Alberto Chimenti, Milano Finanza 26/3/2014, 26 marzo 2014
PER S&P IL BRASILE È QUASI JUNK – In ribasso il rating del Brasile. L’agenzia Standard & Poor’s, dopo anni di rialzi, ha tagliato il merito di credito del Paese da «BBB» a «BBB-», un gradino superiore al livello spazzatura, che tuttavia, almeno per il momento, dovrebbe essere evitato visto che l’outlook è stabile
PER S&P IL BRASILE È QUASI JUNK – In ribasso il rating del Brasile. L’agenzia Standard & Poor’s, dopo anni di rialzi, ha tagliato il merito di credito del Paese da «BBB» a «BBB-», un gradino superiore al livello spazzatura, che tuttavia, almeno per il momento, dovrebbe essere evitato visto che l’outlook è stabile. Le ragioni del downgrade sono due: la debole crescita economica e i timori di un ulteriore aumento della spesa e del deficit a causa delle politiche di bilancio espansionistiche portate avanti dal presidente Dilma Rousseff. A metà 2013 gli analisti dell’agenzia di rating avevano minacciato di tagliare il giudizio perché «il Brasile stava già perdendo credibilità», ha affermato Nathan Blanche di S&P, aggiungendo che la situazione resta critica soprattutto sul fronte fiscale. La crescita del pil è molto rallentata negli ultimi tre anni a causa dello stallo del settore industriale e della mancanza di investimenti. In particolare il pil è stimato in aumento dell’1,8% quest’anno (dal 2,3% del 2013) e del 2% nel 2015. L’outlook resta comunque stabile poiché gli analisti di S&P ritengono che il Brasile sia in grado di resistere a shock esterni. Nello stesso tempo informano che il merito di credito potrebbe essere aumentato nel caso di iniziative politiche in grado di rafforzare la crescita nel medio termine, garantendo al governo una maggiore flessibilità a livello fiscale e monetario, grazie all’aumento della fiducia nel settore privato e alla ripresa degli investimenti, in una sorta di circolo virtuoso. Al contrario il giudizio rischia di essere ribassato se gli indicatori macroeconomici dovessero peggiorare ulteriormente.