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 2014  marzo 25 Martedì calendario

SALARI PIÙ ALTI, MENO STRANIERI IL FN NON È SOLO LOTTA ALL’EURO


Le elezioni erano municipali, ma una delle critiche che più sono state fatte al Fronte Nazionale era appunto che i programmi si occupavano pochissimo dei problemi locali. Anzi, qualcuno ha parlato di programmi fotocopia, che ripetevano un dappertutto le stesse parole d’ordine. I candidati hanno risposto che è a livello nazionale che le cose si decidono. In particolare, sull’occupazione. Ma è un livello nazionale che appunto secondo il Fronte Nazionale, scusate il bisticcio, dovrebbe recuperare spazio anche rispetto alla burocrazia europea, e infatti tra municipali e europee la campagna è praticamente la stessa.
Il Fronte Nazionale, anzi, piuttosto che di un programma preferisce parlare di un progetto. E dopo che il partito era cresciuto attorno al tema dell’immigrazione, in questo momento il punto numero uno è il rilancio dell’economia per ristabilire il potere d’acquisto dei francesi. Di sapore addirittura renziano e la promessa di dare 200 euro netti in più a ogni salario fino ai 1.500 euro: con la differenza che a differenza di Renzi Marine Le Pen ritiene di poter indicare la fonte per finanziare la promessa, attraverso un dazio del 3% sui beni importati. Il progetto promette anche riduzioni di bollette, tariffe e prezzi del carburante, riserva prioritaria ai francesi delle allocazioni di solidarietà per gli anziani ed estensione ai crediti al consumo ed immobiliari dei massimali previsti dalle leggi anti-usura. A quel punto arriva la proposta di un referendum sull’euro, «per non morire a fuoco lento». E poi il «patriottismo economico», per una «protezione intelligente» di imprese e commerci contro la concorrenza sleale dei Paesi dove la mano d’opera costa troppo poco e della grande distribuzione, e per l’obbligo per Stato e amministrazioni di comprare innanzitutto francese. «Il monopolio delle banche sarà soppresso deprivatizzando il denaro pubblico», e anche il taglio di spese inutili e privilegi è considerato un modo per «liberarsi dei mercati finanziari ». Viene in seguito il ritorno al sistema pensionistico a ripartizione a sessant’anni, attraverso un patto tra generazioni e una politica natalista. Il Fronte Nazionale chiede inoltre imposizione progressiva e Iva più alta per i prodotti di lusso, spiegando che sarebbe questo il modo per ridurre il carico fiscale complessivo.
Insomma, la parte più importante del programma del Fronte Nazionale è ormai quella economica: lo riconoscono anche gli avversari, anche se a sinistra parlano di proposte demagogiche e contraddittorie, e a destra tacciano Marine Le Pen di essere addirittura socialisteggiante. È dopo l’economia che viene il «ristabilire l’autorità dello Stato», anche se poi lì il primo punto è appunto l’«invertire la tendenza» sull’immigrazione: riduzione del tetto da 200.000 a 10.000 entrate all’anno, espulsione degli illegali, divieto di sanatoria e sostegno ai clandestini, proprietà nazionale negli impieghi, condanne da scontare nei Paesi d’origine, razzismo antifrancese come aggravante dei reati, politiche di cooperazione per prevenire l’emigrazione. Viene poi una politica di «tolleranza zero», con il ripristino degli organici delle forze dell’ordine ridotte dopo il 2005 e un referendum su pena di morte e ergastolo «effettivo». E contro il «comunitarismo » islamizzante viene chiesto il rispetto della «laicità repubblicana » secondo le leggi del 1905.
Comunque il Fronte Nazionale non esclude una possibilità di sopravvivenza per l’euro come moneta comune, ma accanto alle monete nazionali ripristinate. Più in generale, «nel quadro dell’articolo 50 del Trattato dell’Unione Europea, una rinegoziazione dei trattati sarà iniziata al fine di rompere con la costruzione europea dogmatica in totale scacco». Marine Le Pen chiede invece un’«Europa rispettosa delle sovranità popolari, delle identità nazionali, delle lingue e delle culture e che sia realmente al servizio dei popolo con azioni concrete». In questo ambito, anzi, il Fronte Nazionale propone addirittura una Unione Paneuropea di Stati Sovrani «includente la Russia e la Svizzera»: ma non la Turchia.