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 2014  marzo 25 Martedì calendario

Pennichella per Sette - Da una ricerca della Sleep foundation risulta che il 34% degli americani può fare la pennichella al lavoro e il 16% lavora in aziende che dispongono di stanze appositamente dedicate al relax

Pennichella per Sette - Da una ricerca della Sleep foundation risulta che il 34% degli americani può fare la pennichella al lavoro e il 16% lavora in aziende che dispongono di stanze appositamente dedicate al relax. Da poco l’usanza delle stanze del pisolino nei luoghi di lavoro è arrivata anche alla Microsoft Italia (900 dipendenti, due sedi). Studi e ricerche recenti hanno dimostrato che la siesta fa bene all’azienda: aumenta del 40% la creatività. Venti minuti a occhi chiusi portano a prestazioni intellettuali migliori anche del 30% oltre a una crescita nell’apprendimento. La siesta è particolarmente consigliata ai ragazzi, perché durante il sonno secernono un ormone della crescita che facilita la maturazione del sistema nervoso e il ristabilimento delle cellule usate. Benefici del pisolino pomeridiano. Per alcuni scienziati mezz’ora di pennichella, almeno tre volte alla settimana, riduce il rischio di infarto del 37%. L’Università di Berkeley sostiene che dormire un pochino permette al cervello di memorizzare più informazioni. Secondo Sara Mednick, autrice di Fai un pisolino, il riposo abbassa lo stress, rivitalizza la creatività e aumenta la resistenza. Fabio Cirignotta, direttore del reparto di Neurologia del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna: «Il momento migliore è tra le 2 e le 4 del pomeriggio». Sulla durata: 10-20 minuti aiutano a mantenere alta la soglia di attenzione; mezz’ora consente di affinare i sensi e migliorare la memoria; un’ora contribuisce a essere più attenti; novanta minuti danno una spinta alla creatività. C’è anche uno studio della Nasa: dormire 26 minuti a metà pomeriggio migliora del 34% le prestazioni dei piloti sottoposti al test. Il ricercatore americano Lehman ha dimostrato che la curva dell’efficacia del lavoro cala nettamente all’inizio del pomeriggio, tra le quattordici e le sedici (anche negli individui che non hanno mangiato). «Alla raffineria Standar Oil mi hanno sbattuto fuori quando mi hanno beccato a dormire negli scavi» (Robert Redford prima di fare l’attore). La poltrona EnergyPod, progettata per dormire in ufficio, con tanto di tendina regolabile per isolare la parte superiore del corpo. Il riposo che, con o senza sonno, segue il pranzo (dal latino sixta hora, la sesta ora del giorno, cioè il mezzogiorno dei romani). Praticata da tutti i mammiferi e dalla maggioranza delle specie animali, fa parte dei nostri ritmi biologici fondamentali. Egiziani e Romani invitavano gli amici apposta per fare la siesta. La lettera in cui Seneca lamentava che la sua pennichella fosse disturbata dai buoni a nulla che giocavano a palla. La sacralità del sonno nelle religioni animiste dell’Asia, che vietano di svegliare bruscamente chi dorme, per non provocargli una «frattura dell’anima». Gli dei Visnu e Shiva, d’altra parte, sono spesso rappresentati in posizione allungata. Tremila anni fa i Persiani dormivano sul materasso ad acqua, contenuta in pelli di capra, cucite tra loro e chiuse ermeticamente (favorisce quel senso di pesantezza che induce alla siesta e al sonno). Winston Churchill, nel bel mezzo del conflitto mondiale, spariva per una decina di minuti tutti i giorni. Bill Clinton fece aspettare re Hussein di Giordania per quasi mezz’ora. Napoleone e Thomas Edison non ne potevano fare a meno. Tra i cultori del sonnellino, Salvador Dalì: aveva l’abitudine di sistemarsi su una poltrona tenendo un cucchiaio tra il pollice e l’indice, dopo aver messo un piatto di stagno per terra. Quando si addormentava, le dita lasciavano cadere il cucchiaio nel piatto e il rumore lo svegliava di colpo. Andreotti di notte dormiva poco ma non rinunciava mai alla pennichella pomeridiana. Un giorno fu costretto a incontrare il ministro degli esteri tedesco, Hans Dietricht Gensher, nel primissimo pomeriggio. Pio Mastrobuono, a lungo suo capo ufficio stampa: «Gli portai un caffè ma, niente, crollava. Allora presi a tossicchiare per tenerlo sveglio. Gensher mi rassicurò: “Lo lasci fare”. Il ministro tedesco continuò a parlare a lungo. Io prendevo appunti. Andreotti infine si risollevò e rispose al ministro, punto su punto». Per Alberto Sordi il riposo pomeridiano era sacro, con silenzio e buio assoluti. «A partire dalla metà di giugno circa, fino alla fine del mese di settembre, la città eterna è quasi deserta. (Ciò per) l’uso benefico della siesta, il sonno