Giuseppe Vespo, l’Unità 25/3/2014, 25 marzo 2014
PER I MANAGER PRIVATI NIENTE CRISI IN BUSTA PAGA
A guardare lo skyline dei compensi, i tetti più alti restano quelli dei manager delle aziende private. Tra stipendi, stock option, pacchetti azionari gratuiti e buonuscite, spesso si raggiungono cifre astronomiche anche a fronte di risultati aziendali non brillanti. La stagione dei bilanci permette già qualche anticipazione sui compensi del 2013, come quelle che riguardano il patron di Tod’s, Diego Della Valle, protagonista in questi giorni di un attacco nei confronti dell’ad di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che si è espresso contro l’intenzione del governo di tagliare lo stipendio ai manager delle partecipate pubbliche.
Della Valle, fondatore e azionista di Ntv e quindi concorrente di Moretti, nel 2013 ha guadagnato 1,84 milioni di euro per l’incarico di presidente e amministratore delegato di Tod’s. Lo stipendio dell’imprenditore marchigiano è aumentato del 17 per cento in un anno. A questo vanno aggiunti dividendi per circa 47 milioni di euro, mentre «la componente variabile» legata al raggiungimento degli obiettivi non è stata assegnata. Tod’s ha chiuso il 2013 con il fatturato in aumento dello 0,5 per cento (967,5 milioni) e l’utile in calo dell’8 per cento a 133,8 milioni.
Per restare nel calzaturiero mode in Italy di alta qualità, Geox depositerà oggi il bilancio chiuso qualche giorno fa (ricavi in calo del 6,6 per cento). In questo caso, i compensi del management dovrebbero essere in linea o leggermente superiori a quelli del 2012. Anno in cui il presidente del gruppo, Mario Moretti Polegato, ha percepito 1,8 milioni di euro, mentre l’ex ad Diego Bolzonello 10,8 milioni comprensivi però di incentivo all’esodo.
Dalle grandi scarpe alle quattro ruote Ferrari. Per Maranello il 2013 è un’annata da ricordare, con il fatturato cresciuto del 5 per cento fino a toccare il record di 2,3 miliardi di euro e l’utile netto che si è attestato a 246 milioni (più 5,4 sul 2012). A fronte di questi risultati, il presidente (confermato per tre anni) Luca di Montezemolo ha percepito 5,53 milioni di euro.
L’altro grande manager dell’auto, Sergio Marchionne, l’anno scorso ha ricevuto uno stipendio di 3,6 milioni per il suo lavoro di amministratore delegato Fiat. Il compenso (2,3 milioni il fisso, 1,3 la parte variabile legata agli obiettivi) non comprende però stock option e bonus vari che nel 2012 hanno permesso a Marchionne di incassare oltre 47 milioni di euro. Cifra più o meno simile a quella raggiunta nel 2013 da Andrea Guerra, ad di Luxottica, tra le più importanti multinazionali del Paese. Il manager, che Renzi voleva come ministro, nel 2013 ha venduto stock option dell’azienda leader dell’occhialeria per circa quaranta milioni di euro.
Sul fronte assicurativo, è sempre di ieri la pubblicazione degli stipendi dei vertici di Generali. Mario Greco, l’amministratore delegato del Leone triestino, ha guadagnato poco meno di 3,5 milioni di euro. Di questi, 1,3 milioni sono la parte fissa della retribuzione e 1,4 milioni sono legati ai bonus. Altri 783 mila euro riguardano invece i rimborsi vari. Al presidente Gabriele Galateri è andato un milione di euro. La compagnia di Trieste ha chiuso l’anno con un utile netto di 1,9 miliardi.
LEGGI E REFERENDUM
Cifre da capogiro, ma comunque approvate dagli azionisti dei rispettivi gruppi. Eppure, come sta avvenendo per il pubblico, qualcuno vorrebbe mettere un tetto o quantomeno un «freno» alla corsa degli stipendi dei dirigenti delle grandi aziende. Tra questi sembra esserci la Commissione europea, che come ha riportato il Financial Times, sta lavorando a una proposta che prevede la possibilità di sottoporre le paghe dei top manager al voto vincolante dell’assemblea degli azionisti. Un modo per correggere quegli squilibri che nel settore bancario vedono i banchieri guadagnare fino a cento volte quello che prendono i dipendenti. Perfino la Svizzera è arrivata ad interrogarsi con un referendum (respinto) sulla necessità di mettere un limite ai compensi dei dirigenti. Certo i manager che tagliano le teste e incassano non sono molto popolari. I giornalisti del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport hanno chiesto al consiglio di amministrazione di bloccare il piano di bonus per l’amministratore delegato Scott Jovane e la prima fila di manager. Sarebbe una «beffa vergognosa ed eticamente inaccettabile» hanno scritto i giornalisti.