varie (Jessica), 27 marzo 2014
MARINE LE PEN PER 50 MILA E FOGLIO
(Marion Anne Perrine) Neuilly sur Seine (Francia) 5 agosto 1968. Politico. Avvocato. Terza figlia di Jean-Marie Le Pen e della sua prima moglie. A 18 anni entra nel Fronte Nazionale. Nel 2003 ne diventa vicepresidente, nel 2004 ottiene un seggio a Strasburgo e dal 2011 è presidente del partito. Nel 2012 si è candidata alle Presidenziali ottenendo il 17,9% dei voti. Ora pensa alle Europee e punta alle presidenziali 2017: «Sono pronta per l’Eliseo. Voglio governare la Francia. Non sopporto chi dice che non abbiamo le competenze necessarie, che siamo solo un partito di protesta. Abbiamo molti esperti, tra economisti e giuristi, che prima lavoravano per l’Ump e il Ps e che ora invece stanno con noi» (a Anais Ginori) [Rep 10/10/2013].
Ultime Al primo turno delle amministrative di domenica 23 marzo 2014, quelle che servono per eleggere i sindaci e i governi delle città, l’estrema destra di Marine Le Pen ottiene ottimi risultati. Questi gli exit poll: la destra 46,54% dei voti, la sinistra il 37,74% e il Fronte nazionale il 4,65% di Marine le Pen. Un risultato clamoroso visto che il partito si presenta in soli 600 comuni sui 36.700 che votano. Giorgio Dell’Arti: «Proiettato a livello nazionale, questo risultato fa del Front National forse addirittura il primo partito, preannuncia un grande successo alle elezioni europee del 25 maggio e proietta con una forte possibilità Marine Le Pen, la sua capitana, nella battaglia per la presidenza della Repubblica del 2017». [Gds 25/3/2014] Il Front National potrà quindi partecipare al secondo turno in 229 città. Il Fatto Quotidiano: «A Marsiglia, il Fn è arrivato secondo, mentre a Perpignan, la città più importante che il partito può sperare di vincere secondo Le Monde, il suo candidato, Louis Aliot (ex rugbista e compagno di Marine), supera il sindaco dell’Ump Jean Marc Pujol con il 34,20% contro 30,57%, mentre il Ps è solo all’11,9%. Buon risultato anche per Florian Philippot, il numero due del Fn, che ha ottenuto il 35,7% a Forbach (dipartimento della Mosella), davanti al sindaco e deputato socialista Laurent Kalinowski (33%)». Marine Le Pen: ««I francesi si sono liberati. In tutte le città che governeremo faremo abbassare le tasse. È un provvedimento urgente, i francesi non ne possono più».
• «Il voto in Francia è molto, molto, molto significativo. È un voto amministrativo, ma ha in sé chiaramente un significato di protesta. Anche in Italia accade così, forse a livello locale con minore intensità» (Matteo Renzi).
• Un sondaggio di NS Sofres sul Front National dice che l’adesione alle sue idee tra i francesi ha raggiunto la quota record del 34 per cento, tre su cento in più dell’anno scorso e ben 12 in più rispetto al 2011: «Il 37 per cento degli elettori frontisti sono favorevoli all’adozione da parte di coppie omosessuali (per il totale dei francesi, i favorevoli sono il 49 per cento, contro il 42 di contrari). Che più di un terzo dei suoi elettori approvino il diritto di adozione delle coppie omosessuali è una misura impressionante della presa del Fn su persone che si ritengono non tradizionaliste e anzi, quanto alla regolazione della vita privata, libertarie (la quota dei favorevoli nell’Ump, il partito di Sarkozy, è solo del 28 per cento). In Italia, il 71 per cento si dichiara contrario all’adozione per le coppie omosessuali, e il 29 favorevole: molto meno che fra gli elettori del Fn» (Adriano Sofri) [Fog. 13/2/2014].
