Aldo Grasso, Corriere della Sera 26/3/2014, 26 marzo 2014
IACONA E QUEI DUBBI SUL BOSS DELLA MAFIA
Riccardo Iacona tenta di arrestare, con «Presa diretta», il super latitante Matteo Messina Denaro. Speriamo ci riesca, speriamo nelle forze dell’ordine. Certo, i dubbi sono molti, troppi (Rai3, lunedì, 21.10). Chi è MMD? Un misto di cronaca e di leggende colloca il boss di Castelvetrano in cima alla lista dei latitanti più pericolosi. Soprannominato «Diabolik» (era il suo fumetto preferito), ma anche «don Ciccio», ma anche «u signurinu», ma anche «Lu siccu» (il magro), MMD esercita la sua leadership mafiosa dopo gli arresti di Totò Riina e Bernardo Provenzano, diventando la nuova primula rossa di Cosa Nostra. Si nasconde da 21 anni, nonostante gli diano la caccia la procura di Palermo, la polizia, i carabinieri e i servizi segreti.
Il documentario di Iacona, con la collaborazione di Danilo Procaccianti e Fabio Lazzaretti, ha raccontato tante cose: la storia del suo coinvolgimento nella stagione stragista dei primi anni ’90, il ruolo nella presunta trattativa Stato-Mafia e lo strettissimo legame con Totò Riina, la caccia alla sua immensa ricchezza che ha permesso il sequestro di beni per 4 miliardi di euro, i blitz delle forze dell’ordine che hanno gradualmente fatto terra bruciata intorno a lui.
Di solito le inchieste servono a far luce su alcuni episodi oscuri; quella di Iacona porta con sé un carico di interrogativi inquietanti, a partire dal patteggiamento tra Stato e mafia, a una possibile complicità di alcuni organi inquirenti, al ruolo di MMD come strumento di un non meglio precisato Potere, alla durata della sua latitanza. Più che un’inchiesta, «Matteo Messina Denaro» è parso un giallo in piena regola, basterebbe la testimonianza del procuratore aggiunto Teresa Principato per renderlo tale: nel giugno del 2012 era sulle tracce del latitante ma un «improvvido» intervento della Procura di Palermo avrebbe fatto sfumare tutto. In studio Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea.