Antonio Pitoni, La Stampa 27/3/2014, 27 marzo 2014
MA PER COTTARELLI IL RISPARMIO È DI “SOLI” 500 MILIONI DI EURO
Dalle slides di Matteo Renzi a quelle di Carlo Cottarelli. Passaggio tutt’altro che di poco conto dal momento che le stime del commissario alla spending review non coincidono con quelle del governo. Perché il risultato dei calcoli contenuti nella revisione della spesa si discosta, e di molto, da quello del dipartimento Affari regionali della Presidenza del Consiglio. Ammonta, del resto, a 500 milioni la «stima prudenziale» del risparmio che, secondo Cottarelli, l’abolizione delle Province produrrebbe per le casse dello Stato. Praticamente la metà rispetto al miliardo secco stimato dal governo.
Senza contare le previsioni, ancora più negative, della commissione Bilancio del Senato che, sebbene esprimendo parere favorevole al ddl, ha lanciato l’allarme sulla «duplicazione di costi e funzioni» come possibile effetto della norma che «consente l’elezione diretta del sindaco e del Consiglio delle Città metropolitane». Costi che, secondo l’organo di Palazzo Madama, sia intermini economici che organizzativi al momento difficilmente quantificabili, potrebbero derivare anche dal «trasferimento di personale e funzioni delle Province ad altri Enti territoriali». Tornando alle slide di Cottarelli, il risparmio, per il 2014, sarebbe invece quantificabile in 100 milioni di euro per effetto dell’«eliminazione degli organi politici» eletti. Per arrivare, a regime, a partire dal 2016, ai 500 milioni preventivati. Stime destinate però a salire se si tiene conto dell’indotto che, per una sorta di effetto domino, lo svuotamento delle funzioni delle Province potrebbe determinare. Altri 400 milioni di risparmio, sempre entro il 2016, potrebbero infatti arrivare ritoccando le spese per il mantenimento delle Prefetture, dei Vigili del Fuoco e delle Capitanerie di Porto. Obiettivo per il quale, precisa la relazione di Cottarelli, «occorre chiedere piani di riforma alle amministrazioni responsabili da completare entro settembre 2014». Ulteriori 400 milioni si potrebbero ottenere da una «revisione della presenza territoriale delle Amministrazioni centrali» basata, geograficamente parlando, proprio sulla dislocazione delle (attuali) 110 province. Il riferimento è alle 103 Ragionerie territoriali dello Stato, 103 Commissioni tributarie provinciali, 107 Direzioni provinciali dell’Agenzia delle entrate, 109 Direzioni regionali e territoriali del lavoro, 109 Archivi notarili distrettuali, 108 sedi del Cnr, 110 uffici scolastici provinciali e 120 Soprintendenze artistiche e archivi di Stato. Ma, precisa ancora la relazione, occorrono «piani ministeriali da definire entro settembre 2014 per rivedere la presenza territoriale dello Stato». Piani che prevedano la soppressione di sedi con carichi di lavoro modesti, la modulazione degli organici ai carichi di lavoro effettivi e l’accorpamento di uffici ministeriali in pochi uffici demaniali.
Ultima fonte di risparmio (circa 100 milioni entro il 2016) potrebbe, infine, arrivare dalla razionalizzazione delle Comunità montane, tenuto conto che, ad esse, Regioni e Province trasferiscono attualmente circa 400 milioni di euro. Seguendo il modello della Liguria (che ha soppresso le Comunità montane senza cancellare i servizi) e della Lombardia (che ne ha ridotto il numero erogando i contributi in base ai costi standard) che hanno già provveduto a riordinare il settore con risparmi significativi.