• Prima della amministrative, altro grande successo di Fn a Brignoles nel 2013, quando il candidato del Front National, Laurent Lopez, ex dirigente commerciale, ex pugile, ha vinto le Cantonali. Lanfranco Pace: «Una cosa che non accadeva da tempo. Tanto più in un feudo della sinistra con un sindaco addirittura comunista, uno dei pochi non ancora estinti. “Le Fn passe, la gauche trepasse”, il Fn vince, la sinistra muore, titola in prima pagina Libération. Le previsioni degli istituti di sondaggio sono unanimi: alle prossime europee potrebbe ottenere tra il 22 e il 24 per cento dei voti, diventando il primo partito del paese» [Fog 15/10/2013]. Certo, Brignoles non è la Francia. I 5mila consensi hanno consentito al candidato del Front national Laurent Lopez di diventare consigliere provinciale, nascondo segnali importanti. Marco Moussanet: «Il primo riguarda il rapporto tra partecipazione al voto e risultato dell’estrema destra. A Brignoles il tasso di partecipazione è salito dal 33,4% del primo turno al 47,5% del secondo. Lopez è balzato da 2.700 a oltre 5mila consensi. Il secondo segnale è la sconfitta del cosiddetto “patto repubblicano”. Dalla creazione del Front national – nel 1972, da parte del padre di Marine, Jean-Marie – destra e sinistra si sono accordate per far con fluire i loro voti sul candidato dell’una o dell’altra parte, in modo da assicurare la sconfitta dell’estrema destra. Un accordo anti-democratico che ha impedito al Front national – con la sola eccezione della breve fase di proporzionale voluta a suo tempo da Mitterrand – di avere una rappresentanza corrispondente ai risultati delle urne. Questa volta il patto non ha funzionato, scatenando peraltro squallide polemiche tra i due poli. Il terzo elemento consiste nel crescente radicamento territoriale di un partito che fino a ieri era incentrato sulla figura del suo fondatore. Una sorta di one-man-party che oggi sembra invece in grado di offrire agli elettori una classe dirigente locale giovane, preparata e presentabile» [S24 15/10/2013].
• «Noi, maestri di scuola elementare, professori di liceo, docenti universitari, che facciamo parte del sistema educativo generale, tecnologico e professionale, del settore pubblico e privato, ci battiamo, affianco al Rassemblement Bleu Marine, per il redressement dell’École de la République”. Così il Collectif Racine, un’associazione di “insegnanti patrioti”, di diversa matrice politica, ma concordi con il Front national sull’urgenza di una ridefinizione dei contenuti e delle pratiche del sistema educativo francese. Mauro Zanon: «Ma la verità è che Marine è riuscita a riportare al centro dell’attenzione un termine caduto in desuetudine nella Francia dell’uguaglianza imposta per decreto, il merito. E con esso, l’autorità e il rispetto, “necessari per redresser l’école”, “contro l’individualismo nato col ’68. Citando Racine: “L’égalité par l’excellence et non l’égalitarisme par la médiocrité”» [Fog 17/10/2013].
• Jean Marie Colombani: « È vero che il partito di Marine Le Pen propone, come si dice in Francia, di “raser gratis”, cioè promette quel che sa di non poter mantenere: ritorno alla pensione a 60 anni, aumento dei salari, svalutazione massiccia, quindi uscita dall’euro e così via. Tutte promesse assurde che hanno l’effetto di attirare un voto popolare. Ma uno sguardo su trent’anni di insediamento dell’estrema destra nel paesaggio francese non lascia alcun dubbio: le spinte in avanti dell’estrema destra sono direttamente correlate alla questione dell’immigrazione, al suo aumento evidente. Là dove i tassi di immigrazione sono marginali, il Fn resta marginale (è così in tutta la parte occidentale del Paese) [Cds 18/10/2013].
