Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 26 Mercoledì calendario

IL RITORNO DI MASTELLA“FORZA ITALIA NON FARÀ LA FINE DEL MILAN”


[Clemente Mastella]

On. Mastella, è nel comitato di presidenza di FI. L’avevamo persa di vista.
«È un’affermazione barocca: non mi ero mai staccato dal territorio, magari in una posizione più umile e dimessa ma c’ero. L’aggressione giudiziaria che ho subito mi ha portato a essere come quelli che hanno il cuore a destra, prima o poi te ne fai una ragione».
Il cuore a destra?
«È un modo di dire: sono sempre di centro. E di questa nomina non sapevo nulla. Mi sono arrivati sms a cui rispondevo che probabilmente c’era stato un scambio di persona».
Che contributo pensa di dare?
«L’esperienza. Se continuo a superare i fuochi che si appiccano nella foresta di stagione in stagione e ad affrontare e vincere gli animali feroci....».
Che bella similitudine. Complimenti.
«È per dire che non ritengo ci sia avarizia di giudizio per la vecchia guardia. Non ci sono solo ghigliottinatori».
Però un po’ stupisce la sua nomina in periodo di rottamazione e mentre lo stesso Berlusconi parla di rinnovamento.
«Voi giornalisti siete strani. Non è che avete rottamato Montanelli o Scalfari. Avevano i loro lettori...».
E lei ha ancora i voti?
«Lo vedremo. Il punto è che non si può elevare l’inesperienza a valore».
Lei è europarlamentare. Non sente un po’ nostalgia della politica romana?
«Intanto conto di ricandidarmi. Se me lo chiedono, lo faccio volentieri. E poi a Roma si respira aria viziata, mentre la mammella oggi è quella dell’Europa».
Lo avrebbe mai detto, con tanti anni di opposizione a Berlusconi, che sarebbe diventato un dirigente di Forza Italia?
«Ma sono solo nel comitato di presidenza... E comunque no, non l’avrei mai detto. Certo, se non fossi stato oggetto di qualche sollecitudine giudiziaria, la mia storia sarebbe cambiata».
E quella di Prodi, di cui lei era ministro.
«Ecco, non esistono i giudici comunisti: io ero di centrosinistra».
Ma era in lite con Di Pietro sulla giustizia.
«Io ora sono europarlamentare e Di Pietro non è nulla: una nemesi».
Che cosa pensa di quello che sta succedendo dentro il suo partito?
«Ci sono delle difficoltà derivanti dalle condizioni di Berlusconi che ha tutta la mia solidarietà. Il mare è in tempesta e la nave finisce per ballare perché il condottiero è legato...».
Oggi sulle similitudini è imbattibile.
«Intendo che, siccome Berlusconi è in difficoltà, tutti devono fare dei sacrifici e seguire le sue indicazioni. Tutti noi dobbiamo pensare che, come si dice dalle mie parti, chi è nato tondo non può farsi quadrato. Forza Italia è un partito nato così e non lo si cambia. Stiamo attenti a non ridurlo come si è ridotto il Milan».
Sarà contento Berlusconi.
«Ma io gli sono amico, anche se non sono berlusconiano. Ogni tanto ci sentiamo e gli dico come la penso. Oggi, soprattutto, capisco il suo dramma umano: fra pochi giorni rischia gli arresti domiciliari».
Che suggerimento gli dà?
«A lui nessuno. Alla magistratura suggerisco rinviare l’esecuzione della sentenza a dopo il voto del 25 maggio, perché non si inquini la campagna elettorale con l’ennesima questione giudiziaria».
Rinviare? Si può?
«Eh, appunto: si può?».