Arianna Finos, la Repubblica 27/3/2014, 27 marzo 2014
CHARLOTTE MANIAC – GAINSBOURG: “CHI NON HA LE OSSESSIONI DEL SESSO?”
«LA fellatio in primo piano, quello è stato il momento più imbarazzante. Le frustate sul sedere, umilianti ma necessarie». Charlotte Gainsbourg racconta il set difficile di Nymphomaniac.
Preceduto davalanghe di recensioni esaltate, sdegnate, annoiate e da una campagna pubblicitaria con le foto degli attori durante l’orgasmo, il film di Lars von Trier esce in Italia (per Good Films) in versione epurata e in due parti, il Vol. 1 in sala il 3 aprile, il secondo il 24.
La musa schiva del regista danese parla al telefono dalla sua casa parigina, la voce sussurrata e quella grazia che rende la ninfomane Joe, persa nella sua odissea sessuale, sempre credibile e mai
volgare.
Quando Lars von Trier, alla conferenza stampa di Melan-choliaa Cannes 2011, annunciò che avrebbe fatto un porno con lei, si pensò a uno scherzo.
«Infatti lo pensai anch’io. Tanto che me ne dimenticai subito. Invece un mese dopo Lars mi telefona e mi parla del progetto. Volo a Copenaghen»
Ha letto il copione e accettato? Ci ha voluto pensare? Ha chiesto consiglio al suo compagno e collega Yves Attal?
«Ho detto subito di sì. Amo lavorare con Lars. Ogni volta è un’esperienza unica. Possiede una creatività rara e uno sguardo diverso da tutti gli altri. Avevo ovviamente qualche difficoltà sulla sceneggiatura, le scene di sesso mi mettevano a disagio. Ma Lars ha ingaggiato attori porno per le sequenze più spinte, ha cercato di rendere tutto più facile, è stato molto attento a creare l’atmosfera giusta sul set».
Siete al terzo film insieme. Un sodalizio collaudato.
«E pensare che il primo incontro fu strano. Non sapevo se avesse mai visto un mio film, se conoscesse la storia dei miei genitori. Ero a disagio. Volai in gran fretta in Danimarca perché un’altra attrice aveva mollato all’ultimo minuto. La chiacchierata fu breve e bizzarra. Lars sembrava disinteressato, mi guardava a malapena. Mi parlò tutto il tempo dei suoi attacchi di panico. Voleva sapere se ne soffrivo anch’io. Molto onestamente ho detto di no. E pensavo mi avrebbe mollato perché non eravamo per niente affini. Mi sentivo una persona fin troppo normale per lui, quindi mi sono davvero stupita quando poi mi ha scelto».
Come avete lavorato insieme per costruire il personaggio di Joe?
«Il mio compito è stato solo quello di comprenderla, guardarla attraverso le parole di Lars, sentirla vera. Anche perché non c’è molto di me in lei. Non ci sono mai state discussioni. E in realtà il problema del personaggio più che il sesso è stato quel suo modo radicale di vivere le cose, che non mi appartiene».
Il film è la storia di un’ossessione. Mai stata ossessionata?
«È una domanda molto intima. Ma sì, ho le mie ossessioni e capisco quelle degli altri, come e dove possono condurti».
Ci sono stati momenti divertenti sul set?
«Dovevano esserci, specialmente per le scene di sesso, un po’ pesanti. Mi sono divertita molto durante la scena in cui i due africani litigano sulle posizioni in cui fare sesso con me. Adoro il senso di umorismo di Lars, è la cosa che gli somiglia di più, che io percepisco di lui. Invece ricordo con grande difficoltà la scena della fellatio, non è stata per niente divertente. Molto imbarazzante. E tutte le scene di sesso masochista con Jamie Bell, le frustate, quella parte è stata un po’ umiliante. Ma amo quel passaggio del film, che è fondamentale nella storia di Joe. Ne è valsa la pena».
Lars von Trier è spesso accusato di misoginia.
«Non lo conosco così bene, anche se mi sento molto vicina a lui. Personalmente non credo sia misogino, perché i suoi personaggi più interessanti, quelli che ama, sono femminili. E penso anche che mette se stesso nei personaggi femminili. Lo vedo chiaramente. Io l’ho copiato nei suoi attacchi di panico in Antichrist, cercavo di essere lui. In Melancholia Lars era il personaggio di Kirsten Dunst, in questo film penso che in Joe ci sia molto di Lars, ma anche nell’intellettuale incarnato da Stellan Skarsgard, nelle sue dissertazioni e riflessioni».
Il suo compagno Yves Attal in unascenadelfilm Mia moglie è un’attrice raccontava l’imbarazzo di vederla in una scena di sesso al cinema. Cosa dice di Nymphomaniac?
«Ancora non è riuscito a vederlo, perché aspetta la versione lunga, che è quella che preferisco. Antich-rist l’ha amato e mi ha accompagnato a Cannes. Yves è sempre al mio fianco».
Ha appena finito di girare Samba, un film con Omar Sy e iregistidi Quasi amici.
«Non vedevo l’ora di fare una commedia. Mi mancava da troppo tempo. Me ne offrono poche, sempre drammi a volte noiosi, e invece mi piace così tanto ridere».
Ha anche girato Incompresa con Asia Argento.
«Adoro Asia. Ci siamo conosciute durante un film con Yves. Asia mi ha telefonato e poi ha mandato la sceneggiatura, bellissima. È buffo ma con lei c’è un senso di familiarità, è una di quelle persone che pensi di aver sempre conosciuto. Le riprese sono state veloci, sei piacevoli giorni a Torino».
Lei vive in Francia ed è figlia di una storica famiglia di sinistra. Come ha reagito al successo di Marine Le Pen?
«Mi vergogno del mio paese, non posso dire diversamente. Capisco che la gente sia stanca e i problemi sono tanti. Ma non ci sono scuse: se la voti sei un razzista».
Negli ultimi dieci anni molte famiglie ebree stanno andando a vivere all’estero per la recrudescenza di antisemitismo.
«Sì, anche io ho pensato di farlo. Certo, ho anche molte ragioni per restare qui, prima di tutto i miei figli. Ma l’antisemitismo è un problema gigantesco e non voglio appartenere a un paese che esprime questo tipo di sentimento, anche se il governo sta cercando di fare qualcosa al riguardo. È un momento spaventoso».