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 2014  marzo 25 Martedì calendario

UN ANNO DI M5S IN PARLAMENTO

Nonostante nel frattempo siano stati formati due governi, è passato poco più di un anno dalle ultime elezioni politiche in Italia. Nel febbraio del 2013 per la prima volta il Movimento 5 Stelle si è presentato alle elezioni, ottenendo un rilevantissimo 25,55 per cento dei voti alla Camera e il 23,79 per cento al Senato.
Del Movimento 5 Stelle in questi mesi si sono raccontate soprattutto le infinite riunioni trasmesse in streaming, le espulsioni, il ruolo di Grillo e Casaleggio, gli insulti e le critiche di vario genere rivolte ai giornalisti o al presidente della Repubblica. Che piaccia o no, anche questo fa parte della storia di questi mesi, nonostante i rappresentanti del Movimento abbiano più volte denunciato che l’attenzione dei media si concentri su questi aspetti e non sul loro lavoro nelle istituzioni. Queste notizie però non sono semplici da reperire in modo organico, a differenza di quello che ci si potrebbe aspettare. Ma andiamo con ordine. In un anno, all’interno del Movimento 5 Stelle sono cambiate molte cose, a partire dai numeri.

I numeri del Movimento 5 Stelle
Alle elezioni di febbraio 2013, alla Camera il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 109 seggi. Cinque parlamentari nel corso del tempo hanno lasciato il gruppo passando al gruppo misto: Alessandro Furnari e Vincenza Labriola il 6 giugno 2013, Adriano Zaccagnini il 25 giugno 2013, Ivan Catalano e Alessio Tacconi il 27 febbraio 2014. Al Senato il Movimento ha ottenuto 54 seggi. Il numero dei senatori che in poco più di un anno sono usciti dal gruppo rappresentano quasi un quarto del totale e sono: Marino Germano Mastrangeli (30 aprile 2013), Paola De Pin e Adele Gambaro (23 giugno 2013), Fabiola Anitori (27 giugno 2013), Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana, Lorenzo Battista (26 febbraio 2014), Alessandra Bencini, Monica Casaletto, Laura Bignami, Maria Mussini e Maurizio Romani (6 marzo 2014).
La parte maggior dei senatori sono stati espulsi per violazione del “codice di comportamento” (quello che gli eletti hanno dovuto sottoscrivere): alcuni avevano già annunciato le loro dimissioni, altri hanno lasciato il gruppo per solidarietà con i colleghi. In particolare: Bocchino, Campanella, Orellana e Battista sono stati espulsi per aver manifestato un dissenso dopo le consultazioni in streaming tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. I deputati Catalano e Tacconi hanno lasciato il gruppo il giorno dopo in loro sostegno. I senatori Bencini, Casaletto, Bignami, Mussini e Romani, già dimissionari, sono stati espulsi: di loro Grillo disse che «si sono isolati e non possono continuare ad essere rappresentanti ufficiali nelle istituzioni». Marino Mastrangeli è stato espulso nell’aprile del 2013 per aver partecipato ad alcuni talk show televisivi senza autorizzazione. La senatrice Gambaro è stata espulsa nel giugno del 2013 «per aver rilasciato dichiarazioni lesive del M5S» e questo ha portato all’uscita anche delle senatrici Anitori e De Pin e del deputato Zaccagnini. I deputati Alessandro Furnari e Vincenza Labriola hanno invece lasciato il gruppo per dissensi sul caso Ilva di Taranto.

