Niccolò Carradori, Vice.com 27/3/2014, 27 marzo 2014
QUEST’UOMO VUOLE SALVARE GLI ETERO ITALIANI
Sabato 22 marzo è ufficialmente suonata la campanella per il mondo etero. Ricreazione finita, basta cazzeggiare: bisogna salvaguardare i cardini ancestrali della famiglia e dell’amore tradizionale—vessazioni reciproche, metodo Billings, e incremento uniformemente accelerato del grasso corporeo. Crescere figli con problemi emotivi è importante, lo sapete.
Tutta questa necessità si è concretizzata con l’avvento dei gazebo per il tesseramento del primo Etero Pride d’Europa, a Prato, vascolarizzata da un gruppo di trentenni di provincia che prendono molto sul serio le proprie bioemissioni. Il tesseramento andrà avanti fino al 17 maggio, data in cui, stando anche al countdown che scorre sulla loro pagina web, l’Etero Pride primigenio vedrà la luce.
Visitare il loro sito è stata un’epifania di rara intensità.
"La nascita del Gay Pride è stato un evento che ha creato uno spazio, un momento di dibattito dentro e fuori le Istituzioni. Si può quindi dire che l’omosessualità sia stata ampiamente e costantemente affrontata, mentre non si può dire altrettanto con l’eterosessualità. Questa è infatti percepita come ovvia, scontata, quasi in secondo piano. Tutto questo è sbagliato. Anzi sbagliatissimo. Le questioni che ruotano attorno all’eterosessualità sono numerose, assolutamente in divenire e in continua mutazione. [...] Gli eterosessuali, che da stime ufficiali dovrebbero essere più o meno il 92,5% della popolazione mondiale, vengono dati per scontati da parte dei media e delle Istituzioni, pensando che loro non abbiano problemi o esigenze. Assolutamente falso."
Il sito, oltre ad articolatissime riflessioni sulla tolleranza e alla permeabilità che un gruppo maggioritario dovrebbe nutrire per se stesso, offre varie informazioni sulle future attività che l’associazione porterà avanti. Ad esempio tornei di Etero Calcio, Etero Boxe, Etero Bugby, Etero Beach Volley, e il definitivo corso di Etero Zumba. Il Concorso di bellezza Miss e Mister Etero. La Creazioni di eventi sotto l’egida di Movida Etero Pride.
L’associazione inoltre intende "sfidare i mass media e il mondo della comunicazione in generale," e per questo ha messo in cantiere il progetto di una radio, di una TV, e di una rivista, l’Etero. Se avessi saputo dell’esistenza de l’Etero non avrei mai fatto domanda per lo stage da VICE. Sul sito sono già presenti alcuni articoli, che affrontano temi come il ripristino del servizio militare, e "I danni della discoteca diciamo dagli anni Novanta in poi."
Con questo bombardamento di stimoli non mi ero nemmeno reso conto di aver chiamato Giuliano Visalli, il fondatore e coordinatore nazionale di Etero Pride Italia, per chiedergli se fosse disponibile per un’intervista. Il giorno seguente, ancora confuso, l’ho incontrato in piazza del duomo a Prato.
Giuliano è un ragazzo alto e mascolino, con i capelli a mezzo collo ingelatinati, la mandibola in lega forgiata nella Ruhr e la voce che gratta come quella di Umberto Bossi. Con lui c’era anche un’amica, che ha descritto Giuliano come "un vero leader" e poi ha passato il tempo annuendo in sua direzione mentre lui parlava. E Giuliano ha parlato un sacco.
VICE: Allora Giuliano, come è andata sabato?
Giuliano Visalli: Direi benone. In una Prato plumbea e piovosa il nostro gazebo arancione è stato montato intorno alle 12 e 30, e già da subito abbiamo attirato l’attenzione di tutti quelli che passavano in piazza del duomo. È stato emozionante, perché avevamo fatto qualche ricerca, e in Europa siamo i primi a tentare una cosa del genere.
La risposta del pubblico è stata di sorpresa, pensavano che esistesse già una realtà come la nostra. Abbiamo capito fin da subito che la gente ne sentiva la necessità. Perché dimostrarsi etero ormai è dato per scontato. L’etero è scontato.
