Luigi Mascheroni, il Giornale 26/3/2014, 26 marzo 2014
COSÌ IL DESIGNER MENDINI CANTÒ L’ELOGIO DELLA CAFFETTIERA
La caffettiera? «Non è solo un oggetto o una macchina, è proprio un’architettura». Anzi, di più: «Ogni grande architetto ne ha tentato il progetto, ambisce a costruire una caffettiera così come prima di morire vorrebbe fare una torre». E persino: «Arredo da tavola per eccellenza, la caffettiera è proprio la torre di altri microedifici, domina la teiera, la lattiera, la zuccheriera, è collocata al centro del vassoio, sua naturale piazza».
Nel 1979 l’architetto Alessandro Mendini,che oggi ha 83 anni e che all’epoca era l’esponente di punta del “radical design” italiano, consegnò alle pagine della rivista Modo , che dirigeva, uno stupendo mini trattato estetico-filosofico su «quel magico oggetto essenziale ai piaceri del nostro corpo», e che oggi viene pubblicato in un’edizione a tiratura limitata con il titolo Elogio della caffettiera (Henry Beyle, pagg. 20, euro 10). Certo, per Mendini che ha lavorato per numerose aziende, tra le quali Alessi, celebre per la «poltrona di Proust», per due volte «Compasso d’oro», direttore anche di Domus e Casabella - la caffettiera è una «macchina miracolosa » che appaga la sensazione più libidinosa che l’uomo possa desiderare: «l’orgasmo da caffè ». Ma è anche, e soprattutto, una sfida estetica, un micro edificio che più di ogni altro disegna il paesaggio domestico. Del resto, «la storia della caffettiera corre parallela a quella degli stili canonici, elitari o popolari, Rinascimento, Settecento, Impero, Liberty...» attraverso il Bauhaus, Gropius, i nostri BBPR e infine l’inglese Dresser, «il più grande fantasista di caffettiere che la storia ricordi ».Fino alla moka d’alluminio (di massa), «satellite a capsule destinato a scendere sulla luna». Ma ancora, per ora, sulla rampa di lancio delle nostre molto terrene e profumate cucine.