Le proposte e il programma
Nel “codice di comportamento” del Movimento – che si definisce «una libera associazione di cittadini» che non fa riferimento ad alcuna ideologia «di sinistra o di destra», ma solo a una serie di «idee» – c’è scritto che l’obiettivo principale dei parlamentari eletti «è l’attuazione del Programma del M5S».
Il Programma è suddiviso in 7 punti: Stato e cittadini (abolizione del Lodo Alfano, delle province, accorpamento dei Comuni, non eleggibilità per i condannati, sviluppo dei principi della democrazia diretta come il referendum propositivo senza quorum), Energia (riduzione dei consumi energetici del patrimonio edilizio degli enti pubblici, applicazione della normativa sul riscaldamento degli edifici, incentivazione di energia con fonti rinnovabili e di biogas), Informazione (eliminazione dei contributi pubblici all’editoria, abolizione della legge Gasparri, dell’Ordine dei Giornalisti, assegnazione periodica attraverso un’asta delle frequenze televisive), Economia (class action, “abolizione delle scatole cinesi in Borsa”, delle cariche multiple nei Cda delle società quotate, della legge Biagi, delle stock option, dei monopoli di fatto, allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei, riduzione del debito pubblico, sussidio di disoccupazione garantito), Trasporti (sviluppo piste ciclabili, del trasporto pubblico, copertura nazionale con la banda larga, blocco del Ponte sullo Stretto e della Tav in Val di Susa), Salute (gratuità delle cure e parità di accesso, promozione dei farmaci generici, separazione delle carriere dei medici pubblici e privati, investimento sui consultori, finanziamento della ricerca, eliminazione degli inceneritori), Istruzione (abolizione legge Gelmini, dei libri stampati nelle scuole, del valore legale dei titoli di studio, investimenti, valutazione dei docenti universitari).

Il lavoro del Movimento alla Camera e al Senato
Il “codice di comportamento” del Movimento prevede che le richieste di proposte di legge che arrivano dal portale del M5S attraverso gli iscritti «debbano obbligatoriamente essere portate in aula se votate da almeno il 20 per cento dei partecipanti», che i parlamentari mantengano «una relazione con gli iscritti tramite il recepimento delle loro proposte durante l’arco della legislatura» e che le votazioni parlamentari siano «motivate e spiegate giornalmente con un video».
Nonostante questo, è piuttosto complicato verificare il lavoro complessivo del Movimento 5 Stelle o l’impatto della sua attività, così come verificare (per chi non è iscritto al portale entro il 30 giugno 2013) l’entità e l’intensità del lavoro di partecipazione collettiva alla scrittura delle leggi attraverso il sito. È invece più semplice trovare informazioni sulle spese del gruppo e sui rendiconti e i rimborsi di ognuno, o verificare la “produttività” di ogni singolo senatore o deputato (voti e atti su cui lavora e iter) attraverso però un altro sito, cioè Openpolis: qui un esempio.
Per quanto riguarda le presenze in Parlamento, sia al Senato che alla Camera le percentuali dei parlamentari del M5S sono in linea con quelle dei parlamentari del Partito Democratico, in generale fra i più presenti. Alla Camera il deputato più presente è stato il 33enne Vincenzo Caso, mentre quello più assente l’ex capogruppo Riccardo Nuti – è stato assente per il 33,92 per cento delle votazioni, più di un terzo (nel conteggio sono ovviamente escluse le assenze per “missione”). Al Senato il più presente è stato il 43enne Alberto Airola, mentre il più assente è stata la nota Paola Taverna, che ha saltato il 38,19 per cento delle votazioni. Nei primi dieci posti per presenza, sia alla Camera sia al Senato, solo due parlamentari appartengono al Movimento: il senatore Airola e il senatore Cotti, rispettivamente al settimo e al decimo posto al Senato. Alla Camera il primo deputato del M5S nella classifica dei più presenti è Vincenzo Caso, 48esimo.

