Emanuela Audisio, la Repubblica 27/3/2014, 27 marzo 2014
LA LEGGE DI MISSY
Missy, «Il Missile», Franklin, americana, 19 anni, è la nuova Phelps. L’anti Federica Pellegrini è sempre più una stella. «Non ci fosse stata Federica a spingermi e motivarmi nei 200 stile libero non sarei qui. Devi sempre montare sulle spalle di qualcuno per eccellere. Sono i grandi rivali che ti trasformano, devi migliorarti se vuoi fare meglio di loro. Quindi grazie Pellegrini, a suo modo mi ha stimolata». Sei ori ai mondiali di Barcellona (a 18 anni), quattro ai Giochi di Londra, più un bronzo. Missy è un missile devastante, sorride, ride, si diverte. E intanto premiata dal Laureus non fa che gridare: amazing, super, exciting. Trasuda gioia, spensieratezza, mai una nuvola, figuriamoci un lamento. Vaga somiglianza con Olivia, la fidanzata di Braccio di Ferro. Sarà per l’altezza, per le spalle larghe, perché di piede fa 45. È l’American Beauty del nuoto. Le piace tutto, trova il mondo bello, non ha temporali dentro. Dove l’hanno costruita una così? «Sono nata in California, ma cresciuta in Colorado, da genitori canadesi. Mamma, che fa il dottore, voleva gareggiassi per il suo paese, così avrei avuto meno pressione. Ma io sono patriottica, molto all american-girl, la tensione non mi disturba, anzi»,
Nel senso?
«Ci sono atlete che quando vanno ai blocchi di partenza si sentono svenire, sembrano condannate a morte vicino al patibolo. Io no, mi esalto, mi dico: finalmente. Vivo per quel momento: altrimenti che ti alleni a fare? Mi piace la battaglia, lottare fino a stremarmi. Sono nata per fare sport, magari avrei scelto il basket».
Quest’anno poteva passare professionista, guadagnare milioni, ha preferito l’università.
«Sì, mi sono iscritta a Berkeley, a psicologia. Dopo undici anni ho lasciato il mio coach Todd Schmitz, e ora mi alleno con una donna, Teri McKeever, che capisce di più certe cose. Ci tengo a fare la matricola, a sbagliare programma della lavatrice, a mangiare porcherie al bar, ad avere una compagna di stanza. Come tutte le ragazze normali: mi sposerò, avrò figli, una famiglia. Avrò tempo per guadagnare soldi, tra due anni mi darò al professionismo, prima di Rio, ma voglio anche laurearmi, lo studio non è un intermezzo».
E la sera cosa fa?
«A nanna alle nove. Svengo sul letto, senza ricordarmi nulla, non ho nemmeno la tv in stanza. Ma se tira fuori la parola sacrifici, sparo. Mi diverto, ho scelto io il nuoto, anzi mi ha spinto mia mamma, che non sa stare a galla e che ha paura dell’acqua, anche perché dalle sue parti è fredda e tumultuosa, non voleva affogassi».
Il suo programma quotidiano?
«Mi sveglio alle cinque, nuoto per due ore, vado a lezione, poi pranzo, palestra, due ore di piscina, compiti, cena, letto. Tempo per il fidanzato? Come no».
Coach Bowman dice che Phelps è pronto a tornare.
«Non è un segreto: il nuoto senza Phelps ci perde. Nessuno sarà mai come lui. Ha reso attraente e di moda il nostro sport, ha portato riflettori e sponsor. L’ho avuto in squadra, è straordinario».
Anche lei ai prossimi mondiali andrà per otto gare?
«È troppo presto per decidere, ma contateci. Ci volevo già provare a Barcellona, ma per il mio coach era troppo. Federica nei 200 stile mi ha fatto dannare fino all’ultimo».
Se Federica fosse stata una sua sorella americana avrebbe vinto di più e in più stili?
«Ma perché non vi fate mai bastare il talento della Pellegrini? Avete una grande atleta, accontentatevi. È già abbastanza incredibile così: per batterla mi sono dovuta sfondare di fatica, tanto che negli ultimi 50 metri ai mondiali ero scoppiata. Ognuno ha il suo destino e si vede che quello di Federica era di crescere in Italia. E di invogliarmi a superarla».
La segue uno psicologo?
«No, non ne ho bisogno. Io da quattro anni ho trovato Dio. Alla fine sia che vinca sia che perda io mi sento amata. E mi dico: Dio sarà orgoglioso di me. Per questo tengo a mente anche quelli che sembrano piccoli momenti e che in futuro diventeranno grandi. Quando li racconterò a figli e nipoti. Da mamma, campionessa normale».