riparatore della giornata da mezzogiorno alle tre. Durante queste ore benedette non vedrete un negozio aperto, dal Corso fino a Trastevere; le chiese, i conventi sono religiosamente chiusi, la vecchia città è trasformata nel castello della Bella Addormentata» (il diplomatico francese Henry d’Ideville a Roma negli anni Sessanta dell’Ottocento). Pennichella, termine di origini romanesche. Spiegò una volta Andreotti: «Viene dal verbo pendere: pennere, cioè pendere il capo sul divano, perché la pennichella si fa lì sopra». Schiacciare un pisolino, di origine toscana. Il termine “pisolo” veniva usato, insieme al suo diminutivo e al verbo “pisolare” (fare un sonno breve e leggero), nella seconda metà dell’Ottocento. Ma già prima del 1573, “stiacciare” (un sonnelino) indicava a Firenze una breve dormita. E “pisolo” esisteva nel dialetto veneziano fin dal 1796: derivato probabilmente dall’aggettivo “pesolo”, che in significa dondolante, come la testa di chi dorme. Jfk metteva il pigiama per fare la pennichella di 45 minuti, ogni giorno dopo pranzo. In Giappone, nella prefettura di Gifu, da luglio a settembre tutti gli impiegati possono andare a fare il pisolino a casa. Ciò per risparmiare l’aria condizionata nelle ore più calde e limitare il consumo di energia elettrica. Problema: le ore di pennichella vengono sottratte ai giorni di vacanza di ciascun impiegato. Federica Pellegrini, fanatica della classica pennichella. Einstein non poteva pensare senza prima aver fatto la siesta. «Che molta gente non faccia la pennichella, per esempio, per conto mio è un abominio. L’essere umano ha più bisogno di riposo che di lavoro» (Gillo Dorfles). Camilo José Cela, Nobel per la Letteratura, diceva che la siesta è lo yoga iberico. Gli “Amigos da sesta”, club portoghese di 115 soci tra medici, avvocati e politici (anche un nome illustre e tre deputati), tutti assidui praticanti del riposino post prandiale. Il segretario generale dell’associazione, il deputato socialista José Miguel Medeiros spiega: «Vogliamo promuovere e difendere uno dei valori della cultura mediterranea, ovvero la sana abitudine della pennichella dopo pranzo». Gli spagnoli consigliano di svegliarsi dalla siesta con un bicchier d’acqua e un pezzo di cioccolato. Audrey Hepburn, dopo il riposino del pomeriggio, mangiava tutti i giorni un pezzetto di cioccolata. Alain Dejammet, ex ambasciatore francese all’Onu, scrisse una guida con consigli su dove fare la pennichella al Palazzo di Vetro: evitare il salotto Indonesiano e la Sala della Meditazione; meglio la Sala del Consiglio di Sicurezza, anche se i sedili sono scomodi e gli ambasciatori hanno la «pessima abitudine di parlare a voce altissima». Raccomandati il corridoio del Consiglio di Sicurezza, buio, e la Biblioteca giuridica, dove non entra mai nessuno. Il posto migliore è il Petit Bureau della delegazione francese, un ufficietto «attutito e imbottito». In Cina il diritto alla siesta, chiamata “xiu-xiu”, è sancito nell’articolo 49 della Costituzione del 1949 («Chi lavora ha diritto al xiu-xiu»). Tra le posizioni ideali per la siesta, quella «del vetturale»: seduti, con testa e dorso piegati, gambe leggermente divaricate, mani e braccia appoggiate sulle ginocchia. Per recuperare alla svelta in ufficio o a scuola basta chinarsi sulla scrivania o sul banco appoggiando la testa sulle braccia, in modo da distendere bene i muscoli del collo (posizione consigliata anche nel corso di esami lunghi qualche ora). La frequenza delle vibrazioni elettriche emesse dal cervello cambia in funzione della sua attività: dodici vibrazioni al secondo quando è operativo (ritmo beta); tra le otto e le dodici vibrazioni quando è cosciente, ma passivo (ritmo alfa); tra le quattro e le otto vibrazioni, durante il sonno profondo (ritmo theta); tra una e quattro vibrazioni, durante il sonno profondissimo (ritmo delta). Il recupero del cervello durante una siesta deriva proprio da un rallentamento delle onde elettriche. Il momento migliore per formulare le buone intenzioni (per esempio se si vuole smettere di fumare o si vuole dimagrire), durante la siesta. Si pensa al comportamento che si vuole tenere fino a sognarlo: allora entra in gioco il subconscio e sarà più facile mantenere i propositi. «La pennichella classica ha un suo cerimoniale / bisogna sta’ alle regole perché se no non vale / il letto è sconsigliabile che il sonno là te passa / ce vo’ la sedia a dondolo o ’na portrona bassa / La pennichella è classica se ha le norme sue / l’orario è categorico, sul giro delle due / appena stando a tavola insorge lo sbadiglio / chiedi permesso agli ospiti, saluta moglie e figlio» (La pennichella, canzone di Nino Manfredi).