Raffaele Panizza, Flair 27/3/2014, 27 marzo 2014
SLOW DATING
L’estetica degli annunci oscilla vertiginosamente: ci sono quelli a bande rosse e blu, stampati su carta plastificata, con foto in quadricromia e dettagliata descrizione, come inserzioni immobiliari. Poi quelli che sembrano fogli strappati da una vecchia Smemoranda, le scritte sottolineate in mille colori fluo, i punti esclamativi ripetuti, il volto del promesso sposo leggermente inclinato. E quelli che paiono un volantino da copisteria stampato su carta riciclata, con solo nome e numero di telefono, sperando in una chiamata che non arriverà mai. Ogni domenica i viali pedonali del People’s Park di Shanghai, il fazzoletto verde che ospita lo Shanghai Art Museum e il Museum of Contemporary Art Shanghai, si trasformano nel Gongyuan xiangqìn jio. Letteralmente: il mercato dei matrimoni. Mentre 620 milioni di cinesi sono connessi a internet e un numero imprecisato degli stessi intreccia relazioni in rete, nel cuore finanziario dell’impero si cerca consorte passando in rassegna facce e referenze appese a corde per stendere i panni. A presentare la mercé, indaffarati agenti matrimoniali (con tanto di banchetto) e genitori che promuovono i propri figli e tessono accordi con altre famiglie. Molto attive le madri, che a causa di uno sbilanciamento di genere cronico (ogni cento donne nascono 120 uomini) perorano il fascino dei loro unigeniti maschi, destinati altrimenti al celibato. Le richieste? Buon conto in banca, altezza elegante (sopra il metro e settanta) e residenza a Shanghai, per garantirsi un sistema di tassazione più conveniente.