VARIE 27/3/2014, 27 marzo 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - OBAMA A ROMA
REPUBBLICA.IT
ROMA - Fiducia nelle riforme strutturali che il nuovo governo italiano ha intenzione di portare avanti. Lo ha detto il presidente Usa, Barack Obama, al termine del vertice bilaterale a Villa Madama con il premier Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa in cui i temi affrontati hanno spaziato dall’economia alla sicurezza, dai costi della Difesa agli accordi commerciali di libero scambio, dalla crisi ucraina alle sanzioni che peseranno sulla Russia, dal Medioriente alla Libia. E se Renzi nel suo intervento e nelle sue risposte alle domande dei giornalisti si è rivolto prevalentemente alla platea italiana, il respiro di Obama è parso più ampio e rivolto alla comunità internazionale.
Un annuncio a sorpresa l’annuncio della partecipazione degli Stati Uniti all’Expo 2015 di Milano con un proprio padiglione.
Oggi, dunque, è stato il giorno di Obama a Roma. Prima l’incontro con il Papa in Vaticano, poi il faccia a faccia con Giorgio Napolitano (video e foto) durato un po’ più del previsto, e, a seguire, l’atteso bilaterale con Renzi, fissato Villa Madama (video) per le 14.30 ma iniziato in ritardo. Ue, sicurezza, Russia, temi economici e jobs act tra le questioni al centro del confronto col presidente del Consiglio. Un passaggio importante, il colloquio con Renzi che cerca in Obama una sponda capace di fornire spessore internazionale al suo governo. Di sicuro c’è che Renzi ha chiesto a Obama sostegno per la vicenda dei Marò.
Stamani Papa Francesco ha accolto il presidente Obama con una vigorosa stretta di mano, nella Sala del Tronetto, dove il capo di Stato è arrivato accompagnato dal prefetto della Casa Pontificia: Bergoglio gli ha parlato di diritto alla vita, obiezione di coscienza e migranti.
"E’ meraviglioso incontrarLa, sono un Suo grande ammiratore", ha detto Obama al Papa che più volte gli ha risposto in spagnolo. Il colloquio è durato 50 minuti, e al termine Obama ha invitato Bergoglio alla Casa Bianca non senza aver sottolineato scherzando: "Sua Santità è probabilmente l’unica persona che deve subire più protocollo di me" e non senza avergli chiesto "preghiere per me e per la mia famiglia".
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ROMA -"Una fonte di ispirazione" e un "modello da emulare". Matteo Renzi così ha definito Barack Obama al termine dell’incontro con il presidente Usa a Villa Madama. "Per me è un grandissimo piacere ricevere il presidente Obama - ha detto Renzi -. Credo che il dialogo di oggi confermi una grande amicizia e una grande partnership con il nostro Paese. Il ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa, degli Stati Uniti e dell’Italia, è un punto di riferimento nella difesa dei valori e degli ideali comuni". Il presidente del Consiglio, poi, ha preso in prestito lo slogan lanciato da Obama per la sua campagna elettorale adattandola all’Italia: "Al presidente Obama vorrei dire, con grande forza, che quel messaggio ’yes, we can’ oggi vale anche per noi in Italia" dove "finalmente vogliamo dire che è possibile cambiare le cose".
Sostegno su giovani e lavoro. Proprio l’energia è la qualità di Renzi da cui Obama ha detto di essere rimasto colpito: "Sono colpito dall’energia e dalla visione che Matteo porta con sé in questo nuovo incarico, c’è visione, c’è ambizione ed è un fatto positivo non solo per l’Italia, ma per l’Europa - ha detto Obama -. L’ho accolto in America quando era sindaco con altri sindaci e spero di accoglierlo di nuovo come primo ministro", ha aggiunto Obama, che ha espresso grandi speranze nel successo del premier italiano: "Ho fiducia nelle riforme di Renzi, il premier saprà portare avanti l’Italia". Al presidente del Consiglio il presidente Usa ha rivolto complimenti anche per l’impegno per i giovani e il lavoro: "Chi gode della globalizzazione è ai vertici, ma chi è in mezzo ha sempre più problemi. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per educare i giovani e fornire competenza per il lavoro. È fondamentale sostenere i giovani e i disoccupati e so che il governo italiano lo sta facendo".
Il Papa e Napolitano. Il presidente Obama ha voluto sottolineare anche l’emozione provata nell’incontro con Papa Francesco e la profondità degli argomenti trattati, soprattutto i poveri e le ineguaglianze: "Sua Santità ha la capacità di aprire gli occhi della gente su questi problemi. Il compito di noi politici è quello di affrontare temi come questi, perché il pericolo è l’indifferenza e il cinismo quando si tratta di aiutare chi è meno fortunato", ha detto Obama, che ha riferito di aver parlato con il Papa anche di Medio Oriente e America Latina e dei Paesi in maggiore difficoltà. "La mia fede cristiana mi porta a credere che devo trattare gli altri come voglio essere trattato io", ha aggiunto Obama, sottolineando l’importanza dell’empatia con gli altri esseri umani. Poi ha ribadito il suo impegno per difendere la libertà di culto e ha detto di aver invitato Papa Francesco negli Usa: "La gente negli Usa impazzirebbe per vedere Papa Francesco".