La gente aveva voglia soprattutto di esprimersi, quindi siamo stati molto ad ascoltare. Soprattutto ad ascoltare. Non hai idea: si è fermato a parlare con noi sia il notaio con il cappotto cammello, sia il ragazzo tatuato stile Jersey Shore. E anche una simpatica nonnina tutta impermanentata.
Avete raccolto molte adesioni? Hai dei numeri da darmi?
Guarda, il gazebo di sabato era semplicemente una prova. Abbiamo avuto delle adesioni, ma per questa prima uscita non era il numero che ci interessava. È passato in secondo piano.
Ora che sappiamo quale impatto può avere la cosa ci concentreremo sulle cifre, anche approfittando di una comunicazione più incisiva. Già da domenica prossima, e per tutte le date di Firenze, il gazebo verrà affiancato da un ufficio stampa. Ne facciamo 5 di seguito, dal 12 aprile al 17 maggio. Quel giorno potrò darti dei numeri precisi.
L’idea del countdown sul sito, fin da subito, mi è sembrata una trovata sensazionalistica. Oppure credete veramente che in 70 giorni sarete in grado di mettere su un vero Etero Pride?
Il countdown lo abbiamo messo perché è una figata! In realtà credo che questa decisione la prenderemo la sera del 17, quando avremo il quadro completo. Se le ragazze delle associazioni gay e lesbo ci danno una mano magari ce la facciamo davvero.
Quel giorno come te lo immagini?
Non vi aspettate una versione etero del Gay Pride con carri e altro, non se ne parla assolutamente. Facciamo una cosa più soft...anche se a dire il vero io potrei anche mettermici e organizzare il palco con i carri e tutto il tran tran. Però io la vedo come un mix fra la festa del 1 maggio e il Gay Pride: una due giorni che sarà suddivisa fra intrattenimento e dibattito culturale.
Se però gli etero e le etero vogliono la parata dei 50.000 noi non ci tiriamo indietro. Paura non ne abbiamo davvero.
Come ti è venuto in mente di iniziare tutto questo? Quando ci siamo sentiti al telefono mi hai confidato che sono 15 anni che volevi realizzare questa iniziativa. Se ripenso a quel periodo non posso fare a meno di pensare al World Pride del 2000 a Roma. E viene naturale considerare tutto questo una reazione al movimento identitario LGBT, nonostante abbiate messo le mani avanti più volte.
No, l’iniziativa nasce solo da me. Non c’è una visione esterna che condiziona il mio pensiero. Dopo aver mollato Scienze Politiche al primo anno iniziai un percorso politico. Fondai un movimento, che all’epoca si chiamava Giovani Toscani. Un progetto un po’ toscanista, autonomista... che nasceva dalla simpatia per il MAT, il Movimento Autonomo Toscano. In quel periodo cominciai a fare le prime gazebate.
Una specie di Lega Toscana...
Sì, una specie. Faceva parte di quel mondo lì. Comunque sia iniziando a frequentare il territorio e le persone, mi sono a poco a poco reso conto che sulla questione etero esisteva un vero e proprio vuoto democratico. In quel momento si dibatteva solo di omosessualità, mentre io sentivo nelle persone come una sorta di soggezione verso la propria eterosessualità. Come se fosse difficile per loro fare un coming out etero. E questa cosa mi è rimasta dentro per anni. Adesso, con le nuove tecnologie, è stato possibile concretizzare tutto: prendi l’amico che è bravissimo con il computer, butti giù un’idea, un logo, e il sogno nel cassetto diventa realtà.
Non ci poniamo in antagonismo con nessuno, e anzi speriamo che tante di queste associazioni ci vengano a trovare nei nostri gazebo per parlare e dialogare.
Ma converrai che è naturale chiedersi per quale motivo un gruppo di maggioranza debba celebrare la propria identità.
È assolutamente necessario. Perché le certezze che vengono associate all’eterosessualità sono venute meno. Noi non rivendichiamo diritti, vogliamo solo portare avanti una forma di autocritica verso un mondo che sta perdendo i suoi pezzi. Una grossa autocritica per quanto riguarda quello che è accaduto negli ultimo 50 anni. Non vogliamo occuparci di famiglie arcobaleno, adozioni omosessuali o altro... quelle magari sono questioni che affronteremo, dialogando, più avanti. Noi vogliamo parlare dei problemi degli etero. Del fatto che la donna ha perso il senso del proprio orologio biologico e a 40 anni si ritrova senza un figlio e non sa come fare; vogliamo parlare dei bamboccioni cinquantenni che stanno ancora con la madre. Vogliamo portare avanti delle proposte economiche per la famiglia.
