Carlo Macrì, Corriere della Sera 28/3/2014, 28 marzo 2014
SEI ANNI A SCOPELLITI LA CALABRIA RESTA SENZA GOVERNATORE
REGGIO CALABRIA — Con la condanna a sei anni (uno in più rispetto a quelli chiesti dalla pubblica accusa, la pm Sara Ombra) e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, arriva anche la sospensione dalla carica di governatore della Calabria per Giuseppe Scopelliti (Ncd). La legge Severino si è abbattuta, per la prima volta, su un governatore di Regione. Dopo la decadenza di Silvio Berlusconi, è Scopelliti la vittima più illustre della legge che porta il nome dell’ex ministro della Giustizia del governo Monti. Il governatore dovrà farsi da parte, almeno sino al verdetto di secondo grado. E comunque per un periodo massimo di diciotto mesi.
Il presidente del collegio giudicante Olga Tarzia ha letto il dispositivo ieri sera alle 20, dopo otto ore di camera di consiglio. Adesso alla guida della Regione dovrà essere indicato un reggente che guiderà l’esecutivo di centrodestra sino alla scadenza naturale del mandato, aprile 2015. E non è detto che la scelta ricadrà automaticamente sulla vice presidente Antonella Stasi. Dopo che il governo prenderà atto della condanna e sancirà la decadenza di Scopelliti, l’esecutivo calabrese dovrà nominare un nuovo presidente facente funzione. Esattamente quattro anni dopo la plebiscitaria vittoria alle elezioni regionali, Giuseppe Scopelliti deve quindi abbandonare il campo.
La condanna — che avviene per fatti riguardanti il periodo 2008-2010, quando il governatore era sindaco di Reggio Calabria —, potrebbe inoltre avere ripercussioni anche a livello nazionale in quanto Scopelliti è coordinatore dei circoli del Nuovo centrodestra. «Piena solidarietà nella certezza che la verità dei fatti alla fine sarà più forte», dice Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Ncd. Solidarietà anche da parte del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi. Stessa presa di posizione da parte del presidente di Ncd Renato Schifani.
La condanna di Scopelliti, però, non provocherebbe alcun problema politico ad Angelino Alfano («Sentenza dura, ma sono certo che nei prossimi gradi di giudizio dimostrerà la sua estraneità», il commento di Alfano) qualora il leader di Ncd decidesse di offrirgli una candidatura per Strasburgo. La legge Severino, infatti, riguardo alle Europee, non si applica ai condannati in primo grado. D’altronde per poter raggiungere il 4%, il Ncd non può fare a meno dei voti che l’ex governatore porterebbe in dote alle Europee.
Il processo è partito dall’inchiesta sugli ammanchi al Comune di Reggio Calabria. Un buco nero di centinaia di milioni di euro, come hanno accertato i periti della Procura, che hanno passato sotto la lente d’ingrandimento i risultati alterati per coprire operazioni e manovre finanziarie non sempre cristalline. La gestione del bilancio di Reggio Calabria, in quegli anni, era affidata alla dirigente Orsola Fallara, morta suicida nel 2010, dopo aver ingerito acido muriatico. Secondo la difesa di Scopelliti, affidata al senatore Nico D’Ascola e all’avvocato Aldo Labate, era stata la Fallara a manovrare dati e conti camuffandone l’esito finale, tant’è che la dirigente si era liquidata consistenti parcelle per aver difeso il Comune davanti alla commissione tributaria. «In qualità di sindaco ho firmato tantissimi documenti, fidandomi della lealtà e della professionalità dei miei collaboratori», ha sempre sostenuto Scopelliti davanti ai magistrati.