Paolo Soldini, l’Unità 25/3/2014, 25 marzo 2014
DALLA SCANDINAVIA AL BELGIO, COSÌ CRESCE IL FRONTE ANTI-UE
Più che un campanello d’allarme è una sirena quella suonata in Francia dal boom elettorale del Front National. Il problema non è solo il peso numerico che il partito di Marine Le Pen potrà aggiungere all’esercito dei populisti antieuropei che secondo tutte le previsioni si prepara ad invadere il parlamento europeo tra due mesi esatti. Il successo dell’estrema destra francese è anche un segnale di quanto siano diffusi e radicati i risentimenti cresciuti da quando la crisi si è abbattuta su tutti i Paesi. E non va certo sottovalutato l’effetto galvanizzante che gli eventi francesi possono avere sui partiti e sui movimenti simili fuori dalla Francia. Se ne è avuta una chiara percezione anche in Italia nell’entusiasmo per madame Le Pen manifestato non solo dalla Lega e dai seguaci di Fratelli d’Italia ma anche da Beppe Grillo. Manifestazioni di giubilo simili sono venute anche dai Paesi Bassi, dal Belgio, dall’Austria, dai Paesi scandinavi. Più prudenti gli antieuropei britannici dell’Ukip e gli anti-euro tedeschi di “Alternative für Deutschland”, gli uni e gli altri imbarazzati (evidentemente più dei grillini) dagli aspetti demagogici e xenofobi che traspaiono dal Front National nonostante gli sforzi cosmetici della signora che lo comanda e del suo sodale olandese Geert Wilders.
È vero che, per quanto se ne sa (poco), i sondaggi commissionati dalle istituzioni di Bruxelles – parlamento compreso – e dalle grandi famiglie politiche europee non sarebbero poi tanto catastrofici. Sembra che non prevedano, ad esempio, che il groppone degli antieuropei cui stanno lavorando da mesi Marine Le Pen e Wilders conquisti addirittura il terzo posto per consistenza numerica nell’assemblea. Ma le rilevazioni degli istituti sono state fatte ovviamente prima del voto in Francia e poi è cosa nota che i partiti con una forte vocazione antiistituzionale e protestataria risultano regolarmente sottostimati nei sondaggi prima delle elezioni. In ogni caso il groppone avrà un suo peso, nonostante il paradosso di essere una forza che nega la legittimità stessa dell’istituzione in cui ha scelto di stare. Un paradosso con il quale hanno convissuto, finora, solo gli eurodeputati della Lega e pochi altri loro emuli e che finirà per limitare i loro spazi di iniziativa politica isolandoli, di fatto, in un ghetto. Questa è, almeno, la speranza che si sente esprimere negli ambienti del parlamento attuale. Ma potrebbe trattarsi di una consolazione fallace, non tanto perché gli antieuropei cercheranno comunque di condizionare i lavori dell’assemblea, quanto perché almeno su alcune questioni non è da escludere che offrano appoggi alle forze più conservatrici.
I promotori del gruppone, fino ad ora, hanno lavorato in silenzio e piuttosto sotto traccia. Si tratta di vedere se ora, dopo l’exploit in Francia, cambieranno strategia. Il compito di Le Pen e Wilders, comunque, non è semplicissimo: i partiti antieuropei appartengono alla galassia dell’estrema destra, o comunque le sono vicini. Tendono ad avere perciò propensioni nazionalistiche che non rendono facile la collaborazione a livello europeo. È anche per questo motivo, probabilmente, oltre che per ragioni di decenza, che il Front National e il “Partito per la libertà” di Wilders hanno scelto di non chiamare all’appello le formazioni più apertamente estremistiche, come i neonazisti tedeschi e svedesi e simili, il cui apporto di voti sarebbe stato, comunque, esiguo.
Il grosso delle truppe reclutate finora sarebbe costituito, oltre che da francesi e olandesi, dagli indipendentisti fiamminghi belgi, dai “liberali” della Fpö austriaca dell’erede-nemico di Haider Heinz-Christian Strache, dai partiti anti-tasse di Svezia (Sverigedemokraterna) e Danimarca (Partito del Popolo Danese di Pia Kjaersgaard) e da una pattuglia di nazionalisti conservatori polacchi. Fuori, come abbiamo detto, britannici indipendentisti e “alternativi” tedeschi. Ovviamente salvo ripensamenti, che qualcuno in Germania starebbe cercando di forzare in AfD. Dall’Italia confluirebbero nel gruppone, con entusiasmo, i leghisti, sempre che superino la soglia di sbarramento (cosa da escludere per quelli di Fratelli d’Italia, altri estimatori incondizionati del Front National), mentre sembrerebbero per ora senza esito i tentativi di seduzione (politica) di madame Le Pen nei confronti dei grillini. I quali, però, non si capisce in quale gruppo politico possano o vogliano far confluire i loro deputati. Se si collocassero nel gruppo misto, potrebbero agevolmente dare una mano ai loro correligionari di fede antieuropea.