Vittorio Sabadin, La Stampa 26/3/2014, 26 marzo 2014
ANCHE TU PUOI DIVENTARE UN GRANDE ORATORE
In un’epoca nella quale persino le discussioni politiche avvengono su Twitter e su Facebook, l’arte oratoria non sembra più necessaria. Eppure c’è un luogo, Monterey in California, dove ancora la si pratica con passione: ogni anno, personalità di spicco del mondo della scienza, della cultura, dell’economia e della politica vengono invitate al TED Talk a tenere un discorso davanti a 1400 persone. Ci sono andati Bill Clinton, Bono, Bill Gates e Larry Page, Jimmy Wales e numerosi Premi Nobel. TED sta per «Technology, Entertainment, Design», ma si può parlare di ogni idea che meriti di essere diffusa. L’importante è fare un bel discorso, che conquisti il pubblico e resti memorabile.
Si può imparare molto dalle conferenze che da 30 anni si tengono a Monterey. Carmine Gallo, un famoso esperto di comunicazione, ne ha esaminate 500 per scoprirne i segreti, condensati nel libro «Talk like Ted». Per fare un bel discorso, consiglia Gallo, si deve creare un connessione emotiva con il pubblico. Bisogna raccontare una nuova esperienza e fare in modo che diventi memorabile. Per riuscirci, è necessario seguire tre direttrici principali.
Innanzi tutto, bisogna raccontare una storia. Dai tempi di Omero, gli esseri umani sono sempre incantati dalle storie, e le ascoltano volentieri. Le storie hanno un inizio e una fine, e si deve portare con sé il pubblico in un viaggio che non si aspettava di fare. Quando Sheryl Sandberg, una delle donne più influenti del mondo, andò al TED Talk, aveva preparato la solita presentazione di dati e slide sulla condizione del lavoro femminile. Prima di salire sul palco, raccontò ad un amico che la sua bambina, mentre usciva di casa, le aveva toccato una gamba e le aveva detto: «Mamma, non andare via per favore». L’amico le suggerì di dirlo al pubblico. Sandberg lo fece, e scoprì che il modo migliore per connettersi con l’audience è attraverso le storie. Non devono sempre essere storie personali, possono essere case history, ma devono raccontare le vicende di qualcuno. Gallo suggerisce che ogni discorso sia per il 75% storie e per il 25% dati.
Il secondo imperativo di una presentazione efficace è provocare emozioni. A Monterey, Bill Gates tenne nel 2009 un discorso sulla malaria. Il fondatore di Microsoft posò sul tavolo un grande vaso trasparente pieno di zanzare, lo aprì per lasciarle uscire e disse: «Volevo spiegarvi come si diffonde questa malattia». Ogni momento che crea sorpresa, shock, persino paura rende l’evento memorabile. Il cervello umano rilascia dopamina quando viviamo esperienze molto tristi o molto felici e questo le fa diventare indimenticabili. Dare al pubblico zanzare invece di slide in powerpoint rese il discorso di Gates del tutto nuovo e inatteso e lo impresse nella memoria di tutti.
L’ultimo consiglio riguarda la regola del 3. Gli esseri umani amano le comunicazioni in gruppi di tre. Ci sono i tre Porcellini e i tre Fanciulli del Flauto Magico di Mozart, i film e i romanzi vengono realizzati in trilogie e ogni cosa che ci viene spiegata con tre argomenti risulta più convincente. Gallo consiglia di ricorrere sempre a tre gruppi di informazione, sia che si tratti di vendere un prodotto che di illustrarne le nuove caratteristiche. Tre concetti si fissano sempre nella memoria a breve termine, cosa che non avviene con la stessa efficacia se sono due o quattro.
Chris Anderson, che è ora responsabile di TED Talk, ha suggerito in un articolo sulla Harvard Business Review di dare anche molta importanza alla presenza fisica e a come ci si muove sul palco, elementi che di solito si tende a trascurare. Bisogna essere a posto, non agitarsi, non leggere e non imparare a memoria. Bisogna comunicare concetti freschi, mai sentiti prima. E bisogna fare prove decine di volte, davanti agli amici, con settimane di anticipo. I discorsi di Monterey sono disponibili online ed è un piacere ascoltarli. Tra un tweet e l’altro, una boccata di aria fresca.