• «Il multiculturalismo ha fallito. Chi vuole vivere in Francia lo deve fare alle nostre condizioni, rispettandola République» (a Anais Ginori) [Rep 10/10/2013].
• «Quando saremo rappresentati in massa al parlamento europeo, proporremo un programma in quattro punti: la fine dello spazio di Schengen, l’addio all’euro, il patriottismo economico e la superiorità del diritto nazionale sulle direttive europee».
• «Siamo il primo partito tra gli operai, ma non è una novità. Poi i giovani e le persone attive. Siamo talmente in alto che arriviamo primi o secondi in molte categorie. Abbiamo ancora un leggero deficit tra coloro che hanno fatto studi alti e tra le persone anziane ma lo stiamo riducendo in modo spettacolare al punto che il ministro della Terza Età (Michèle Delaunay, ndr) ha scritto una nota all’Eliseo: “Attenzione le persone anziane stanno scegliendo il Front National”» (a Alessandra Bianchi) [Esp 15/11/2013].
• La forza di Marine Le Pen viene anche dalla debolezza dei suoi avversari. Colombani: «Un presidente che non riesce a tener in riga i suoi, un governo che manca di professionismo, e ancora nessun risultato da mettere in avanti, una destra che si discredita da sola: sono questi i veri vantaggi del Fronte nazionale. Con, in più, i mass media che fanno a gara nel catastrofismo e ogni giorno trovano una qualità supplementare in Marine Le Pen. Omettendo di leggere i suoi discorsi, in cui potrebbero facilmente constatare che non aspira ad allearsi con la destra classica, ma a sostituirsi ad essa. Prima o poi, sarà bene che destra e sinistra rinsaviscano» [Cds 18/10/2013].
• Nel 2012 arriva terza alle presidenziali che hanno visto salire all’Eliseo François Hollande. Sei milioni e mezzo di francesi hanno votato per lei. Il 17,9 % dei cittadini di una nazione, «delusa da Monsieur Sarkozy» a sentire il padre Jean-Marie [Vty 9/5/2012]. Meglio di quanto ottenne il padre Jean Marie nel 2002 (16,86%) ma che a differenza della figlia riuscì però ad andare al ballottaggio contro Jacques Chirac (Il Front National aveva preso 4,8 milioni di voti nel 2002 e 3,8 nel 2007). «Nicolas Sarkozy è stato un fallimento assoluto come presidente. Non crede in niente, non ha convinzioni. Hollande è un viceprefetto di provincia adatto alla posizione che occupa in seno all’Unione Europea, il capo di un governo di tecnocrati che riceve il ruolino di marcia da Bruxelles».
• Secondo il politologo Madani Cheurfa, «Marine ha sostituito l’antisemitismo istintivo del padre con l’avversione per l’islam e i musulmani. Da cui per esempio la battaglia contro la carne halal. I musulmani rappresentano la saldatura dei due temi forti della sua politica: la questione sociale, cioè la difesa delle classi popolari deluse dalla sinistra e dall’Europa, e la lotta contro l’immigrazione. Ancora Madani Cheurfa: «I musulmani sono per il Fn quelli che vengono in Francia e rubano il (poco) lavoro che c’è, godendo dell’assistenza sociale pagata da generazioni di francesi. Marine Le Pen è contro l’euro e contro l’immigrazione musulmana» [Stefano Montefiori, Cds 24/4/2012].
• Da sempre contro l’euro: «Vogliono farci credere che l’Europa sia una fatalità, che dobbiamo per forza accettare il “fascismo dorato” dei mercati. Ciò che è accaduto in Italia è un colpo di Stato compiuto dalle banche per mettere al governo un impiegato di Goldman Sachs... Mi creda, la vera frattura non è fra destra e sinistra, ma fra chi vuole politiche nazionali e chi vuole il mondialismo, l’internazionalismo europeo, lo chiami come le pare. Io mi batto per una nuova politica monetaria, che tenga l’euro come moneta comune, ma non come unica moneta, che ristabilisca il franco e le altre valute nazionali. Occorre una concertazione fra Stati per arrivare a questo, è chiaro, uno smantellamento comunitario, ma in caso contrario ci sarà l’implosione. Dove vogliamo arrivare? A sgozzare i greci, e poi gli spagnoli, i portoghesi e gli irlandesi, gli italiani? È un effetto domino perverso, e la Francia non ne sarà risparmiata, perché siamo tutti sulla stessa scala, gradino più alto, gradino più basso... Io voglio il vigore delle nazioni, non il rigore, voglio un patriottismo economico perché siamo popoli liberi: l’austerità imposta dall’alto ha qualcosa di inumano. Vogliono farci credere che l’euro sia l’unica soluzione, ma alle sue spalle ci sono appena dieci anni di vita, una piccola parentesi nella storia plurisecolare del nostro continente. Certo, occorre ragionarci bene e a fondo, ma sa che cosa più mi inquieta e mi indigna? L’assenza di dibattito, il non volerne parlare, il dare tutto come già finito e definito, un pensiero unico che ha il sapore della dittatura del pensiero».
• In cerca di un’alleanza tra gli euroscettici, incluso il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord, per «essere il più possibile numerosi nei banchi del Parlamento europeo. Allearsi per la difesa delle nazioni, il ritorno della democrazia, della sovranità dei popoli e delle identità nazionali».
• «Francamente non capisco l’odio di Grillo nei miei confronti». Infondo «ci accomuna il fatto positivo che entrambi ci opponiamo all’euro. E non entro nel merito della politica locale, ma la mia impressione è che Beppe Grillo abbia difficoltà a proporre un’offerta globale coerente per quello che riguarda la politica europea. Che non abbia un progetto insomma. E che le sue siano idee lanciate così. Eleggerà dei deputati europei e allora forse mostrerà se esiste un discorso strutturato in questo ambito».
• «Marine Le Pen è una bella signora di grande successo. Nessuno la odia. Ha però un’appartenenza politica diversa dal M5S e per questo non sono possibili accordi. Rien d’autre. Adieu» (Beppe Grillo).
• Il successo l’ha ottenuto con la dédiabolisation del Front National, Marine Le Pen ha sdoganato il partito dell’estrema destra, è stato il volto dell’umanizzazione della formazione politica, empatica con il francese medio e pronta alla battuta. Giura di avere rinnegato l’ideologia razzista che in passato ha caratterizzato il suo partito. Ha accantonato le ossessioni paterne in tema di guerra, colonie perdute e purezza etnica (Lui se andava in giro elogiando il terzo Reich). Ha creato scompiglio nella vecchia guardia tollerando i matrimoni gay. Rifiuta di riconoscere Fn come partito di estrema destra: «Non accetto questa definizione. È un modo di chiuderci in un angolo. Siamo un partito patriottico, gollista. Perché come lui ha fatto in un’altra epoca anche noi difendiamo una Francia sovrana e che sappia difendere nel mondo la sua grandeur». Dell’Arti: «Intendiamoci: discorsi sempre di destra, e di destra dura, però pronunciati con aria gentile» [Gds 25/3/2014]. «È difficile misurarmi perché è difficile capire se la “diabolizzazione” del nome Le Pen pesi ancora o se la “dediabolizzazione” abbia ormai preso il sopravvento. In più finora ho avuto un elettorato invisibile, che non si manifesta, che non è abituato a manifestare. Dei giovani però sono certa, perché si rendono conto che sono anti-sistema, perché sanno che il sistema va reinventato, perché rifiutano la legge della giungla liberista applicata sulla loro pelle, l’idea che l’economia sia l’unico valore...» [Stenio Solinas, il Giornale 11/4/2012].
• Blue Marine (blu marina), la lista di Marine Le Pen lanciata alla vigilia delle presidenziali proprio per “sdemonizzazione” del partito [C. Rotman e J. Bouchet-Petersen, Libération 11/10/2013]
• Il Foglio: «Il Front sembra condannato allo stesso destino dei Cinque stelle: ascesa folgorante, impatto dirompente, accompagnati da evidente confusione di idee e dalla sensazione che possano entrare in gioco solo in caso di sommovimento, di punto di catastrofe dell’intero sistema. A differenza del movimento di Grillo però, il Fn ha una lunga storia alle spalle. Nato nel 1972, per volere di Jean Marie Le Pen, esplose alle municipali del 1983 passando dallo zero virgola a un risultato a due cifre, negli anni 90 fece prove locali di governo con risultati disastrosi. È sempre rimasto ben radicato nel panorama politico, Jean-Marie Le Pen, suo fondatore nonché padre di Marine, sconfisse il socialista Jospin al primo turno delle presidenziali del 2002, conquistando così il ticket d’ingresso alla finale: le prese da Chirac per ben 82 a 18. La vittoria del 23 e 30 marzo alle municipali e persino una più squillante alle europee non è detto che inneschino necessariamente la valanga blue-marine che porterà Marine all’Eliseo. Altre volte il popolo francese ha voltato le spalle all’Unione europea e alle tecnocrazie di Bruxelles, bocciò il progetto di Costituzione, altre volte ha protestato e aderito a tesi sovraniste: ma dal ritorno indietro, dalla vendetta delle nazioni, non è mai nato nulla» [25/3/2014].
Vita Figlia di Jean Marie e Pierrette Lalanne, sorella minore di Marie-Caroline e Yann, battezzata il 25 aprile 1969, a otto anni, il 2 novembre 1976, alle 4 meno un quarto del mattino, sopravvive, con tutta la famiglia, allo scoppio di un bomba piazzata da degli attentatori in casa sua al 9 di villa Poirier, nel 15° arrondissement a Parigi: «Fu in quella notte orrenda che scoprì che papà lavorava in politica e fu in quella notte che presi coscienza che mio padre non veniva trattato come gli altri».
• «Mia figlia era al liceo quando Libération titolò su tre colonne, a caratteri cubitali, Torturati da Le Pen, riferendosi a un vecchio episodio della mia vita, vissuto durante la guerra d’Algeria. L’articolo mi descriveva come un mostro. Visto il giornale andai in camera sua, a svegliarla al mattino, e le detti il permesso di saltare la scuola per un giorno. “Neanche per sogno”, mi rispose. Non solo andò: prima dell’inizio delle lezioni si alzò in piedi con il braccio destro alzato, gridando: “Vive Le Pen!”». A 15 anni già seguiva le campagne municipali del padre.
• «Sono nata figlia di Le Pen e morirò figlia di Le Pen. È lui che ha costruito la donna che sono».
• Lei con Marie-Caroline e Yann, sue sorelle maggiori sono state cresciute per lo più da tate bretoni perché mentre il padre pensava prima alla politica che alla famiglia la madre dava priorità al piacere. Il 10 ottobre del 1984 infatti abbandonò il tetto coniugale e le figlie. Aveva una relazione con un giornalista del Figaro. «“Mamma è partita, ha preso le sue cose e se n’è andata. Per sempre”. Così mi disse quel giorno mi sorella Yann all’uscita di scuola. Aspettai per settimane una sua telefonata, vomitai ogni santo giorno per un mese e mezzo». Poi si rassegnò e chiese al giudice di essere affidata al padre (da Contre Flot, la sua autobiografia). Nel 1987 dopo aver perso la causa di divorzio (e gli alimenti) decise di posare nuda per Playboy coperta solo da un grembiule e con in mano una straccio per la polvere allo scopo di ridicolizzare il marito, che le aveva suggerito di trovare lavoro come domestica. Per quindici anni, tra madre e figlia fu silenzio. Ora però si sono riconciliate e Jean-Marie ha offerto all’ex consorte vitto e alloggio nella proprietà di Montretout: «Talvolta le famiglie possono avere la fortuna di ritrovarsi e perdonarsi, grazie all’amore. Mia madre mi è di grande aiuto nelle faccende domestiche e nella cura dei ragazzi».
• «Mi sono sentita sempre più vicina a Yann che a Marie-Caroline che ha nove anni più di me. Yann ha quattro anni di meno: andiamo in vacanza insieme, lavoriamo insieme. È con me da 25 anni. Si occupa delle grandi manifestazioni del Front National».
• Da giovane amava divertirsi in Bretagna o a Parigi, beveva spesso e frequentava così tanti night che venne soprannominata la «Nightclubeuse» (discotecara). Ottima alunna, a scuola andava meglio negli scritti che agli orali. [Julien Martin et Maël Thierry, NouvelObs.fr]
• Nel 1992 diventa avvocato, esercita fino al 1998 quando entra nel Front National: «Ufficialmente si occupa delle questioni giuridiche; di fatto gestisce con pochi altri collaboratori la cellula idee-immagine. Dal giugno 2001 ha spiegato con cura a suo padre cosa si può dire e come lo si deve dire. E con maggiore cura soprattutto quel che non si deve dire, almeno davanti a telecamere e giornalisti. Il risultato lo si conosce: il 21 aprile 2002 Jean-Marie Le Pen è arrivato al secondo turno delle elezioni presidenziali» (Giacomo Leso) [Esp 5/12/2002].
• Alta, bionda, occhi chiari, voce roca, con il sorriso sempre sulle labbra. Avvenente ma con poca fortuna in amore. Lasciata dal primo marito Franck Chauffroy, quando la primogenita Jehanne (come Giovanna D’Arco, patrona di Fn) aveva poco più di un anno e i gemelli Louis e Mathilde pochi mesi, nel 1999 si risposa con Éric Iorio, ex segretario nazionale del partito ma il matrimonio non regge neanche questa volta. Dal 2009 sta con Louis Aliot, ex giocatore di rugby di Tolosa, oggi vicepresidente di Fn, assistente al Parlamento europeo, in corsa per la carica di primo cittadino a Perpignan, già segretario del partito dal 2005 al 2010. «È stato assunto nel 2004. Possono rimproverarmi di essermi innamorata del mio assistente ma non possono accusarmi di avere assunto il mio fidanzato». Per lei lui ha lasciato moglie e figli ma «Jean-Marie Le Pen lo detesta e non gli risparmia commenti sgradevoli. Più di una volta ha detto apertamente che lo considera un idiota» (Patrice Machuret, autore di Dans la peau de Marine Le Pen).
• «Per usare un linguaggio ippico, potrei dire che mia figlia è stata un ottimo cavallo su cui puntare, una puledra nervosa ma efficace. Si è guadagnata sul campo i galloni di leader assoluto del partito che ho fondato quarant’anni fa, e che volevo condurre fino alla fine dei miei giorni. Io sono un osso duro, sa? E a essere sincero, all’inizio avevo messo gli occhi addosso alla mia primogenita: Marie-Caroline, da giovane, era la più brillante delle mie tre figlie, aveva studiato in Inghilterra, era andata a Harvard. Ma poi mi ha tradito, voleva prendere il mio posto troppo presto. Ho dovuto buttarla fuori, dal Front National e dal mio cuore. Non la vedo da 15 anni, e non la voglio mai più vedere. Marine invece è stata coraggiosa. La sua battaglia più difficile l’ha combattuta contro di me, e l’ha combattuta con intelligenza, con eleganza. Ha avuto il vantaggio di essere una vera donna, e io amo le donne. Sono figlio di madre vedova, ho avuto due mogli e tre figlie, l’universo femminile mi affascina e mi incute rispetto» (Jean Marie Le Pen a Carla Bardelli) [Vty 9/5/2012].
