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 2014  marzo 26 Mercoledì calendario

BENEDETTA IMMUNITÀ TUTTI I TRUCCHI NELLE GIUNTE PER EVITARE I PROCESSI


Cosa avviene nelle Giunte per le autorizzazioni di Camera e Senato? La domanda è legittima, la risposta largamente sconosciuta visto che raramente se ne seguono i lavori. Peccato, perché si tratta degli ultimi recessi in cui la grande tradizione giuridica italiana trova ancora un suo spazio. Dibattiti altissimi, pensose obiezioni, lunghe pause di riflessione. Eccovene un saggio.
OSTILITÀ PRECONCETTA
Siamo a maggio 2013, prime riunioni della Giunta per le Autorizzazioni della Camera, e il grillino Andrea Colletti chiede che per scegliere i relatori si segua questo criterio: “Per i casi riguardanti esponenti dei gruppi di maggioranza, l’incarico va all’opposizione e viceversa”. Strabuzza gli occhi il presidente Ignazio La Russa: intanto l’incarico lo do io valutando “il soggetto più idoneo a svolgere l’incarico” e, comunque, “la prassi è affidare il compito a un deputato appartenente allo stesso schieramento proprio al fine di evitare che le valutazioni siano influenzate da logiche di parte”.
LA PSICOSI TABULATI
Il senatore Antonio Milo ha una rapida e convulsa carriera politica: la scorsa legislatura era deputato di Noi Sud, costola meridionale di marca Pdl, poi viene spedito a Palazzo Madama, s’iscrive subito a Forza Italia e quindi aderisce a Forza Campania, il movimento scissionista ispirato da Nicola Cosentino. Le cose, però, non cambiano in fretta come i partiti di Milo e così, l’11 marzo 2014, in Giunta arriva la richiesta per l’utilizzo dei tabulati telefonici del politico di Agerola, Napoli. Il senatore, all’epoca dei fatti deputato, è accusato di essersi procurato certificati e fatture false da un centro di fisioterapia per ottenere i rimborsi in Parlamento.
Il Gip chiede il permesso per acquisire i suoi tabulati telefonici per capire se in quei giorni Milo era a fare regolarmente fisioterapia oppure beatamente altrove. Semplice, ma non per il relatore, il democratico Giorgio Pagliari, avvocato. Il nostro s’interroga a lungo: la questione tabulati, d’altronde, si pone per la prima volta nella legislatura. Alla fine, citate un paio di sentenze della Consulta, Pagliari non trova la risposta e propone di aspettare le “eventuali memorie scritte” del senatore Milo.
IL COMMA 22 DELLA P3
Possiamo usare le intercettazioni della trimurti berlusconiana Verdini, Cosentino, Dell’Utri nell’inchiesta P3, presunta associazione segreta finalizzata al pilotaggio di appalti e sentenze, oltre che al dossieraggio al danno di nemici politici? Domanda semplice che il Gip di Roma ha rivolto alla Camera e al Senato adaprilee–connuovomateriale
– a luglio. Le due Giunte, desiderosissime di rispondere, non riuscivano però a risolvere un dilemma: chi doveva decidere su cosa? Camera o Senato? In sei mesi e oltre si è riuscito a fare quanto segue: i presidenti La Russa e Stefàno hanno nominato i due relatori (Costa e Pezzo-pane), che avevano pure il compito di sentirsi tra loro, compito poi demandato ai presidenti delle due Camere. Il piddino Franco Vazio si poneva interrogativi ponderosi: “Che succede, per dire, se sia la Camera che il Senato dichiarano che non sono competenti su Verdini?”. Pare niente, ma a forza di pensare s’è fatto ottobre: il 14 la posizione dei tre è stata stralciata dal processo principale; il 23 la Giunta ha deciso con un’alzata d’ingegno notevole. Di Cosentino se ne occupa la Camera perché era deputato, di Dell’Utri il Senato perchè era senatore, di Verdini sempre il Senato perché ora è senatore.
VERDINI E SOCI, FINALMENTE
Alla fine, dopo quasi un anno di attesa, le Giunte di Camera e Senato hanno risposto sì alla Procura di Roma sull’utilizzo delle intercettazioni telefoniche di Denis Verdini, Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utri. Sul banchiere-editore fiorentino, in particolare, la battaglia a palazzo Madama fu memorabile. Scegliendo fior da fiore. Lucio Malan (Fi), perentorio: “La Costituzione è chiara e va applicata. Le intercettazioni nei confronti di Verdini sono illegittime”. Mario Ferrara (Gal), sospettoso: “L’iscrizione di Verdini nel registro degli indagati risulta stranamente breve”. Maria Elisabetta Alberti Casellati (Fi), definitiva: “Le intercettazioni effettuate dalla Procura di Firenze non sono occasionali e, di conseguenza, non può essere autorizzato l’utilizzo”.
