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 2014  marzo 27 Giovedì calendario

2013, IL TRISTE RECORD DEL BOIA

L’uomo non è diventato meno crudele col passare di quella cosa illusoria che si chiama tempo, anche se in quasi tutte le parti del mondo è diventato più ipocrita di quello che era», scriveva nel 1928 Charles Duff (Manuale del boia, Adelphi editore). Da allora diversi passi avanti sono stati compiuti nel cammino verso l’abolizione della pena di morte, ma il libro di Duff continua ad essere drammaticamente attuale. Nel 2013, infatti, il boia ha continuato a uccidere in 22 Paesi, uno in più rispetto al 2012.
Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, nel corso dell’anno passato sono state messe a morte almeno 778 persone (contro le 682 del 2012, una crescita del 15%), quattro Paesi (Indonesia, Kuwait, Nigeria e Vietnam) che non avevano fatto ricorso alla pena capitale per lunghi periodi, sono tornati ad affidarsi al boia, e un allarmante aumento delle esecuzioni è stato registrato in Iran e Iraq (ma Amnesty non possiede dati su Egitto e Siria, entrambi dilaniati da disordini e conflitti civili). Il rapporto, inoltre, non tiene conto delle migliaia di persone che si ritiene siano state giustiziate in Cina, responsabile di un numero di esecuzioni superiore a quello di tutti gli altri Paesi del mondo, e dove la pena capitale è considerata segreto di Stato.
Ciononostante, uno sguardo ai dati globali dimostra che il trend è positivo (con una riduzione delle persone affidate al boia di quasi un quarto rispetto al 2003). Sebbene gli Stati Uniti restino l’unico Paese del continente americano a eseguire condanne a morte, ad esempio, qui il numero di esecuzioni è diminuito, e nel 2013 il Maryland è diventato il 18° Stato abolizionista. Lo scorso anno, inoltre, nessuna condanna a morte è stata eseguita in Europa e Asia Centrale: la Bielorussia, unico Stato della regione a farne uso, per la prima volta dal 2009 non è entrata nella lista di Amnesty.
Ma nel mondo sono oltre 23 mila i detenuti rinchiusi nel braccio della morte e l’anno scorso 57 Paesi hanno disposto 1925 condanne capitali. Scriveva sarcasticamente Charles Duff: «Molti avranno sentito raccontare quella vecchia storia del marinaio che naufragò sulla costa inglese. Egli non sapeva che costa fosse, ma mentre si sforzava di raggiungere la riva, vide una forca con appeso un criminale. Il marinaio tirò un sospiro di sollievo e mormorò fra sé: “Grazie a Dio sono arrivato in un Paese civile!”». Ma era il 1928.