Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 25 Martedì calendario

NUOVA GIOVANNA D’ARCO NEL NOME DEL PADRE


In mente ha già il voto europeo di maggio, dove l’estrema destra euroscettica è accreditata da diversi sondaggi come primo o secondo partito. Marine Le Pen assapora la vittoria di domenica scorsa al primo turno delle amministrative in Francia e prepara già il terreno per la prossima sfida: “Chiedo a tutte le forze euroscettiche d’Europa di allearsi in difesa degli Stati nazione, del ritorno della democrazia, della sovranità dei popoli e delle identità nazionali”, ha detto la leader del Front Nazional, includendo nel suo appello l’austriaco Fpo di Strache, il Pvv dell’olandese Wilders, nonché il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e la Lega Nord (con cui la Le Pen ha già stretto un accordo che sarà messo per iscritto, a Strasburgo, a metà aprile).

Grillo? “I nostri partiti sono d’accordo su molti temi, a cominciare dalla lotta contro l’euro. Ma lui si limita a contestare, senza assumersi le sue responsabilità”, ha aggiunto, per poi affermare: “Grillo mi odia, ma francamente non capisco perché”. “Marine Le Pen è una bella signora di grande successo. Nessuno la odia. Ha però un’appartenza politica diversa dal M5s e per questo non sono possibili accordi. Rien d’autre. Adieu”, la risposta via twitter del leader pentastellato. Il M5S non è né di destra né di sinistra, allearsi con il Front National in vista delle Europee vorrebbe dire spostare l’asse del Movimento a destra, spiegano poi dall’entourage del duo Grillo-Casaleggio.

In Francia la bionda Marine è la donna del momento, che fa paura ai socialisti e scuote la destra Ump. Lo aveva promesso già alcuni giorni fa, sventolando il record storico del numero di liste FN, 596, che era riuscita a piazzare: “Il Fronte Nazionale non sarà arbitro di queste municipali, ma protagonista”.

SUO È GIÀ IL COMUNE di Hénin-Beaumont, ex città simbolo della sinistra, diventata feudo elettorale per Marine Le Pen, dove Steeve Brios, segretario generale del partito, dichiaratamente omosessuale, ha stravinto al primo turno. I suoi fedeli saranno al ballottaggio di domenica prossima in più di 200 città. In alcune sono in testa. Lo è a Perpignan il compagno della Le Pen, Louis Aliot. Lo è a Bézier Robert Ménard, ex direttore di Reporter senza Frontiere, diventato figura di punta del movimento Blu-Marine. Lo è a Forbac il vice presidente del partito, Florian Philippot. I suoi sono in testa a Fréjus, nel sud, dove l’estrema destra si sta radicando sempre di più, nonché ad Avignone, dove il direttore del noto Festival teatrale, Oliver Py, ha minacciato di trasferire la rassegna in caso di vittoria dell’estrema destra. L’obiettivo della grintosa Marine di ottenere più di mille consiglieri municipali, dopo il ballottaggio del 30, sembra del tutto ragionevole. Ai suoi che saranno chiamati a dirigere dei comuni ha già impartito i compiti per casa: tagliare le tasse, mettere fine al comunitarismo e al clientelismo (“Perché noi non abbiamo clientele, a differenza dell’Ump e del Partito socialista”), ristabilire l’ordine nelle città. “Non siamo più un partito di contestazione, ma di adesione – ha detto –, pronto ad assumersi le responsabilità di governo, dai comuni all’Eliseo” .

Alla sua scalata politica Marine Le Pen sta lavorando dal congresso di Tours del 2011, quando ha ereditato il partito dal padre, Jean-Louis Le Pen. Da allora, la 45nne “figlia del capo” ha ripulito il Fronte dagli strascichi xenofobi e razzisti lasciati dal suo leader storico. Tanto lui era provocatore e antisemita – un giorno definì l’Olocausto “un dettaglio della Storia” –, tanto lei si è sforzata di apparire conciliante e moderata. È regolarmente ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche, che erano bandite a suo padre. Vuole che il Fronte non venga definito un partito di estrema destra.

La sua eroina è Giovanna d’Arco. Ex avvocato, madre di tre figli, due volte sposata e due volte divorziata, fa leva sulla paura della mondializzazione e sul sentimento anti-europeo, cavalca i temi della disoccupazione e dell’immigrazione. Ma ha pregato cattolici integralisti e militanti neo-nazisti farsi da parte. La sua strategia di “normalizzazione” del partito è risultata vincente. Oltre il 34% francesi aderisce ormai alle sue idee per l’istituto di sondaggi TNS-Sofres. Una percentuale che continua a crescere da quando ha preso le redini del partito paterno: +22% nel 2011, +32% nel 2012, +33% nel 2013. Più di un francese su due la sente vicina alla gente e la ritiene sensibile ai problemi di tutti i giorni. Alle presidenziali del 2012 non è riuscita a ripetere l’exploit del padre, che dieci anni prima esatti era riuscito ad accedere al ballottaggio, battendo il candidato socialista, Lionel Jospin, e ritrovandosi a sfidare Jacques Chirac.

Ma alle urne Marine Le Pen aveva sfiorato il 18% al primo turno, un record senza precedenti per il FN. “La battaglia di Francia è appena cominciata. Niente più sarà come prima”, era stata la sua profezia.