Enzo Verrengia, L’Unità 26/3/2014, 26 marzo 2014
CRONACHE MARZIANE LA NASA SELEZIONA COLONI DA SPEDIRE SUL PIANETA ROSSO
«PÈRCHE MARTE? PERCHÉ MARTE È LA STAZIONE INTERMEDIA NEL NOSTRO VIAGGIO VERSO LA GRANDEZZA CHE ABITA IN NOI, VERSO UNA IMMORTALITÀ POSSIBILE» DICHIARÒ RAY BRADBURY, IL CANTORE PIÙ STRUGGENTE E POETICO DEL PIANETA ROSSO. Certo, prima di lui l’avevano celebrato Edgar Rice Burroughs, con il ciclo di John Carter, e l’accademico inglese Clive Staples Lewis, che vi fa atterrare i protagonisti di Lontano dal pianeta silenzioso. Ma ne il gusto avventuroso dell’inventore di Tarzan ne la metafora religiosa dello scrittore britannico uguagliano la forza evocativa di Ray Bradbury in Cronache marziane. Qui, il pianeta-simbolo di tutti gli altrove cosmici diviene uno scenario d’ineffabile enigma, di elegia e di orrore granguignolesco.
Ora il tempo di andare su Marte sembra arrivato realmente. La notizia è che ci si propone di inviare quattro «coloni» sul Pianeta Rosso entro il 2024 e successivamente un gruppo della stessa composizione numerica ogni due anni. Attenzione: si tratta di viaggi one way, di sola andata. Mars One, com’è denominato il progetto non profit, scaturisce dall’idea di esperti della Nasa e dell’Esa. I quali ne illustrano obiettivi e modalità:«Dopo cinquant’anni di viaggi nello spazio, il rischio è paragonabile a una scalata sul Monte Everest». Con una differenza. .Qui non c’è solo da raggiungere una postazione letteralmente all’estremo di tutto, ma anche di insediarvisi. Cioè di realizzare un habitat per la specie umana.
Sembra una sfida per pochissimi, invece sono ben 200 mila i candidati. Coinque di loro si confessano in un corto della Vita Brevis, una piccola casa di produzione indipendente di Salt Lake City, Utah. Tutti appaiono fortissimamente determinati a lasciare per sempre il pianeta madre e cominciare una nuova esistenza extraterrestre.
Non sarà facile stando ai risultati sperimentali già condotti dai russi e dall’Esa. Esaminando lo studio «Mars 500», si rilevano dati preoccupanti sugli effetti di un viaggio che durerebbe 250 giorni. I disturbi maggiori riguarderebbero il rapporto tra veglia e sonno. Cui si aggiungerebbero quelli dovuti alla sedentarietà e alla depressione. Su Marte poi ci si dovrebbe nutrire di cibi liofilizzati e abituarsi ai 14 minuti di ritardo delle comunicazioni con la Terra. Soprattutto, l’acqua andrebbe razionata. O no?
Smentita resistenza di canali che l’astronomo Schiaparelli riteneva artificiali, alcune foto del Mars Global Surveyor mostrano comunque zone sottoposte ad erosione liquida in tempi relativamente vicini. Ne consegue che all’interno della crosta plainetaria potrebbe trovarsi un contenuto acquifero tre volte più grande di quello fin qui ipotizzato. Questo, aggiunto alle tracce di batteri fossili rinvenuti in meteoriti di Marte, riproporrebbero l’idea di un ecosistema non solo sterile e pietrificato.
Il 1° aprile 1977, il canale indipendente britannico Anglia Television; per la serie divulgativa Science Report, trasmise un falso documentario, sceneggiato da Christopher Milés e David Ambrose, con una trama di fantascienza. A causa dell’inquinamento, della sovrappopolazione e dell’esaurimento energetico, le massime autorità varavano l’Alternativa 3, una colonia su Marte, popolata di scienziati, ingegneri, tecnici, arti-
sti.
Vi fu lo stesso scalpore dell’adattamento radiofonico de La guerra dei mondi, realizzato da Orson Welles il 31 ottobre 1838 per la stazione newyorkese della Columbia Broadcasting System Richard C. Hoagland si è spinto a sostenere l’origine intelligente della famosa sfinge di Marte, la formazione rocciosa avvistata, nella regione di Cydonia.
Marziano è diventato sinonimo di alieno. Una conferma viene da L’uomo che cadde sulla Terra, romanzo di Walter Tevis magistralmente portato sullo schermo da Nicholas Roeg nel 1975, con David Bowie che interpreta un filiforme alieno proveniente da un mondo rossastro e arido inequivocabilmente identificabile con Marte Il folletto rock inglése era il candidato ideale dopo avere inondato l’immaginario di intere generazioni con Space Oddity e Lifs on Mars.
Eppure Stanley G. Weinhaum aveva cambiato l’immagine dei marziani fin dal 1934, nel racconto Un’odissea marziana, racconto del 1934. Non’ più umanoidi inquietanti, bensì creature complesse nel fisico, nel comportamento e nel linguaggio. A bordo dell’astronave «Ares» giunge sul pianeta rosso una squadra internazionale. Il chimico Dick Jarvis si imbatte in una una specie
di struzzo che sta per essere divorato da un gigantesco polipo delle sabbie. Dapprima l’uomo scambia la scena per una feroce zuffa tra animali. Poi scorge un oggetto artificiale appeso al collo del volatile. Jarvis capisce di trovarsi dinanzi a un essere intelligente. Lo salva mettendo in fuga l’altro con uno sparo e riesce a comunicare con lui. Lo «struzzo» si chiama Tweel e diviene lo straordinario compagno di un’escursione sulle distese del pianeta. Il Marte di Weimbaum, seppure poco credibile dopo le scoperte degli ultimi decenni, resta un gioiello per la sua straordinaria verosimiglianza scientifica.952 per inaugurare «Urania», la storica collana di fantascienza.
Si ripropone per Marte lo stesso dilemma sorto a suo tempo per la Luna. Perché dedicare tempo e risorse ad un mondo sconosciuto, quando in quello conosciuto resta ancora tanto da risolvere? E il rinnovato slancio verso lo spazio non distrae la gente dall’economia in bilico e dall’ambiente a rischio? Marte contiene incognite da svelare che valgano gli investimenti necessari? Basterà conquistarlo per riunire un’umanità divisa al suo interno? Il cinema aveva già risposto con Capicorn One, il film di Peter Hyams nel quale, per opportunismo, veniva simulato il volo su Marte ricostruendolo su un set della tv. Quelli che vedono complotti dovunque sostengono sia andata così per l’atterraggio sulla Luna, il 21 luglio 1969.