran parte della spesa militare americana è concentrata in Europa”. In Italia questo monito si traduce così: non tagliate la spesa per l’acquisto dei caccia F35, prodotti dall’americana Lockheed Martin: l’Italia si era impegnata a comprarne 131, poi Monti ha portato la commessa a 90, spesa prevista: 15 miliardi in 15 anni. Il governo Renzi – con il ministro della Difesa Roberta Pinotti – aveva promesso di valutare un’ulteriore riduzione che, dopo le parole di Obama, sembrerebbe però un affronto agli Usa e alla Nato –. “Nel rispetto della collaborazione con i nostri partner verificheremo i nostri budget per evitare gli sprechi”, si limita a dire Renzi.
LE GUERRE si combattono con i bombardieri, ma si vincono con la geopolitica. E oggi la nuova guerra fredda con la Russia di Vladimir Putin si combatte sull’Ucraina su due fronti, quello finanziario e quello energetico. Il Fondo monetario ha avviato ieri un programma di prestiti per Kiev, 18 miliardi in due anni, “per condizionare Russia il modo migliore è assicurarsi che il governo Ucraino sia stabile”, dice Obama. Renzi sembra avallare la linea dura (gli Usa studiano l’ipotesi di esplorare il loro gas in Europa per ridurre la dipendenza da Putin) e assicura che “l’Italia può affrontare una crisi energetica”. Il premier deve anche nominare il nuovo capo dell’Eni, scegliendo se confermare Paolo Scaroni, in ottimi rapporti con Putin, o magari sostituirlo con Leonardo Maugeri, ex dirigente dell’azienda oggi negli Usa e consulente di Obama. “Ma di questo non si è parlato”, dicono da palazzo Chigi. Dei due marò in India dice qualcosa Renzi - ho chiesto di poter contare su un ulteriore appoggio degli Usa”. Obama non commenta.