E quindi?
Sul lavoro complessivo, il sito del Movimento rimanda direttamente a quello del Senato con l’elenco dei singoli disegni di legge presentati. Nonostante qualche eccezione o elemento piuttosto curioso – come la proposta di Introduzione dell’insegnamento dello strumento musicale del mandolino nelle scuole secondarie di primo grado, presentata lo scorso 13 marzo – dalla pagina del Senato risulta che i progetti di legge hanno a che fare direttamente con i temi del programma del Movimento stesso. Un esempio riguarda un tema centrale nel programma del Movimento, quello del reddito di cittadinanza, sul quale è stata presentata lo scorso ottobre una proposta di legge al Senato.
Al 25 marzo, i progetti di legge presentati risultano 199, di cui 8 sono stati approvati in testo unificato, sono cioè proposte di legge inserite in testi più ampi su uno stesso argomento i cui primi firmatari – con un’unica eccezione – non sono rappresentanti del M5S: si tratta di proposte relative ai reati ambientali, al trattato sul commercio delle armi, a disposizioni per un sistema fiscale più equo, a modifiche del codice penale in materia di scambio elettorale politico-mafioso, alla ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza di genere, all’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia, alla legge contro l’omofobia. Tre di questi sono stati approvati definitivamente anche al Senato e sono leggi: non sono proposte del M5S, ma sono state sostenute anche dal M5S e sono la ratifica del Trattato sul commercio delle armi, l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e la ratifica ed esecuzione della Convenzione di Istanbul.
Altri strumenti utili per verificare l’attività dei rappresentanti del Movimento sono il documento dell’ufficio legislativo del Senato, aggiornato al 7 gennaio 2014 e quello della Camera aggiornato al dicembre 2013. Altrimenti, si devono consultare i siti e i blog dei singoli parlamentari e senatori per capire cosa fanno o a che punto sono arrivate le loro proposte: ma in generale non c’è moltissimo, anche perché per i parlamentari dell’opposizione trovare spazi per far discutere e approvare le proprie proposte è molto complicato. Sarebbe anche possibile, in certe circostanze, ma a costo di fare quello che i parlamentari del M5S non vogliono fare mai: cercare accordi e compromessi con gli altri partiti politici.

Opposizione
Nella valutazione dell’impatto politico va ricordato che la non volontà del Movimento 5 Stelle di collaborare con altri partiti, anche senza entrare nella maggioranza, ha un peso non indifferente. La maggior parte del lavoro svolto alla Camera e al Senato consiste dunque nell’opposizione e nell’ostruzionismo: e queste azioni, a differenza delle proposte di legge, sono invece ampiamente documentate con vari articoli e video sul sito.
Le battaglie più recenti e importanti del M5S sono quelle relative ai cosiddetti “affitti d’oro”, al decreto “Salva Roma“, alla legge elettorale (sulla quale si sono da poco concluse le consultazioni online) e all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti entro il 2017 approvato dalla Camera lo scorso 20 febbraio. I deputati del Movimento 5 Stelle hanno espresso voto contrario esponendo cartelli in cui definivano la nuova legge «la prima bugia di Renzi»: il Movimento chiedeva in sostanza l’abolizione immediata di tutte le forme di finanziamento ai partiti e un tetto massimo per le donazioni da parte dei privati.
Un voto contrario del Movimento c’è stato anche al decreto sulla terra dei fuochi e sull’ILVA, che è stato però approvato in via definitiva al Senato lo scorso 6 febbraio. Anche in questo caso il Movimento non ha mostrato volontà di “compromesso politico”, sostenendo che il testo era «una accozzaglia di falsità e spot elettorali al posto di una costruttiva pianificazione per il ripristino dei siti inquinati e di una vera tutela della salute dei cittadini».
C’è poi infine la questione della famosa “tagliola” o “ghigliottina”, occorsa quando, lo scorso 29 gennaio, il Parlamento ha convertito in legge un decreto che riguardava temi diversi tra cui la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia e l’abolizione della seconda rata dell’IMU contro cui il Movimento 5 Stelle si era opposto molto duramente (con tre giorni di ostruzionismo) sostenendo si trattasse di un “saccheggio” e di un regalo alle banche private. Quell’evento aveva poi portato a una rissa in Parlamento, per la quale diversi deputati M5S sono stati sanzionati, e a un conflitto politico molto forte (con qualche deriva di sessismo e violenza) con la presidente della Camera Laura Boldrini.

Fuori dalle istituzioni
Molte delle battaglie politiche promosse dal Movimento 5 Stelle proseguono o provengono fuori dalle istituzioni con campagne mirate e permanenti a sostegno delle loro proposte su temi quali l’energia, il precariato, il reddito di cittadinanza, l’Europa. Il primo aprile partirà un nuovo tour di Beppe Grillo intitolato «Te la do io l’Europa» (un tour di “comizi a pagamento”: si dovrà pagare un biglietto per assistere, come se fosse un vecchio spettacolo di Beppe Grillo), mentre i parlamentari sospesi alla Camera per i disordini legati alla discussione del decreto legge Bankitalia e all’applicazione della “ghigliottina” hanno organizzato diverse tappe del “Non ci fermate Tour” per «girare l’Italia, fare tante agorà, incontrare i cittadini e informarli di quello che accade all’interno dei palazzi del potere».