Fabrizio dell’Orefice, Il Tempo 27/3/2014, 27 marzo 2014
LA MIA PENSIONE D’ORO SENZA SEGRETI
Chapeau Carlo Cottarelli. Il commissario alla revisione della spesa, come aveva annunciato a Il Tempo, ha pubblicato tutto il suo stato patrimoniale. È una dichiarazione scritta di proprio pugno dall’ex capo del dipartimento finanza pubblica del Fondo monetario internazionale quella che viene pubblicata sul sito del commissario. Una dichiarazione con la quale Cottarelli rivela anche l’importo della pensione che percepisce dal Fmi: 220mila euro. Che sommandosi ai 258mila che riceve per l’incarico governativo di presentare proposte per i tagli, fanno complessivamente 478mila euro. Ha un appartamento a Washington (che divide con la moglie) e uno a Cremona. E poi ha quasi due milioni di euro investiti nel gestore di fondi Azimut.
E allora, vediamo che scrive Cottarelli. Anzitutto spiega che «nella qualità di commissario straordinario alla revisione della spesa, dichiaro di non ricoprire alcuna carica presso enti pubblici o privati di alcun tipo, né alcun incarico che contempli oneri a carico della finanza pubblica».
Quindi, elenca la sua situazione patrimoniale: «Appartamento a Washington, valore circa 850mila dollari (in comproprietà con il coniuge); appartamento a Cremona, valore circa 250mila (in comproprietà con il coniuge)».
Poi ci sono le attività finanziarie e si apprende che Cottarelli, pure avendo una lunga esperienza al Fmi, non diversifica gli investimenti ma ne ha uno secco: «Fondi di investimento Azimut, per un controvalore alla data di circa 1.800.000 euro».
Cottarelli passa ai redditi, che sono sostanzialmente due: «Pensione percepita dal Fondo monetario internazionale (Washington): 220mila euro» e «compensi per l’incarico di commissario di governo (dal ministero dell’Economia e delle Finanze): 258mila euro, circa 140mila netti (380 euro al giorno)». Ecco dunque spiegato: Cottarelli ha redditi per 478mila euro, in parte provenienti dalla sua pensione, in parte quale compenso per l’incarico di riorganizzare la spesa pubblica.
Nel capitolo successivo il commissario alla spesa elenca una serie di precisazioni per spiegare bene quali sono i suoi veri conti in tasca. «Per quanto riguarda il reddito da pensione, segnalo - scrive Cottarelli - di averne chiesto il percepimento in Italia, assoggettandolo al prelievo fiscale italiano, ben più oneroso di quello praticato negli Stati Uniti. A tale scopo - sottolinea ancora il commissario alla spending review - ho chiesto un chiarimento all’Agenzia delle entrate sulla tassabilità delle pensioni del Fmi in Italia specificando nella corrispondenza che «se i redditi in questione risultassero esenti, destinerei comunque al fondo ammortamento titoli di Stato un importo equivalente alla tassazione corrispondente per la durata del mio attuale incarico».
Proviamo a tradurre dal burocratese. Cottarelli spiega che la sua pensione è maturata negli States e gli viene erogata da un ente americano. In linea teorica dunque l’assegno dovrebbe assoggettati all’aliquota prevista negli Usa anche perché si tratta di redditi prodotti in quel Paese che, notoriamente, è molto più bassa di quella prevista in Italia. Tuttavia, Cottarelli ha scelto comunque di pagare le tasse nella Penisola e avverte di aver chiesto un chiarimento. Se l’Agenzia delle Entrate dovesse riconoscere che le tasse andavano pagate con una tassazione più lieve, comunque il commissario non si metterebbe in tasca il di più ma lo devolverebbe a un fondo statale.
Oggi, comunque, al netto delle tasse la pensione del Fmi, spiega l’uomo dei tagli, «si riduce a 118.500 euro».
Ora proviamo a fare due conti in tasca a Carlo Cottarelli. Innanzitutto possiamo considerarlo,a 59 anni, a tutti gli effetti un pensionato d’oro perché riceve un assegno molto alto, evidentemente proporzionato a quanto ha versato negli anni. Come detto, i suoi redditi oggi sono due: uno da 220mila euro e un altro da 258mila, totale 478mila. Al netto sono 140mila e 118.500, dunque si arriva a 258.500 netti all’anno. Che sono dunque 21.541 netti al mese. Che sono 718 al giorno. Che sono quasi trenta euro all’ora.
Cottarelli giunge a rendere pubblici i suoi redditi dopo dieci giorni in cui si parla incessantemente di lui e dei tagli che ha suggerito al governo. Si parlava di sette miliardi su base annua che si riducevano a tre prendendo in esame il periodo maggio-dicembre. I soldi che si ricaverebbero dai risparmi nella spesa pubblica, infatti, andrebbero a finanziare l’operazione 80 euro in busta paga tanto sbandierata dal premier Matteo Renzi, che appunto dovrebbe prendere avvio da maggio. Successivamente però il capo del governo ha spiegato che non possono essere previsti tagli alle pensioni più basse: per tutto il comparto previdenza, Cottarelli aveva previsto di recuperare 1,4 miliardi. Senza quelli, o buona parte di essi, i tagli agli altri comparti devono essere ancora più cospicui. E nemmeno basteranno. Perché Renzi sperava di poter finanziare il taglio del cuneo fiscale con lo scostamento di due punti decimali del deficit/pil (ogni punto decimale vale circa un miliardo e mezzo). Ma dopo il giro nelle capitali continentali, e la partecipazione al consiglio europeo, il capo dell’esecutivo non deve aver raccolto il consenso necessario per effettuare quell’innalzamento dello 0,2, che comunque deve essere in qualche modo autorizzato dalla commissione Ue. Al momento, i tecnici del Tesoro che stanno scrivendo il Def stanno lavorando sul 2,6% iniziale. Ciò significa che quei tre miliardi inizialmente previsti dovranno essere recuperati da ulteriori tagli. E son dolori.
Fabrizio dell’Orefice