Maria Latella, Il Messaggero 25/3/2014, 25 marzo 2014
DONNE DI PARIGI
Accendete la tv, a Parigi o a Nantes o a Marsiglia, in Francia insomma, e viene da stropicciarsi gli occhi.
LE PROTAGONISTE
Di colpo, la cronaca politica è occupata dalle donne. Qua e là, sullo sfondo, un Hollande, un Ayrault, un Sarkozy. Ma, almeno negli ultimi tre giorni, la scena non è più loro. A Parigi, ballottaggio tra candidate sindaco a Parigi. In provincia, ascesa trionfale per il Front National di Marine Le Pen. Accendete la tv, cliccate sul sito di Le Figaro o Liberation e vi sorridono, o almeno vi guardano, le donne: Nathalie Kosciusko-Morizet, la candidata sindaco dell’Ump, ironizza sulle manovre dell’avversaria, la socialista Anne Hidalgo la quale in vista del ballottaggio ha cominciato a trattare con i verdi e col Parti de Gauche di un’altra donna, Danielle Simonnet. «Le elezioni non sono aritmetica, sono dinamica», fa sapere NKM, come la chiamano a Parigi.
Anne Hidalgo, la candidata rivale del Ps quella che, dicono, alla fine e nonostante tutto vincerà al ballottaggio, in tv invia messaggi rassicuranti: «È ancora tutto da costruire». Ci sono loro, ma non sono sole. La portavoce del governo, Najat Vallaud-Belkacem fa la faccia feroce: «Faremo di tutto per impedire una vittoria del Front National», e intanto a bordo campo si scalda un’altra socialista, Segolene Royale, l’unica donna ad essere stata a un passo dall’Eliseo, agguantato prima da Sarkozy e poi dal suo ex compagno Francois Hollande.
LA RIVINCITA DI SEGOLENE
Si annuncia per Segolene l’ora della rivincita: il presidente della Repubblica, il padre dei suoi figli, in drammatico calo di consensi, starebbe pensando a un rimpasto di governo e la vorrebbe in squadra. E poi... Poi c’è lei: Marine. La politica professionista Marine Le Pen. La dura dal sorriso affilato. Quella che ha capito, prima degli altri, come perfino l’immutabile Francia stesse cambiando. Non potranno più escluderla come Chirac e Mitterrand fecero nel 1995 con suo padre, rendendo inutile la montagna di voti che il vecchio Jean Marie Le Pen aveva accumulato: «Il Front republicain è morto - ha dichiarato beffarda Marine a chi le ricordava il precedente - E la patetica dichiarazione di Ayrault (il presidente del Consiglio ndr) domenica sera l’ha pienamente dimostrato. Del resto, non ci crede nemmeno lui».
PROFESSIONISTA
Marine Le Pen è una professionista della politica. E lo rivendica con una certa fierezza. Nel novembre scorso, intervistandola per il Messaggero, accennai al fatto che un’altra «figlia di», Marina Berlusconi, poteva essere tentata dalla politica. «Non credo proprio che le nostre situazioni siano comparabili - rispose asciutta Marine Le Pen - Io prima di diventare presidente del Front National sono stata per dieci anni dirigente del partito». Appassionata ma anche capace di traghettare verso nuovi elettori un partito per decenni congelato, Marine Le Pen ha il pragmatismo delle donne ma, a differenza di molte donne in politica, è pragmatica anche nel linguaggio. Ruvida se serve, chiara comunque. Ayrault propone all’Ump un patto contro di lei? «Patetico, non ci crede nemmeno lui».
BALLANDO SUL TITANIC
Il Fronte National conquista consensi ma non fa breccia tra i laureati? «Sono quelli che ancora credono di poter guadagnare dalla mondializzazione. E’ come sul Titanic: finché l’acqua sommerge le cabine di terza classe, sul ponte di prima ballano». La gente non la vota per protesta. La vota perché condivide quel che Marine Le Pen dice. E anche l’astensione, forte ovunque, quando vince lei si fa relativa: nel nord della Francia per esempio. Ora temono possa espugnare anche Avignone, la città amata dalla gauche, dagli artisti, dagli intellettuali che affollano ogni estate il suo celebre festival. Il direttore della manifestazione culturale minaccia: «Se vince il Front National il festival lascerà Avignone». Musica per le orecchie di Marine Le Pen. Lei parla a quelli che hanno altre preoccupazioni.