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 2014  marzo 26 Mercoledì calendario

A BRUXELLES SI PERDE TEMPO SULLE BANANE


La interrogo. Secondo la Ue quanto deve essere lunga una banana per poter essere definita «banana»?
«Almeno 14 centimetri. Un millimetro di meno e diventa una “non banana”, una banana sovversiva, antieuropea. A Bruxelles sulla lunghezza delle banane sono inflessibili. Fanno un regolamento su tutto, con effetti comici: sul diametro delle cipolle, sulla curvatura dei cetrioli, sulla grandezza dei carciofi, sul colore degli asparagi. Me le pare possibile?». Mario Giordano, il direttore del Tg4, ride, ma il suo nuovo saggio Non vale una lira (Mondadori), un’invettiva contro l’euro e gli euroburocrati, fa piangere. La tesi? Giordano la riassume in poche parole: «L’euro è un totem che nessuno mette in discussione, e se qualcuno ci prova viene subito etichettato come un qualunquista. Invece io penso che si dovrebbe avere un approccio razionale, non ideologico, e valutare se non ci conviene abbandonare questa moneta che è un macigno. Rubo le parole a un preparato parlamentare italiano, che già nel 1979 disse alla Camera: “Bisogna sbarazzarsi di un europeismo retorico e di maniera. Le caratteristiche dell’unione monetaria rischiano di creare gravi problemi ai Paesi più deboli che ne entrino a fare parte”».
Era lungimirante?
«Molto lungimirante, purtroppo poi ha cambiato idea. Oggi Giorgio Napolitano è un europeista convintissimo».
Lei scrive che l’Unione Europea ci costa 174 euro al secondo. Però utilizziamo solo il 50 per cento dei fondi che ci mette a disposizione. Se li usassimo tutti ci costerebbe di meno...
«Non siamo capaci di spendere i fondi. Ma anche quando riusciamo a farceli assegnare finiscono in mille iniziative, per lo più inutili. Corsi di tatuaggio temporaneo, finanziamenti per la sagra del castrato. E 75 mila euro per l’iniziativa Viaggio verso Natale a Capri: a cosa diavolo serve? Lo sa che in Basilicata hanno ottenuto 9.810 euro per il convegno Vale la pena lavorare? Rispondo io, gratis: certo che no, se ti danno soldi per organizzare un convegno così inutile».
Magari all’estero sono più costruttivi.
«Un parlamento che non riesce a chiudere la seconda sede di Strasburgo, costosissima e inutile, non può essere efficiente. Altri esempi? L’Andalusia ha chiesto, e ottenuto, 7 milioni e mezzo di euro per finanziare una campagna che celebra la quantità di fondi europei che l’Andalusia riesce a spendere. Siamo nel sublime, nel campo dell’assurdo».
Ma non eravamo noi italiani i fuoriclasse degli sprechi?
«Questi non sono sprechi, sono barzellette. Gli eurodeputati sembrano arrivare da un universo parallelo dove la crisi non esiste. La Ue stipendia 33 dipendenti alle Figi e 45 ai Caraibi! Abbiamo mandato a spese nostre dei ballerini belgi a insegnare agli abitanti del Burkina Faso a ballare. Sarebbe come mandare una delegazione di brasiliani a insegnare la puntualità agli svizzeri. L’Europa finanzia di tutto, soprattutto le cose più assurde. 90 mila euro per uno studio sullo sciacquone con la formula della cascatella perfetta. Pensi che 9 milioni di euro sono finiti in Mali per finanziare un programma che favorisse l’occupazione in Europa degli abitanti del posto. Hanno trovato sei posti di lavoro, forse quelli degli impiegati dell’organismo. Ma non era meglio regalare loro quel denaro?».
Con l’ingresso nell’euro abbiamo risparmiato sui tassi di interesse: i debiti ci sono costati miliardi di meno.
«Sarà, ma da quando siamo entrati in Europa i nostri stipendi hanno perso il 7 per cento in valore d’acquisto. Gli inglesi, che si sono tenuti la sterlina, hanno aumentato i loro stipendi del 7 per cento».
I tedeschi però sono nell’euro e la loro economia va come un treno.
«Stanno bene perché noi stiamo male. La Ue è fatta a loro misura, lasciamogliela senza rimpianti. Tanto prima o poi tutto il sistema imploderà, e dunque prima ce ne andiamo meglio è. Ci sono già degli studi in proposito: ce la possiamo fare. Non dobbiamo aver paura».
Senta, perché non ha chiamato il libro con un nome complesso come Iniziativa cartacea per lo sviluppo della discussione riguardo il sistema monetario europeo per poi provare a farselo finanziare da Bruxelles?
«Solo perché non mi è venuto in mente, sarebbe stata un’idea eccellente».