Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/3/2014, 26 marzo 2014
PERISCOPIO
Ogni volta che Angela Merkel vede un politico italiano, rimane regolarmente «colpita» e «impressionata». È come se avesse un modulo unico prestampato prêt-à-porter da usare negli incontri con i nostri giornalisti (tanto i giornali italiani si bevono tutto). Anche per una questione pratica, di comodità. Lei è lì dal 2005, mentre i nostri premier cambiano alla velocità della luce. In nove anni di Cancellierato, ha visto avvicendarsi a Roma: Berlusconi, Prodi, ri-Berlusconi, Monti, Letta Nipote e Renzi. Nel marzo 2007 la Merkel viene a Roma e Prodi e Veltroni la portano a spasso per musei. Alla fine, indovinate che dice? «Sono rimasta molto colpita». Marco Travaglio. Il Fatto.
Avevo già il sospetto che Renzi, malgrado le dichiarate e lodevolissime intenzioni, non cambierà l’Italia. Ora, ne ho la certezza. Me la dà il prelievo mensile sulla mia pensione, chiamato, con ridicolo sofisma, «contributo di solidarietà». Pare serva – come si dice con burocratica espressione – da «copertura finanziaria» a una riduzione della tasse a favore di qualcuno. In un sistema liberale lo Stato fa pagare le tasse per i servizi che fornisce e che i privati non fornirebbero perché ritengono poco conveniente farlo. La solidarietà è una forma di generosità che il cittadino esercita, se vuole, volontariamente; non è una costrizione fiscale. Nell’Ottocento, la chiamavano «carità»; oggi, l’ipocrisia del politicamente corretto, la chiama «contributo di solidarietà»: ma è una confisca. Piero Ostellino. Corsera.
La satira di Virginia Raffaele sulla ministra Boschi sarà per caso sessista, come sostiene la presidente della Camera, Laura Boldrini? La satira non è servizio pubblico e quindi la Rai non dovrebbe trasmetterla, come ha scritto Michele Anzaldi già portavoce di Rutelli, e ora renziano di ferro, alla presidente della Tv di Stato, Anna Maria Taratola. Anche l’esito delle imitazioni di Formigoni-Jep Gambardella fatte da Crozza è perseguibile per legge? Una volta, il grande Karl Kraus, disse: la satira che il potere riesce a capire, viene giustamente repressa. Adesso il potere censura anche la satira che non capisce. Curzio Maltese. il venerdì.
Bernabè: «Per arrivare a scelte differenti su Telecom bisognava pensarci prima». Possibile che non gli sia venuto in mente nulla nei sei anni in cui è stato a.d. e presidente? Il Rompispread. MF.
Se sono un capitalista? Certo. Ma per me il capitalismo ha un senso solo se promuove la competizione. Il capitalismo che va difeso è quello per cui chi cerca di fare profitti non tenta anche di impedire agli altri operatori di avere un loro spazio. In Israele invece c’è troppo crony capitalism: il capitalismo degli amiconi, degli intrecci di potere. Benjamin Netanyahu. premier israeliano. Corsera.
Mio figlio vive a Montecarlo e non lo farò studiare in Italia, il Paese dove tutti si vogliono laureare in legge, vogliono fare gli avvocati e poi restano a spasso. Quando invece ci sarebbe bisogno di più gente che si iscrive all’alberghiero. Mio figlio, ieri, mi ha detto che da grande vuol fare il pescatore. Basta che non faccia il politico perché è un mondo di bugie. Flavio Briatore. Il Foglio.
Lorena Bianchetti, alle 13,28, smentisce, una volta per tutte, le illazioni di chi afferma che lei stia in tv solo perché raccomandata dalle alte gerarchie ecclesiastiche: «Ne parlavo giusto l’altra sera con Bergoglio a cena». In una nota diramata dal Quirinale, invita ad abbassare i tonni. Simone Morano. Il Fatto.
Un’aula con dentro una sola persona, un’altra vuota, stesso deserto in quella successiva. Il bidello gioca con il cellulare mentre sbadiglia, un professore vaga tra i corridoi, sembra cercare studenti da reclutare. Impossibile farlo. «È una lunga e inesorabile erosione di presenze. Siamo sempre meno, contiamo sempre meno», racconta un docente di italiano. Eppure da qui, da questo edificio del Trecento, è partita la scalata alla fama, al successo, alla gloria, al ministero per l’ex Rettore e attuale responsabile dell’Istruzione Stefania Giannini. Alessandro Ferrucci. Il Fatto.
Per far funzionare l’Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l’identità di Stati Millenari come la Repubblica di Venezia o il Regno delle Due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, sull’autonomia della Sardegna sul congiungimento della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige alla Francia e all’Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene. Beppe Grillo. la Repubblica.
Le giacche sgargianti di Jep Gambardella realizzate per il film La Grande bellezza (quella rossa e quella gialla, portate con i pantaloni bianchi e le scarpe bicolori) sono entrate nel catalogo dei fratelli Attolini di Napoli. Ed è stata subito grande la richiesta dei clienti, «anche di due importanti politici stranieri», dei quali però fratelli Attolini non fanno il nome per antico retaggio di discrezione sartoriale. Matteo Persivale. Corsera.
Per i suoi 70 anni regalai a mio marito Roy Lichtenstein un sax. Si mise a studiare come se avesse il futuro davanti a sé. Doroty Lichtenstein. il venerdì.
Il cacciatore di aforismi è come un pescatore di ostriche. Ne può portare a galla molte e non trovare molte perle. Grègoire Lacroix, «On ne meurt pas d’une overdose de rêve». Non si muore con una overdose di sogno. Max Milo.
Marie-France Brière divenne il numero uno della sua specialità: covare delle idee e scoprire dei talenti. Paul Vermuz, On m’a dit de ne pas le dire!, mi hanno detto di non dirlo!. l’Archipel.
Modi di dire che si sono persi per colpa del computer, che si dicevano tra morosi: «Fare l’asino con un’altra». Cosa vuol dire: quando, durante una festa sei con la tua morosona (175 cm per 80 chili) però fai un po’ il filo a un’altra ragazza presente alla festa. Andando a casa la tua fidanzata fa: «Hai fatto l’asino tutta la sera con quella che ballava vicino a te. Vuoi lasciarmi per lei?». Risposta: «Sì, ma voglio pensarci fino a domani». Lei: «Ma sì, lasciami per lei, io farò l’asina con un altro». Qui, se il moroso le vuol bene, dice: «No! L’asino con un altro, no!». E tutto torna come prima. Cioè un fidanzamento che sta in piedi se non tira vento. Maurizio Milani. Il Foglio.
Non è vero che i bambini sono migliori degli adulti. Gli manca solo la loro esperienza. Roberto Gervaso. Il Messaggero.