Silvia D’Onghia, Il Fatto Quotidiano 27/3/2014, 27 marzo 2014
PISCIO E FARMACI, IN SALA LA FOLLIA CRIMINALE
Due dita a pistola sotto il maglione e settemila lire in tasca. Lire, non euro. Mani in alto, questa è una rapina di vent’anni fa che il suo autore sta ancora scontando. Non in carcere, peggio, in un Opg. È così che si chiamano i luoghi in cui si viene dimenticati da dio e dagli uomini: Ospedali psichiatrici giudiziari, un’istituzione pensata 80 anni fa col Codice Rocco e rimasta lì. Immutabile, immobile, immortale come la puzza di piscio che riempie le celle. Perché di questo si tratta: della peggiore delle galere mascherata da luogo di cura. Sbarre, guardie, muri che non ti fanno vedere oltre perché tanto il mondo va avanti senza di te e non sai quando e se uscirai. La misura di sicurezza è prorogabile, basta una firma e di sei mesi in sei mesi ti fai l’ergastolo bianco, anche se non hai ucciso nessuno, anche se magari hai solo spaccato due slot perché sei ludopatico. E lo Stato, anziché curarti, ti imbottisce di antidepressivi e ti dimentica a Barcellona Pozzo di Gotto. Gli Opg vanno chiusi il 31 marzo 2013, ha sentenziato il Senato nel gennaio 2012 (col parere contrario di Lega e Giovanardi). Prima proroga di un anno, perché le Regioni squattrinate ‘sti poveracci non sanno dove metterli. E poi? Nuova proroga, 2017, tanto per stare tranquilli. Eppure quanto sdegno avevano provocato quelle immagini girate all’interno dei 6 Opg dalla commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale presieduta da Ignazio Marino. Immagini di morti viventi, di cloache a cielo aperto e di farmaci-caramelle; grida di aiuto, perché “l’uomo è un animale che può provare ad abituarsi, ma qui viene messo a dura prova”. Passata la festa, gabbato lo sdegno.
ORA A RICORDARE agli onorevoli e, perché no, a Strasburgo che tanto ci bacchetta l’inferno dei manicomi criminali gira per le sale (info sulla pagina Facebook) un documentario, Lo stato della follia, realizzato da Francesco Cordio, che per conto della commissione ha girato quelle immagini e che ha ricevuto una menzione speciale al Premio Ilaria Alpi 2011. Quel raccapriccio è diventato un racconto, guidato dalla voce attoriale di Luigi Rigoni, che da quella follia è passato e ne è uscito, per fortuna, quasi indenne. Non possono dire altrettanto i 1051 disperati rinchiusi negli Opg al 31 dicembre 2013. “È evidente che la chiusura degli Opg diverrà definitiva solo quando tutte le Regioni e P.A. avranno pronta la struttura – ha scritto due giorni fa la conferenza delle regioni –. I tempi vanno quindi calcolati avendo a riferimento l’ultima Regione e non la prima”. Tanto non c’è fretta, “qui ti uccidono piano piano”.