Parole di ammirazione ed elogio Obama le ha rivolte anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "L’Italia è fortunata ad avere un uomo di Stato così forte, che aiuta il Paese in momenti così difficili" ha detto, riferendo dell’incontro con il capo dello Stato. "Ho ringraziato Renzi e Napolitano per l’impegno nella Nato. L’Italia è uno dei nostri maggiori contribuenti".
Ue. Il dibattito in Europa tra "crescita e austerity è un dibattito sterile: le finanze pubbliche devono essere in ordine ma più si cresce e più i conti sono in ordine". Il presidente americano è critico nei contronti della Ue per quanto riguarda la crescita ("La crescita europea va ancora al rallentatore e la disoccupazione è alta"), anche se ammette di essere stato più preoccupato in passato per le sorti dell’euro: "Qualche anno fa ero preoccupato per l’euro che appariva fuori controllo, poi grazie anche alla Bce la situazione finanziaria si è stabilizzata".
Ucraina. Numerose le domande rivolte a Obama sulla situazione ucraina: "Noi faremo tutto quello che possiamo per sostenere l’Ucraina. Penso che sia importante che noi non promettiamo cose che poi non siamo in grado di mantenere. Possiamo fare in modo che il governo ucraino sia stabile economicamente e che le elezioni vadano avanti come previsto". "Tutte queste cose - ha spiegato Obama - richiedono molto sforzo anche dall’Unione europea. Quello che ha scatenato la protesta originaria in Ucraina è il problema della corruzione, che ha portato una situazione per cui il Pil della Polonia era alle stelle mentre l’Ucraina era a terra partendo dallo stesso piano qualche anno fa". Obama ha spiegato che spesso bisogna fare "scelte difficili", "anche Renzi deve prendere decisioni difficili, anche noi. Questa è la natura delle leadership politica".Obama assicura sostegno all’Ucraina e si dice fiducioso di trovare una soluzione diplomatica alla crisi: "Continuiamo a sperare che la Russia attraversi la porta della diplomazia e collabori con tutti noi per risolvere la questione ucraina in modo pacifico".
Difesa. Un capitolo importante è stato quello della difesa: "Condivido il pensiero del presidente Obama, quando dice che la libertà non può essere considerata gratis, non possiamo lamentarci del dolore del mondo se non ce ne facciamo carico. Per questo l’Italia ha sempre fatto la sua parte negli anni con grande dedizione e impegno", ha detto il premier italiano che poi si è soffermato su un impegno con l’America che non si basa su un mero calcolo economico. "L’Italia può affrontare un’eventuale crisi energetica", ha detto riferendosi alla situazione ucraina, ma ha anche aggiunto che "nel rispetto della collaborazione con i nostri partner verificheremo i nostri budget per evitare gli sprechi che in alcuni settori abbiamo avuto. Serve un efficientamento dei costi della pubblica amministrazione". Il gap tra le spese di difesa Usa ed europee in seno alla Nato "è diventato troppo significativo", ha detto il presidente Usa, che ha ribadito che ognuno deve farsi carico della propria parte di fardello. È possibile avere risparmi anche nel settore della Difesa, ma "c’è un certo impegno irriducibile che i Paesi devono avere se i Paesi vogliono essere seri nell’alleanza Nato e nella Difesa", ha aggiunto. Il tema più delicato sullo sfondo è quello degli F35. Il premier italiano ha pronunciato una frase sibillina: "Nel rispetto della collaborazione con i nostri partner, verificheremo i nostri budget per poter intervenire in tutto il mondo e al contempo evitare gli sprechi".
Marò. "Con il presidente Obama abbiamo parlato della vicenda dei due marò. Abbiamo ringraziato gli Usa per il supporto che ci hanno dato e ho chiesto al presidente Obama di poter contare su un ulteriore appoggio perché la questione sia sempre più internazionale", ha detto Renzi rispondendo a una domanda sui due militari italiani in prigione in India.
Expo. La conferenza stampa è stata anche l’occasione per Obama di annunciare la presenza Usa all’Expo: "Tornerò in Italia in occasione dell’expo. Anzi, sono fiero di annunciare l’adesione degli Stati Uniti - ha detto il presidente Usa -. Il nostro - ha aggiunto - sarà un bellissimo padiglione". Immediato il commento su Twitter del presidente della Lombardia, Roberto Maroni: ’’Obama annuncia che Usa aderiscono a #Expo2015. Finalmente!! Ottima notizia’’.