ELOGIO DELLA LENTEZZA
È il lontano 2009 quando, sui giornali locali, esce la notizia che il sindaco di Civitavecchia (Roma), Giovanni Moscherini, sarebbe stato espulso da Cuba “per aver commesso il reato di corruzione dei minori”. In due giorni fu chiaro che si trattava di una bufala, ma al terzo Pietro Tidei – deputato Pd e ora sindaco al posto di Moscherini (ma in Parlamento c’è sua figlia) – rilasciò un’intervista al Messaggero per dire: “Quel documento è vero: l’hanno espulso”. Querela, si giustifica Tidei in Giunta: macché Cuba, “quella controversia affonda le radici nella mie costanti iniziative politiche sulla gestione dell’autorità portuale di Civitavecchia”.
Alla fine – dopo cinque anni – i due pur di non aspettare la Camera si sono accordati extragiudizialmente. Commento di Daniele Farina (Sel): “La tempistica con cui la Giunta decide, talvolta , può favorire la definizione della questione”.
GENIO GIURIDICO
LaProcuradiBergamocontestaa Giorgio Iannone, imprenditore e deputato berlusconiano fino al marzo scorso, il reato di tentata estorsione per alcune minacce rivolte dal politico ai vertici di Ubi banca avvalendosi anche di informazioni acquisite quand’era parlamentare. La presunta tentata estorsione, peraltro, sarebbe avvenutaanchedopoladecadenza dal seggio del nostro. La cosa curiosa,ilverocolpodigeniogiuridico, è che la difesa ha invocato l’insindacabilità delle parole di Iannone: in sostanza, avrebbe estorto nell’esercizio delle sue funzioni di deputato e quindi è immune. La Camera, dopo un pensoso dibattito, s’è rifiutata di dargli ragione.
IL DOPPIO TURNO DI BONDI
Non le frequenta più, ma nelle aule parlamentari si discute ancora di Italo Bocchino, stavolta come parte offesa, diffamato da Sandro Bondi. L’ex deputato vuole la condanna del poeta berlusconiano per un’intervista al Giornale del 2010. Se le opinioni di Bondi su Bocchino siano o meno coperte dall’insidacabilità parlamentare è una controversia che si trascina da anni. Il presidente Dario Stefàno propone ai colleghi di attendere un’audizione di Bondi. Vito Crimi (M5S) fa notare che ce n’è stata già una il 15 febbraio 2012 che i commissari possono facilmente consultare attraverso i resoconti già pubblicati. Mario Ferrara di Gal, però, eccepisce che non è sufficiente rileggersi il Bondi di due anni fa: va riascoltato per valutare tutte le argomentazioni. Evidentemente, la scorsa volta non fu esaustivo. Anche il democratico Giuseppe Luigi Cucca, ultragarantista, vuole “salvaguardare i diritti della difesa”. Risultato: siamo in attesa della seconda audizione.
LO SCUDO DI GASPARRI
Dopo aver ricevuto una denuncia per diffamazione da parte di Marco Travaglio – accusato senza fondamento in tv e sulla stampa di aver trascorso le vacanze con un condannato di mafia (che le avrebbe anche pagate) – il senatore Maurizio Gasparri, per non incorrere in una condanna, si è appellato all’insindacabilità d’opinione del parlamentare. La Giunta ricostruisce la vicenda: “Nella scorsa legislatura sono emerse nel dibattito due tesi contrapposte. La prima delle due tesi, in linea con la giurisprudenza della Corte costituzionale, era volta a sottolineare la non configurabilità nel caso di specie della prerogativa dell’insindacabilità,permancanzadinessofunzionale tra le dichiarazioni (rese extra moenia) oggetto del procedimento civile in questione e l’attività parlamentare del senatore Gasparri. La seconda tesi, emersa anch’essa nel corso del dibattito, era volta a profilare la sussistenza della prerogativa dell’insindacabilità anche nei casi riconducibili all’esercizio extra moenia, da parte di un parlamentare, del diritto di critica politica avulso, sul piano funzionale, dalle attività parlamentari svolte in sede istituzionale”. E com’è finita? Ha vinto la seconda tesi, quella contraria alla Consulta. Lo stesso trattamento benevolo, peraltro, l’avevano ricevuto i senatori Iannuzzi, Ciarrapico, Guzzanti, Pedica e Vaccari. Ora la palla è appunto alla Corte costituzionale. Che fa il Senato: insiste o arretra? Insiste e manda gli avvocati nonostante l’inevitabile sconfitta. Per Lucio Malan è un “atto doveroso”. La collega Alberti Casellati sente il momentostorico:“Vasalvaguardata l’istituzione”.