La comunità LGBT ha avuto modo di sperimentare un concetto di orgoglio molto forte. Loro sono i prodi 300, e noi siamo come Serse. Non è detto che la maggioranza sia sempre forte.
Sì. E se questo grido d’aiuto etero dovesse essere ignorato, per qualche malaugurata ragione, quale sarebbero le conseguenze?Guarda... io credo che qualsiasi donna occidentale può tranquillamente testimoniare che l’uomo, in questi anni, ha perso tanta di quella mascolinità che metà basta. [Sorride malizioso ammiccando all’amica. Lei gongola.] Basta vedere le trasmissioni televisive... io ci vedo dei modelli di uomo che non riconosco come etero.
Con Etero Pride passerà la moda delle sopracciglia depilate. Io vorrei capire in quale parte del mondo è nata questa moda delle sopracciglia depilate nell’uomo. Ma che roba è? Se sei come lo zio Bergomi negli anni Ottanta ti tagli il monociglio, ma poi basta!
E la donna?
Come ho detto, deve riscoprire il proprio orologio biologico. Da questo punto di vista a livello mediatico ci sono delle responsabilità devastanti. Tu pensa a Sex and The City. Io lo guardavo con la mia ex compagna e rimanevo sconvolto dal fatto che le donne trovassero fashion delle quarantenni in carriera senza famiglia, senza figli, senza niente, e che vivevano questa sessualità scardinata. E qui ti ho detto cosa significa perdere l’eterosessualità della donna.
Ho visto che criticate aspramente il concetto di M.i.l.f.
Ma sì, dai. Ma quanto è svilente la figura della quarantenne assatanata che insidia il marito delle altre?
Tantissimo. Senti, tornado al discorso di prima sui rapporti con la comunità LGBT. Tu effettivamente cosa pensi del Gay Pride?
Una figata! Ovviamente come tutte le cose hanno degli eccessi. Rappresentano il 10 percento della popolazione, pensa cosa capiterà a noi che rappresentiamo il 90 percento, figurati. Però l’iniziativa è bella, gioiosa, è fresca, artistica. È fatta di costume, di arte e di musica. Bellissimo.
Vi sono arrivate critiche da parte della comunità LGBT?
Sì. È uscito un articolo di gaynet.it, in cui ci definivano "integralisti" e "omofobi", bollandoci come la solita scusa per mettere in atto un odio mascherato verso gli omosessuali. Li abbiamo contattati per chiarire e l’articolo è stato rimosso.
Non credi di essere un po’ antidiluviano?
Sì assolutamente. Sono retrò, e mi piace. Dal ’68 in poi c’è stato un cambiamento forte dei costumi: tutto quello che era status quo andava abbattuto. Però è arrivato il momento di guardare a quel periodo con un po’ di autocritica.
E credi che gli altri ti staranno a sentire?
Certo. È per questo che ho messo tutto di tasca mia e ho registrato il marchio a mio nome. Il marchio è stato registrato in tutta l’Unione Europea, e questo è molto importante. Il marchio Etero Pride è del sottoscritto. Sono quattro anni che non faccio le ferie. Avrei potuto spendere quei soldi per andare in vacanza, però mi appassiona talmente tanto questa cosa che... per quanto riguarda Giuliano Visalli l’unica parola che conta è emozione.
Quindi Giuliano Visalli fautore delle famiglie del futuro.
Assolutamente sì. Essere babbo fa figo. Fa fashion. Essere mamma è fashion!
Senza dubbio alcuno.
[L’amica annuisce energicamente.]
Sono venuto via dall’incontro con Giuliano—con lui che per congedarsi mi ha detto sorridendo "Non pensare che siamo sempre così seriosi eh. A noi piace anche divertirci: siamo figli del mojito"—con un groppo in gola a causa del tessuto necrotico che si sta facendo largo fra gli eterosessuali, di cui purtroppo faccio parte.
E allora mi viene da pensare al capolavoro di Mario Monicelli, e sono desolato per me.