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CITTA’ DEL VATICANO - "It’s wonderful to meet you. Thank you so much" ("È meraviglioso incontrarla, grazie molte"). Un po’ di imbarazzo, ma soprattutto grande commozione hanno accompagnato le prime parole pronunciate dal presidente Barack Obama dopo la stretta di mano con papa Francesco. Un incontro storico e molto atteso. Il capo della Casa Bianca non aveva fatto mistero di considerare questo del Vaticano un appuntamento decisivo del suo viaggio in Europa. In sospeso i temi dei diritti individuali, ma in grande evidenza quelli dei diritti collettivi a una vita più giusta sui quali Francesco ha impostato gran parte del suo pontificato con messaggi spesso ripresi dal presidente americano. Obama è arrivato in Vaticano scortato da una numerosa delegazione: cinquanta minuti di colloquio privato in cui il primo presidente di colore Usa e il primo Papa latinoamericano hanno parlato di lotta alla povertà, ma anche di tratta degli esseri umani, di aborto e diritti degli omosessuali. Al termine del faccia a faccia, Obama è uscito sorridente dalla sala della biblioteca e, prima del congedo finale, Bergoglio ha trattenuto a lungo la mano del presidente Usa, in una calorosa stretta. "Preghi per me e la mia famiglia. Sono con me in questo cammino", ha detto Obama al Pontefice.
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Dalla sua elezione un anno fa, Francesco ha più volte criticato gli eccessi del capitalismo e il crescente divario tra ricchi e poveri anche nei Paesi sviluppati. Moniti più volte ripresi e rilanciati da Obama. E lo storico incontro di oggi ha lo scopo di favorire anche negli Stati Uniti politiche di sostegno ai ceti meno abbienti. "È un grande onore per me. Sono un suo grande ammiratore", ha detto il presidente.
Obama a Roma, l’incontro con papa Francesco
Doni e risate. Piccolo imprevisto che ha suscitato ilarità, e un po’ di imbarazzo, al momento dello scambio di doni: l’astuccio che sarebbe dovuto rimanere aperto per mostrare le medaglie donate dal Papa ad Obama, all’improvviso, mentre Francesco e Barak si avvicinavano al tavolo, si è chiuso e le monete sono finite in terra. Subito monsignor Gaenswein si è affrettato a raccoglierle e rimettere tutto a posto. Ma l’equilibrio ricostituito è durato un istante, e di nuovo le monete sono finite in terra. Così Francesco è scoppiato a ridere.
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Barack Obama, invece, ha donato a Bergoglio una scatola di cuoio contenente dei semi (frutta e verdura) provenienti dall’orto della Casa Bianca. "Una parte dei semi - ha detto Obama a Francesco - sono per voi. Un’altra sarà donata come opera di carità in onore di sua Santità". "Se avrete l’opportunità di venire alla Casa Bianca, potrete visitare il giardino", ha aggiunto. E il Papa ha risposto in spagnolo: "Come no?".
I temi del colloquio. In una nota il Vaticano ha fatto sapere che il Pontefice ha parlato con il
presidente Obama "dell’esercizio dei diritti alla libertà religiosa, alla vita, e all’obiezione di coscienza nonché del tema della riforma migratoria". Il Papa e Obama hanno "espresso il comune impegno nello sradicamento della tratta di esseri umani nel mondo". Tutti temi che rappresentano "questioni di speciale rilevanza per la Chiesa".
Nei "cordiali colloqui" - prosegue la nota - c’è stato "uno scambio di vedute" sull’attualità internazionale, "auspicando per le aree di conflitto il rispetto del diritto umanitario e del diritto internazionale e una soluzione negoziale tra le parti coinvolte".
Incontro con Parolin. Dopo l’incontro con Francesco alla seconda loggia del palazzo apostolico, il presidente americano è sceso alla prima loggia per un colloquio con il segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Quindi ha lasciato il Vaticano e in una Roma blindata ha raggiunto il Quirinale per vedere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il programma prevede poi l’incontro con il premier Matteo Renzi a Villa Madama e la visita privata al Colosseo.
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Per il premier Matteo Renzi «Obama è un punto di riferimento». Il presidente degli Stati Uniti è stato colpito dall’«energia» del nostro presidente del Consiglio. Si è concluso con uno scambio di complimenti l’incontro di Matteo Renzi e Barack Obama a villa Madama, un incontro iniziato intorno alle 15 con una stretta di mano e una piccola cerimonia. Obama ha ascoltato con la mano sul cuore l’inno americano e ha poi passato in rassegna il picchetto per gli onori militari. Al momento di passare in rassegna il picchetto d’onore, il presidente del Consiglio italiano ha lasciato il passo a Obama che ha percorso le poche decine di metri salutando uno a uno i militari con un cenno del capo. «Speculari» gli abiti dei due leader, entrambi in blu con giacca due bottoni, fatta eccezione per le cravatte: azzurra per Obama, rossa per Renzi. Una volta entrati nella sala di Villa Madama, Renzi si è intrattenuto per qualche secondo a rispondere alle domande del suo ospite sulle opere conservate nelle sale della villa. Il Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Susan Rice, ha abbracciato il consigliere diplomatico di Renzi, Armando Varricchio, prima di raggiungere il suo posto. Alle 15.10 è iniziato il colloquio tra Obama e Renzi: accanto a loro, rispettivamente, il segretario di stato John Kerry ed il ministro degli Esteri, Federica Mogherini.