BIPOLARISMO
“Delinquente di centrodestra”. Nel luglio 2012 Aniello Formisano, ex Idv, si lasciò andare nell’accogliente studio di Unomattina Estate, Raiuno, a questo giudizio poco lusinghiero su Ciro Borriello, sindaco uscente di Torre del Greco, Napoli, ex di-pietrista pure lui, ma convertitosi al verbo di Nicola Cosentino. C’è un equivoco, ha spiegato Formi-sano in audizione: io mi riferivo a Cosentino, quindi era chiaramente una polemica politica connessa con la mia attività parlamentare . Il berlusconiano Antonio Leone, però, ha un dubbio: “Vorrei sapere, anche in ragione della mia appartenenza, se lei intendeva dare all’espressione ‘delinquente di centrodestra’ una connotazione diversa rispetto a ‘delinquente di centrosinistra’, ad esempio”. Pronta la replica “La collocazione politica di un delinquente non deve mai comportare alcuna differenza nella valutazione del soggetto”. La Giunta gli ha dato ragione.
TROPPE PROVE
Francesco Proietti Cosimi, detto Checchino, già braccio destro di Gianfranco Fini, finisce indagato per bancarotta fraudolenta, emissione di fatture false e violazione del finanziamento ai partiti. Il Gip di Roma chiede alla Camera di poter usare una decina di intercettazioni casuali dell’ex deputato (per quelle dirette è necessaria l’autorizzazione preventiva del Parlamento). Ne segue lungo e appassionato dibattito. Sapeva il pm che stava ascoltando Proietti prima di indagarlo? Se sì, quegli ascolti sono illegittimi. Risposta della Giunta: sì, lo sapeva, perché all’epoca era già uscito un pezzo di Panorama in cui si parlava della società coinvolta, la Ke.Is. del nipote dell’onorevole. Niente intercettazioni. Poco male, dice il relatore Domenico Rossi (Scelta civica), visto che il pm ritiene rilevante una conversazione in cui Proietti chiede soldi al nipote, ma in quantità “piuttosto risibile rispetto ai volumi di denaro accertati dalla Guardia di Finanza”. Come dire: le prove già le avete...
FOTOGRAFIE
Un tale Alberto Ruggin, nel 2007, era stato allontanato dal coro della parrocchia di Monselice. Aveva spiegato sul Mattino di Padova la leghista Paola Goisis, bossiana doc: “Don Paolino ha deciso di prendere questa decisione nel momentoincuisonostatetrovate fotografie su internet con Alberto in posizioni sconce e scabrose”. Ne era seguita querela per diffamazione visto che, peraltro, le famose foto non esistono. La relatrice della scorsa legislatura, Jole Santelli del Pdl, aveva chiesto alla Giunta di dichiarare insindacabili le opinione di Goisis: aveva diffamato da onorevole. La faccenda era poi rimasta in sospeso per sopravvenute elezioni. Il parere del nuovo relatore Antonio Leone (Forza Italia): “A prescindere se le foto esistano o meno, è una questione locale, una bega di paese”. Goisis va salvata. La faccenda, alla fine,s’èrisoltaconlarinunciadella leghista all’insindacabilità.
STALINISMO
“Figliulo è un bugiardo comunista”, come d’altronde è intuibile dal “celebre motto di Stalin tramandato dal Pci: calunniate, calunniate, qualcosa resterà”. Parere a mezzo stampa di Edmondo Cirielli, deputato ex An. A parte che in genere la massima viene attribuita a Voltaire, il signor Figliulo – segretario del Pd a Salerno – non l’ha presa bene e ha querelato. Parere del relatore Antonio Leone: “Emerge inequivocabilmente la sussistenza del nesso funzionale tra le opinioni espresse e l’attività parlamentare tipica”.