Antonio Giordano, MilanoFinanza 27/3/2014, 27 marzo 2014
CODICE ROSSO SUI CONTI DELLA SICILIA
I conti della Sicilia tornano a fare preoccupare il governo nazionale. La conferma arriva da fonti del tesoro consultate da MF-Milano Finanza e l’allarme è scattato subito dopo le dimissioni dell’assessore all’Economia Luca Bianchi. Un allarme «da codice rosso» e una situazione «da pre-default», confermano le stesse fonti, che riguarda il percorso di risanamento intrapreso con la Ragioneria dello Stato dal rappresentante del governo guidato da Rosario Crocetta ed ora bruscamente interrotto, gettando alle ortiche un anno di lavoro.
E da Roma assicurano che questa volta il governo non potrà intervenire a sostegno delle casse siciliane.
Alla base di tutto c’è una possibile crisi di liquidità nel mezzo della quale potrebbe trovarsi la Regione tra breve, come già prospettato da Bianchi al momento delle dimissioni che altro non sarebbe che l’onda lunga della mancata approvazione del testo che avrebbe consentito, tramite un mutuo trentennale da un miliardo di euro con la Cassa Depositi e Prestiti, il pagamento dei debiti nei confronti delle imprese che hanno lavorato con l’amministrazione. Un provvedimento bloccato dieci giorni fa dal parlamento siciliano e che comporta alcune conseguenze. La prima sono state le dimissioni di Bianchi in polemica con «la palude» dove la politica stava infilando l’Isola. Una palude che adesso assume dei contorni più definiti. In prima istanza l’impossibilità di approvare la manovra bis senza i 70 milioni di gettito supplementare di Irap che il pagamento delle imprese avrebbe garantito. Ma soprattutto il rischio di dover pagare interessi dell’8% (circa 80 milioni di euro) per il mancato pagamento delle imprese. Ma un’altra tegola potrebbe abbattersi sui conti della Regione. E si tratta di un buco che davvero potrebbe essere il colpo del ko: la mancata erogazione, sempre da parte di Cdp, di un mutuo sottoscritto nel 2013 da Crocetta (ma previsto nell’ultima finanziaria del governo di Raffaele Lombardo a firma di Gaetano Armao) da circa 360 milioni. Tra le clausole previste per l’erogazione dello stesso, infatti, c’era anche l’approvazione della norma che avrebbe consentito il pagamento dei debiti contratti con le imprese. Una norma che il governo, al momento della sottoscrizione, pensava di potere risolvere in poco tempo ma che invece si trascina da mesi con il testo che è stato rispedito per tre volte in commissione che ieri ha ripreso l’esame, insieme alla manovra-bis. Crocetta ha assunto l’interim dell’economia e della situazione siciliana ha parlato anche la scorsa settimana in un incontro avuto con Graziano Delrio a Roma. In questo quadro, da più parti nell’Isola, riprende quota il dibattito su un possibile commissariamento della Regione siciliana chiesto per primo dal segretario regionale dell’Anci e sindaco di Palermo Leoluca Orlando. La norma è prevista dall’articolo 8 dello stesso Statuto siciliano (legge di rango costituzionale). Deve essere il commissario dello Stato a proporre al capo del governo «per persistente violazione» dello stesso statuto lo scioglimento dell’assemblea e quindi la decadenza del governatore e nuove elezioni. La rimozione del presidente, inoltre, «può altresì essere disposta per ragioni di sicurezza nazionale». Da capire se la tenuta dei conti della Sicilia possa rappresentare o meno un caso di sicurezza nazionale.