«Yes we can vale anche per noi»
Una conferenza affollatissima, in cui diversi giornalisti si sono dovuti sistemare ai lati della sala per mancanza di posti. «Per noi non è solo il presidente degli Stati Uniti ma una fonte di ispirazione: la visita di Obama non è solo un gesto simbolico, ma un incoraggiamento», ha esordito Renzi, spiegando: «Credo che il dialogo di oggi confermi anche che di fronte alle crisi che il nostro mondo pone di fronte a noi, il ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa è quello di essere un punto di riferimento». Renzi ha ringraziato Obama per quello che ha detto a Bruxelles, «perché la grande sfida che ha lanciato alla relazione tra Usa e Europa è importante. Io credo che l’Europa debba essere il luogo dove la politica torna a dare speranza alla gente: potremo farlo però solo se l’Italia farà la sua parte», ha ricordato Renzi. «Noi vogliamo cambiare l’Italia perché siamo convinti che se cambieremo l’Italia cambieremo l’Europa e manterremo una solida relazione con gli Stati Uniti». Renzi ha colto l’occasione per pubblicizzare l’Expo di Milano, che «sarà un appuntamento importante per l’Italia in tutto il mondo». «Yes we can vale anche per noi», ha sottolineato il premier. E ha ribadito il solido rapporto tra Italia e Stati Uniti: «La nostra cooperazione e partnership spaziano dalle grandi questioni internazionali alla vita di tutti giorni», ha detto Renzi a Villa Madama. Ma per le conclusioni, il presidente de Consiglio è passato dal pragmatico al poetico: «I luoghi di bellezza che Obama andrà a visitare sono la nostra forza: noi vogliamo, con la stessa forza con cui abbiamo costruito quel patrimonio, costruire il nostro futuro. L’Italia deve continuare a fare sogni più grandi di quelli che ha fatto finora».
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Obama da Napolitano e Renzi
Renzi visto da Obama: ha «energia»
Anche Obama ha speso parole positive per l’Italia e i suoi rappresentanti: a partire dal capo dello Stato Napolitano, elogiato come «statista di alto calibro» che l’Italia ha la «fortuna» di avere. Di Renzi, invece, lo ha colpito l’energia e la positività. Ma, al di là delle pacche sulle spalle, l’occasione è stata anche utile per ribadire le alleanze strategiche: «Confermo gli impegni presi dall’Italia con i partner europei e gli Stati Uniti, in particolar modo per quanto riguarda il Mediterraneo», ha detto Obama.«Continuiamo a sperare che la Russia attraversi la porta della diplomazia e collabori con tutti noi per risolvere la questione ucraina in modo pacifico», ha spiegato il presidente degli Usa, ricordando che «l’accordo dell’Fmi con l’Ucraina» implica che «ci sarà un sostegno per supportare l’economia». Vicende internazionali, quelle che affronta Obama, che vedono coinvolta anche l’Italia: e infatti il presidente ringrazia Napolitano e Renzi, anche per l’impegno nella Nato, ricordando che «L’Italia è uno dei nostri maggiori contribuenti». E poi ha anticipato la partecipazione all’Expo degli Usa, un’occasione alla quale è «orgoglioso» di partecipare. E’«meraviglioso essere tornati a Roma, una delle più grandi città del mondo», ha detto il presidente Usa, ma Obama è anche «ansioso» di accogliere Renzi alla Casa Bianca». Venne già - ha ricordato Obama in italiano - «da primo cittadino» di Firenze. Ed è evidente la fiducia che Obama riserva al presidente del Consiglio e alle sue riforme: «Il premier saprà portare avanti l’Italia», ha detto. Ma nel suo intervento il presidente ha ricordato anche quanto sia stato colpito dall’incontro con papa Francesco: «Il Papa getta una luce sul problema dell’emarginazione sociale, in particolare dei giovani, e ricorda a tutti noi politici quali sono i nostri doveri per agire contro le discriminazioni».
Obama in Vaticano, incontro con Francesco
Il nodo delle spese per la difesa
E l’incontro è stato un momento di confronto molto serio sulle spese per la difesa: ci sono possibilità di risparmi, ha sottolineato Obama, ma «esiste un impegno irriducibile che i Paesi devono prendere» per la Nato e le linee di difesa. L’Italia e l’Europa hanno «impegni irriducibili» con la Nato. «Non pretendiamo -ha sottolineato il presidente americano nel corso della conferenza stampa - che ogni Paese duplichi ciò che facciamo noi Stati Uniti. Ma c’è rapporto di collaborazione e di partnership che non può vedere gli Usa spendere costantemente per la difesa in Europa e l’Europa solo l’1%: il divario è troppo grande. Tutti -ha continuato- facciano la loro parte. Si può prevedere che l’Italia avrà capacità specializzate per sfide che arrivano da Africa settentrionale e da Mediterraneo e dunque avrà bisogno di risorse». Un invito che Renzi ha subito colto, sottolineando che «l’Italia ha fatto sempre la sua parte consapevole delle proprie forze» e spiegando che «ha ragione Obama quando dice che la libertà non è gratis.Il tema dell’efficienza dei costi della pubblica amministrazione e della difesa sono sotto gli occhi di tutti e nel rispetto della collaborazione provvederemo a verificare i nostri budget».
Colosseo
Successivamente Obama ha visitato il Colosseo che ha acceso la sua immaginazione «Eccezionale, incredibile... è più grande di alcuni degli attuali stadi di baseball!». È stata questa l’espressione di ammirazione del presidente Usa secondo quanto riporta il pool dei giornalisti americani al suo seguito.
E dagli Stati Uniti arriva la notizia che in base alla proposta del presidente Obama, il governo americano terminerà la raccolta e la conservazione di massa di dati telefonici degli americani. A renderlo noto è la Casa Bianca: «Dopo aver studiato attentamente le opzioni disponibili, ho deciso che il modo migliore è che lo Stato non raccolga più né conservi questi dati», ha affermato Obama in un comunicato.
INTERVISTA DI MASSIMO GAGGI
Papa Francesco invoca un impegno universale contro la povertà: lei ha identificato la battaglia per ridurre le diseguaglianze estreme nella società come la sfida cruciale della nostra era. Dunque, siete impegnati tutti e due su questi temi, ma il Pontefice che lei incontra oggi per la prima volta non sembra riconoscere il ruolo avuto dalla globalizzazione nella creazione di ricchezza anche in Paesi poveri, mentre gli Stati Uniti sono stati il principale motore di questo processo di internazionalizzazione delle economie. Che tipo di sforzo comune è possibile tra lei e il Papa? Quali risultati si propone di raggiungere nel mondo e negli Stati Uniti?
«Sono profondamente grato a Sua Santità per aver manifestato la volontà di ricevermi. Il Santo Padre ha ispirato le genti di tutto il mondo e anche me col suo impegno per la giustizia sociale e il suo messaggio di amore e compassione, specialmente per le persone che, tra tutti noi, sono più povere e vulnerabili. Lui non si limita a proclamare il Vangelo: lui lo vive. Siamo stati tutti colpiti e commossi dalla sua umiltà e dai suoi atti di misericordia. La sua testimonianza, il semplice fatto di andare sempre a cercare il contatto con gli ultimi, con coloro che vivono nelle condizioni più difficili, ha anche il valore di un richiamo: ci ricorda che ognuno di noi ha la responsabilità individuale di vivere in modo retto, virtuoso. Noi sappiamo che, vista la sua grande autorità morale, quando il Papa parla, le sue parole hanno un peso enorme. Questo è il motivo per il quale mi sono riferito a lui nel mio discorso sulle sperequazioni nella distribuzione del reddito.
«Negli Stati Uniti, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una forte crescita del gap tra i guadagni di coloro che hanno già i livelli di ricchezza più elevati e la famiglia media. È diventato anche più difficile per gli americani che lavorano duro risalire la scala del benessere e garantire una vita migliore alle loro famiglie. E questo non è di certo solo un problema degli Stati Uniti: è una questione che ritroviamo in molti Paesi di tutto il mondo. E non è solo un problema economico: al fondo di tutto c’è una questione etica. Io credo che, incalzandoci di continuo, il Papa ci metta sotto gli occhi il pericolo di abituarci alle sperequazioni. Di abituarci, cioè, a questo tipo di disuguaglianze estreme fino ad accettarlo come normale. È un errore che non dobbiamo commettere. Credo che questo sarà uno dei principali temi della nostra conversazione.
«Per quanto mi riguarda, cercherò di illustrare al Pontefice le iniziative che stiamo prendendo negli Stati Uniti per creare lavoro, aumentare i salari e i redditi complessivi e, in definitiva, aiutare le famiglie ad andare avanti. In giro per il mondo la globalizzazione e lo sviluppo dei commerci hanno contribuito in pochi decenni a portare centinaia di milioni di persone fuori dalla povertà. Ma il Papa ha ragione quando dice che questi progressi non hanno raggiunto un numero sufficiente di esseri umani, che troppa gente resta indietro. È per questo che ho promesso che gli Stati Uniti lavoreranno coi loro partner nel mondo con lo scopo di sradicare la povertà estrema entro i prossimi vent’anni e sono ansioso di ascoltare i pensieri del Papa su come possiamo vincere la nostra sfida».
