Andrea Tarquini, la Repubblica 26/3/2014, 26 marzo 2014
SVOLTA BUNDESBANK: SÌ AGLI STIMOLI MONETARI
BERLINO
— La Banca centrale europea può comprare bond per far risalire l’inflazione, per evitare la deflazione. Ecco in sostanza il messaggio del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, una sua significativa svolta sulle operazioni di supporto di liquidità non convenzionali da parte della Banca centrale europea, proprio poche ore prima che, parlando a Parigi, il presidente della Bce, Mario Draghi, affermasse che la crisi non è finita, sebbene ne sia stato superato il culmine, per cui la Eurotower è pronta ad agire a sostegno della ripresa, «e a varare ulteriori misure a sostegno della stabilità dei prezzi, perché il potenziale di crescita va innalzato ». Anche sul duplice sfondo della crisi tra mondo libero e Russia per il caso Ucraina e del timore (rafforzato dal voto francese) di un decollo dei nazionalpopulisti euroscettici alle elezioni europee di maggio, a Francoforte e a Berlino si sta dunque muovendo qualcosa. La rigida ortodossia monetaria tedesca, di cui Weidmann è l’esponente più in prima fila, avendo finora contestato le OMT (Outright monetary transactions), cioè gli acquisti illimitati di titoli sovrani dei Paesi in crisi per salvare l’euro, sembra cominciare ad ammorbidirsi.
Il “quantitative easing”, quindi l’acquisto di titoli sovrani o privati, non è più fuori questione, ha dichiarato Jens Weidmann, per cui è normale che la Bce consideri l’ipotesi di comprare sui mercati secondari crediti, titoli sovrani o altri valori per appoggiare la ripresa e la solidità economica nell’area della moneta unica. «Naturalmente, ogni titolo che la Bce acquisti dovrebbe rispettare determinati standard, tuttavia la questione principale di simili operazioni di quantitative easing è quella del rapporto tra la loro efficacia, i loro costi, i loro effetti collaterali. Attualmente stiamo discutendo dell’efficacia di simili misure. Gli effetti desiderati di questa politica andranno soppesati con gli effetti collaterali». È un chiaro cambiamento di rotta, sebbene in serata a Berlino Weidmann abbia aggiunto che «bisogna andare avanti con le riforme ed è decisivo che i conti pubblici siano messi in ordine».
Dall’autunno 2012, quando Draghi convinse il vertice della Bce ad accettare il principio delle OMT, Weidmann (che a quella seduta fu il solo a votare contro) ha sempre contestato radicalmente la scelta. «Le misure non convenzionali in considerazione sono un terreno inesplorato », ha sottolineato ieri il presidente della Bundesbank, «per questo occorre discutere della loro efficacia, dei loro costi, dei loro effetti collaterali, cercando di raggiungere una posizione comune». Non suona più come un’assoluta opposizione di principio alla linea Draghi. E presidente Bce ha detto che la svolta, la fine del picco della recessione, «c’è stata quando i responsabili politici si sono resi conto della necessità di completare l’architettura istituzionale europea, con l’unione bancaria come primo passo». L’Eurotower resta comunque vigile e pronta ad agire in ogni momento.