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 2014  marzo 25 Martedì calendario

SLIDE, POSE, ANNUNCI LE PROMESSE (TRADITE) AI SUOI FIORENTINI


«Le slide vanno molto di moda, ma mi piacciono di più quelle con le cose già fatte e concrete di quelle che parlano di progetti e di cose a venire». Così il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a proposito della passione del neopremier Matteo Renzi per le mirabolanti presentazioni multimediali dei suoi progetti. Un modo di comunicare che sta ipnotizzando gran parte dell’opinione pubblica. Ma non tutta. Soprattutto a Firenze, dove a quelle promesse a colori e magari in 3d sono abituati. E sanno che molte sono rimaste nel tablet dell’Uomo dei sogni e delle slide. Naturalmente non solo per colpa sua. Resta il fatto che l’«annuncite» sembra essere la malattia infantile del Renzismo. Dai tempi in cui, alla vigilia delle elezioni studentesche, distribuiva fiammiferi fuori dalla scuola con scritto: «Accendi la luce, vota Renzi».
Matteo è un maestro nel gioco delle tre carte e quando uno pensa di averlo messo nel sacco, in realtà, è già stato gabbato. Per esempio nel 2003 venne nominato segretario provinciale della Margherita e si presentò a trattare con i Ds le candidature. Da una parte la nomenklatura postcomunista fiorentina, dall’altra Matteo, neanche trentenne. I vecchi funzionari non credevano alle loro orecchie quando il giovanotto chiese per il suo partito solo la poltrona di presidente della Provincia in cambio di oltre 20 sindaci da consegnare alla sinistra. Non immaginavano che quell’unico posto fosse per lui e che da quella tolda li avrebbe asfaltati tutti. Nemici ed ex amici. A Palazzo Medici Riccardi impiantò un potentissimo ufficio propaganda (la Florence multimedia e una web tv) e inserì nelle sue contestate spese di rappresentanza decine di pranzi con giornalisti. Il tutto per rendere famigliare ai fiorentini la sua figura intenta a tagliar nastri o a diffondere promesse. Molte volte, troppe volte, da marinaio. Pur essendo lui uomo di fiume.
PRESIDENTE DI PROVINCIA
La prova è a Rignano sull’Arno, dove è cresciuto e dove, nel 2008, mettendoci la faccia, aveva annunciato il rifacimento del traballante ponte che unisce il paese alla frazione di San Clemente a Reggello. Da una parte del ponte vivono i suoi genitori, dall’altra la nonna. Per lui era una questione sentimentale. Come non mancò di puntualizzare. Organizzò persino una cabina di regia con i comuni coinvolti. Siamo nel 2014 e su quel ponte si procede ancora a senso unico alternato. Nel suo paese il giovane presidente garantì pure la nuova circonvallazione. Nel settembre 2007 la presentò così: «Un’opera importante che viene realizzata in un punto strategico per lo sviluppo del Valdarno». Nel giugno 2011 a Rignano anziché Renzi è arrivato il Gabibbo per denunciare «l’opera incompiuta».
Da presidente della Provincia Matteo ha promesso pure la ristrutturazione del complesso di Sant’Orsola, un antico monastero in stato di abbandono: «Un modo per riprendersi passo passo un territorio, quello di San Lorenzo, al quale la Provincia èda sempre legata» proclamò nel 2007. Sette anni dopo, sul sito della Provincia, scopriamo che è appena stato lanciato «un bando per avviare il recupero» e che la decisione di rivolgersi ai privati è dovuta alla mancanza «di risorse proprie». Caso di «annuncite» ancora più clamoroso è quello riguardante la riqualificazione del parco di villa Demidoff a Pratolino, alle porte di Firenze. Nel 2005 Renzi organizzò la presentazione del progetto in pompa magna: «Per Pratolino questo è l’anno della svolta. Il parco deve diventare sempre più un punto di riferimento per tutta l’area metropolitana. L’alternativa è la condanna del complesso a un destino di mediocrità» disse. Lo studio per la valorizzazione venne affidato al centro di ricerca Ask della Bocconi di Milano, guidato dall’ex presidente della Fiat Paolo Fresco. Che durante la kermesse diede la sua benedizione all’attuale premier: «Mi ha appassionato la gioventù di Renzi». «Anche in questo caso le premesse di Matteo si sono dimostrate delle “frescate”» sottolinea con un calembour il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Guido Sensi. «La Provincia ha finanziato Ask con 12 mila euro, ma di quel piano non è stato portato a termine nulla». A
PALAZZO VECCHIO
Divenuto sindaco, l’incontenibile Renzi non è guarito dall’«annuncite». A partire dai proclami sulla realizzazione della tramvia o della cittadella viola della Fiorentina. Va detto che burocrazia, sequestri di terreni e arresti di imprenditori hanno rallentato e praticamente bloccato queste e altre grandi opere. Sul punto, ça va sans dire, Renzi non ha colpe. Ma certo avrebbe potuto mostrare più prudenza e magari non farsi immortalare mentre posa della prima pietra della linea 2 della tramvia. Eravamo nel novembre del 2011. «Dopo qualche mese di mancato avanzamento dei lavori gli ho chiesto se avessero perso la seconda pietra» ride amaro Giovanni Galli, nel 2009 candidato sindaco contro Renzi. L’ex portiere del Milan è una miniera di aneddoti: «In una delle prime sedute si lamentò: “Non è possibile che chi entra a Firenze da nord trovi un semaforo”. Quel semaforo è ancora lì ed è quasi sempre rosso. Ma il “bomba” (così era soprannominato Matteo da ragazzo per le sue sparate, ndr) di promesse ne ha fatte molte altre. In consiglio comunale ci ha mostrato lo stadio nuovo e ci ha descritto cento altri progetti. Il numero cento è una specie di fissazione per lui: dai cento punti da realizzare in cento giorni ai cento luoghi di Firenze da riqualificare. Ma se ne ha messi a posto venti è già un miracolo».
Per l’ex campione è emblematico il caso del nuovo teatro dell’opera: «Doveva costare 100 milioni, ma per realizzarlo ce ne sono voluti 400 ed è pure senza parcheggi. Renzi l’ha inaugurato nel 2010. A maggio sembra che lo inaugurerà un’altra volta, visto che è chiuso da quattro anni». Anche la riqualificazione dell’area delle Cascine avrebbe dovuto vedere la luce prima della fine del suo mandato di sindaco. Il quotidiano l’Unità nel maggio 2010 dedicò al progetto il seguente titolo: «Renzi: Cascine a posto entro il 2014 o non mi ricandido». Una promessa l’ha mantenuta. Non si è ricandidato. In compenso è diventato premier. E ha portato le sue slide a Palazzo Chigi.