Papa Bergoglio è un leader religioso che conduce le sue battaglie etiche senza avere rilevanti vincoli di governo. Il Pontefice ha pronunciato discorsi molto forti, ha usato parole potenti — il capitalismo senza scrupoli descritto come una nuova forma di tirannia — ma, al tempo stesso, è stato talmente umile da stupire il mondo dichiarando: «Chi sono io per giudicare?». Ora, se è vero che molte delle battaglie per promuovere il rispetto dei diritti umani e la dignità dell’uomo sono comuni a voi e alla Chiesa, è anche vero che in passato ci sono stati disaccordi profondi su diverse questioni, dalla contraccezione all’aborto. Considerato tutto questo, come può papa Francesco ispirare il leader del Paese più potente al mondo nel suo tentativo di definire una leadership americana basata maggiormente sulla prosperità economica e la difesa dei valori universali piuttosto che sulla forza militare?
«Una delle qualità che ammiro di più nel Santo Padre è il suo coraggio nel parlare senza peli sulla lingua delle sfide economiche e sociali più grandi che ci troviamo ad affrontare nel nostro tempo. Questo non significa che siamo d’accordo su tutte le questioni, ma sono convinto che la sua sia una voce che il mondo deve ascoltare. Lui ci sfida. Lui ci implora di ricordarci della gente: soprattutto della povera gente, la cui vita è condizionata proprio dalle decisioni che noi prendiamo. Lui ci invita a fermarci a riflettere sulla dignità che è innata in ogni essere umano. E, come abbiamo già avuto più volte modo di toccare con mano, le sue parole contano. Con una sola frase egli è in grado di focalizzare l’attenzione del pianeta su una questione urgente. Il Papa è in grado di spingere le genti del mondo a fermarsi a riflettere. E magari a rivedere certe vecchie abitudini: cominciare a trattarsi reciprocamente con maggiore senso della compassione e della dignità.
«Come presidente, una delle cose che ho cercato di fare è stata quella di riorientare la leadership americana. Abbiamo concluso la guerra in Iraq e concluderemo anche quella in Afghanistan alla fine di quest’anno. Man mano che ci allontaniamo da questo sfondo dominato dai confitti militari, ho posto una rinnovata enfasi sulla diplomazia. Credo lo si veda da un ampio ventaglio di iniziative, compreso il nostro negoziato sul programma nucleare iraniano e lo sforzo di creare le condizioni per una pace durevole in Terra Santa tra israeliani e palestinesi. Nessuna nazione è perfetta, ma la determinazione americana e i sacrifici dei nostri uomini e delle nostre donne in uniforme hanno aiutato a liberare nazioni dalla tirannia, difendere l’Europa durante la Guerra fredda e difendere in ogni parte del mondo i diritti umani universalmente riconosciuti dalle genti. In effetti sostenere questi valori universali e promuovere la prosperità economica sono elementi centrali della mia politica estera. Lavoriamo per incrementare gli scambi commerciali e gli investimenti che creano opportunità e posti di lavoro, sollevando molta gente dalla sua condizione di povertà.
«Il nostro sforzo sul fronte dell’agricoltura e della sicurezza alimentare punta a raggiungere entro un decennio l’obiettivo di sollevare 50 milioni di abitanti dell’Africa subsahariana oltre la soglia di povertà. E non c’è nessuna nazione che fa più degli Stati Uniti e in più parti del mondo, per riaffermare il valore universale dei diritti umani. La campagna aerea della Nato in Libia, tanto per fare un esempio, fu concepita per evitare il massacro di un numero immenso di civili. Il nostro vuole essere un impegno infaticabile affinché cresca il numero degli esseri umani ai quali vengono riconosciuti i diritti fondamentali, compresa la libertà religiosa».
In cinque anni alla Casa Bianca lei non era mai stato a Bruxelles. Ora ha appena concluso la sua prima visita all’Unione Europea. L’Italia assumerà presto la presidenza della Ue. Quali progressi nei rapporti Usa-Europa possono essere ragionevolmente conseguiti nel semestre a guida italiana? L’obiettivo di chiudere in tempi relativamente rapidi il negoziato per il Ttip, la nuova partnership transatlantica focalizzata sul «free trade» e gli investimenti, si è rivelato più arduo del previsto da raggiungere. E la forza dell’euro, che aiuta le esportazioni americane, rende la ripresa più difficile in Italia e nel resto d’Europa.