• Il suo ristorante preferito è il portoghese «Chez Tonton». Tra i suoi idoli l’Hemingway di Il Vecchio e il Mare, i versi preferiti sono Vita anteriore di Charles Baudelaire, una grande passione per Stephen King e per l’americano Dustin Hoffman, non rinuncia mai a un episodio del Dr House, la sua cantante preferita è Adele mentre dice che lo scrittore che più l’ha influenzata è Victor Hugo [Stefano Montefiori, Cds 24/4/2012]. «Mi piace lo sci nautico, andare in barca, stare con la famiglia che vedo poco e i miei gatti. Ne ho quattro: Zeus, Artemis, Gavroche e Jusan»
• «Dentro il partito ha un gruppo di amiche con cui c’è un grande rapporto di complicità. Non ha mai fatto ricorso a professionisti dell’immagine: sono loro a vestirla e truccarla. L’ho vista spesso arrivare in ufficio vestita in un modo e uscire trasformata per un’intervista televisiva, con addosso i vestiti delle sue compagne. Fra loro, si chiamano «Barbie-pétasses» (Barbie-zoccolette, ndr). Si raccontano tutto, stappano lo champagne per festeggiare le buone notizie della loro vita privata, insomma, un’intimità molto femminile».
• «Marine non ama il lusso e, a differenza di Sarkozy, non è tentata dal luccichio dei lustrini. I soldi non le sono mai mancati, i Le Pen hanno sempre vissuto in belle case, ma le assicuro che il décor è dei più semplici. Ci sono i mobili di Ikea, che va a comprare da sola, c’è una vecchia cucina con tavolo e sedie di formica d’altri tempi».
• Dal Parlamento europeo riceve uno stipendio di 6.000 euro al mese più indennità, a questi vanno aggiunti oltre 500 euro per il suo mandato di consigliere regionale del Pas-de-Calais che dichiara devolvere al partito.
• Non fuma da due anni ed è passata alle sigarette elettroniche.
Frasi Su Mitterrand nel 2009: «Ma che diremo ai delinquenti dato che Mitterrand, che ha praticato turismo sessuale con dei “giovani ragazzi”, è ministro della Cultura?» [Rif 9/10/2009].
Sul caso Dsk: «Dato il suo rapporto con le donne, candidare Dominique Strauss-Kahn all’Eliseo sarebbe stata una follia. La giustizia americana ha fatto luce sulla personalità della presunta vittima e adesso, si spera, lo farà sui fatti. Ma la politica francese esce malissimo da questa vicenda. Tutta, perché la destra ha mandato Dsk al Fmi e la sinistra lo voleva mandare all’Eliseo. Nonostante tutti, a destra e a sinistra, sapessero benissimo che genere di uomo è. Questo io lo chiamo cinismo» [Alberto Mattioli, Sta 6/7/2011].
• Sulla tresca di Hollande: «Il presidente ha diritto alla sua vita privata».
• Su suo padre: «Certo che mi consulto con mio padre. Ha diretto per 40 anni il Fn Parliamo spesso anche se non sempre siamo d’accordo ma perché privarsi del parere di qualcuno che conosce così bene la casa? Quando era un giovane deputato lasciò il suo posto tranquillo all’Assemblea Nazionale per arruolarsi in Algeria e battersi per il suo Paese. Ecco, credo che questo episodio lo riassuma».
• Sulle preghiere di strada dei musulmani: «Mi rammarica dirlo, ma dato che tutti amano parlare della Seconda guerra mondiale anche in questo caso di tratta di occupazione. Certo non ci sono blindati, né soldati ma è lo stesso un’occupazione del suolo pubblico che pesa sugli abitanti» (a Lione, nel dicembre 2010)
• «Sono sincera. Dico quello che penso. E la sincerità, nella politica francese, è un lusso che pochi possono permettersi» [Alberto Mattioli, Sta 6/7/2011].