«L’incontro di ieri a Bruxelles col presidente Van Rompuy e col presidente Barroso è stato per me un’occasione preziosa per riaffermare i legami straordinari tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. A tenerci uniti ci sono valori condivisi: i diritti universali dell’uomo, certo, ma soprattutto la consapevolezza che dobbiamo fare di tutto per difenderli in ogni parte del mondo. Rappresentiamo, insieme, la più grande rete di relazioni economiche del mondo e siamo partner nella gestione delle grandi questioni globali: che si tratti degli sforzi diplomatici con l’Iran o di lavorare per alleviare le sofferenze del popolo siriano o, come avviene in questi giorni, di affrontare la grave situazione che si è creata in Ucraina. Come ho detto a Bruxelles, credo che Stati Uniti ed Europa possano fare ancora di più, lavorando uniti, per migliorare le condizioni comuni di prosperità e di sicurezza. Confido nella presidenza italiana che inizierà in estate per raggiungere questi obiettivi. È di questo che abbiamo discusso l’altro ieri all’Aia col primo ministro, Matteo Renzi. Credo davvero che lui riuscirà a rendere molto produttivo il periodo nel quale l’Italia avrà questa importante leadership.
«Come lei ben sa, una delle nostre principali priorità, nel rapporto con l’Europa, è quella di concludere la Transatlantic Trade and Investment Partnership. Un successo della Ttip avvicinerebbe ulteriormente le nostre economie, renderebbe i nostri Paesi più competitivi nell’economia globale, spingerebbe la crescita e sosterrebbe la creazione di nuovi posti di lavoro. Un simile accordo si risolverebbe anche in sostanziali risparmi per i consumatori e nell’apertura di nuove opportunità per le imprese europee e americane, comprese quelle piccole e medie alle quali tengo molto e che so essere assai importanti per l’economia italiana. Al tempo stesso dovremo mantenere elevati standard di protezione dei consumatori, della salute e della sicurezza dei cittadini, delle condizioni di lavoro e della tutela dell’ambiente. La Ttip è, come diciamo noi, una “win-win opportunity”, un’occasione nella quale hanno tutti da guadagnare, l’Europa e gli Usa: per questo sono fermamente convinto che arriveremo in porto».
Expo e alimentazione - Il nostro impegno sarà straordinario Gran lavoro di Michelle su tutti questi temi
L’Italia presto ospiterà una manifestazione internazionale molto importante: l’Expo 2015. L’Esposizione universale offrirà l’occasione di presentare e discutere le sfide che il nostro pianeta deve affrontare: dall’utilizzo ottimale di risorse che sono sempre più limitate come l’acqua, alla protezione dell’ambiente naturale. L’Expo 2015 sarà anche un palcoscenico per promuovere il mangiare sano. Aggiungendoci, magari, un po’ di sapore italiano che so essere molto apprezzato dalla famiglia Obama. Proprio di recente gli Stati Uniti hanno deciso di svolgere un ruolo di rilievo nell’ambito dell’Expo di Milano.
«Il fatto che l’Expo si tenga proprio in Italia è un riflesso della forte leadership che l’Italia ha esercitato per molti anni nella lotta contro la fame e la malnutrizione. Trovo moralmente oltraggioso che nel 2014 ci siano ancora centinaia di milioni di persone nel mondo che soffrono l’ingiustizia di vivere senza abbastanza cibo per sfamarsi. Ecco perché quella di migliorare l’agricoltura e la sicurezza alimentare è diventata una priorità chiave negli sforzi dell’America di promuovere lo sviluppo globale. Abbiamo la possibilità di salvare una quantità innumerevole di vite. A Milano so che stiamo lavorando alacremente coi nostri partner per mettere insieme uno straordinario padiglione degli Usa che mostrerà le innovazioni promosse dall’America in varie aree, dalla sicurezza alimentare a una maggiore abitudine a mangiare cibi sani. Quest’ultima questione, come lei ben sa, ci sta molto a cuore, in casa Obama. Michelle ha fatto un lavoro straordinario per quanto riguarda la promozione di diete più equilibrate e di stili di vita più salutari, soprattutto per quanto riguarda l’infanzia. E, ovviamente, noi americani adoriamo la cucina italiana. Quindi ci aspettiamo che dall’Expo vengano fuori nuove idee e nuovi stimoli».
INCONTRO COL PAPA
«Thank you, thank you». Sono le prime parole di Barack Obama a papa Francesco. E poi: «Incontrarla è meraviglioso». L’incontro del presidente americano con il Pontefice, iniziato alle 10,28 in Vaticano , è durato 50 minuti. Durante il colloquio, il prefetto della Casa Pontificia, Georg Gaenswein, si è intrattenuto fuori dallo studio chiacchierando con il segretario di Stato statunitense, John Kerry. Al termine dell’incontro, il numero uno della Casa Bianca ha presentato a Bergoglio la sua delegazione. «È un piacere incontrarla, sono un suo grande ammiratore, anche come cattolico», ha detto il segretario di Stato John Kerry stringendo la mano a Francesco.
Il colloquio
«Pregate per me e la mia famiglia. Sono con me in questo cammino», ha detto Obama a Bergoglio. E poi ancora: «Lei sa che probabilmente leggerò questo libro nella stanza ovale, quando sarò veramente frustrato e sono sicura che mi darà forza e mi calmerà», commentando la copia della Evangelii Gaudium, documento che rappresenta una sorta del manifesto del pontificato, che il Papa ha donato a Obama. Ricordando che nella sua precedente visita in Vaticano era stato accompagnato dalla moglie e dalle figlie, Obama ha aggiunto: «Loro devono sopportarmi».
Lo scambio dei regali
Momenti di ilarità e di sottile imbarazzo durante lo scambio dei regali. L’astuccio delle medaglie donate da Obama a Francesco, che avrebbe dovuto restare aperto, ha ceduto e le monete sono finite in terra. Monsignor Gaenswein si è affrettato a raccoglierle e rimettere tutto in posizione. Ma l’equilibrio ricostituito è durato un istante, e di nuovo le monete sono finite in terra. Francesco è scoppiato a ridere. Il presidente Obama ha donato a Francesco anche dei semi del giardino della Casa Bianca. «Perché no?» , ha risposto in spagnolo il Papa a Obama che, lo ha invitato a Washington. «Questa sembra una carota, - ha detto il presidente - ognuna ha un seme, se ha la possibilità di venire alla Casa Bianca, potrà vedere l’orto».
Il corteo di 50 auto
Alle 10.00, un lungo corteo - circa 50 auto - ha portato Obama da villa Taverna, dove ha trascorso la prima notte a Roma, ospite dell’ambasciatore Usa John Phillips, in Vaticano per il suo primo e atteso incontro con Bergoglio.
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Obama in Vaticano, incontro con Francesco
«Incalzandoci di continuo, credo che il Papa ci metta sotto gli occhi il pericolo di abituarci alle sperequazioni. Di abituarci, cioè, a questo tipo di disuguaglianze estreme fino ad accettarlo come normale. È un errore che non dobbiamo commettere». Sono le parole del presidente degli Stati Uniti Barack Obama in un’intervista rilasciata al «Corriere» prima di prendere il volo che lo ha portato a Roma mercoledì sera. «Credo che questo sarà uno dei principali temi della nostra conversazione».
I SEMI DELL’ORTO DELLA CASA BIANCA
«Questa sembra una carota - ha spiegato a Papa Francesco il Presidente degli Stati Uniti - ognuna ha un seme, se ha la possibilità di venire alla Casa Bianca, potrà vedere l’orto». E così l’invito più importante, quello negli Stati Uniti il Papa lo riceve attraverso il più classico dei doni, il dono del cibo, anzi della promessa futura di cibo, cioè della promessa della vita. Ma sicuramente un dono inusuale negli incontri ufficiali di così alto livello. Contenuta appunto nei semi. Semi che produrranno frutti e ortaggi provenienti dalla Casa Bianca dentro un cofanetto di cuoio e legno usato per la cattedrale più antica degli Stati Uniti, cioè la cattedrale dell’Assunta a Baltimora. Perché non tutti sanno che da qualche anno, la sede il simbolo all’ennesima potenza del potere mondiale è anche sede non solo del famoso roseto, ma di un vero e proprio «giardino della vita», un orto, appunto. Impiantato con il sostegno della First Lady in persona, Michelle, grazie ad Alice Walters la famosa pioniera americana della cucina a base di ingredienti naturali e fondatrice del leggendario ristorante Chez Panisse, la donna che ha cambiato la concezione americana del cibo, a partire dalla California e sbarcando direttamente a Washington. É noto che Michelle Obama si è fatta pioniera della lotta contro l’obesità, a favore di una vita più sana e di un’alimentazione più della popolazione ed in particolare dei giovani americani.
CIBO SOSTENIBILE - L’orto della Casa Bianca fa parte del più ampio progetto per «il cibo sostenibile». Un progetto che è insieme ecologico, per un’agricoltura appunto sostenibile ed un cibo a kilometro zero. In cui sono impegnate istituzione americane anche all’estero. Come l’American Academy di Roma, che fornisce la sua cucina proprio con i prodotti di un orto impiantato proprio dalla Walters che ha dato il via al Rome Sustainable Food Project ideando anche una linea editoriale di libri di ricette ed eventi gastronomici per sostenere il progetto.
ORTO BIOLOGICO A CASTELGANDOLFO - La Casa Bianca ha spiegato che il dono dei semi è stato ispirato dal fatto che Papa Francesco ha deciso di aprire i giardini della villa Pontificia di Castel Gandolfo al pubblico. I 55 ettari di giardini nella Villa coprono una superficie maggiore rispetto alla stessa Città del Vaticano. E proprio a Castelgandolfo da anni è in produzione un orto biologico che fornisce verdure, vino e frutta per la mensa del Papa. Quell’orto è protetto in modo «bio» dall’attacco dei corvi e di altri volatili voraci, da occhiuti falchetti che difendono i raccolti.