Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 25 Martedì calendario

LE SANZIONI DELLE DONNE DI KIEV «MAI PIÙ SESSO CON VOI RUSSI»


LA CAMPAGNA
ROMA Sanzioni alla Russia? Non è solo un affare da G7. A punire l’interventismo di Putin ci pensano le donne ucraine e lo fanno con un metodo pacifico ma dall’impatto esplosivo. Niente trincee, barricate, check point, nessuna invasione militare o blocco economico. Lo “scippo” della Crimea va punita in un solo modo: niente sesso con l’aggressore. Insomma, se sei russo non sperare neanche lontanamente di avvicinarti a una giovane bellezza ucraina, perché le sanzioni da Kiev saranno pesanti: embargo totale del piacere, nessun porto disposto a concedere l’attracco. Da qualche giorno circola su Internet l’inedita campagna di boicottaggio: «Non datela a un russo». La scritta «Ni dai Ruskamu» (“Non darla a un russo”, appunto) compare sulle T-shirt indossate dalle promotrici dell’iniziativa con un logo abbastanza esplicito: due mani che si curvano l’una verso l’altra, fino ad evocare la forma dell’organo sessuale femminile. Accanto, la scritta con l’incipit di “Katerina”, opera di Taras Shevcenko, poeta ucraino perseguitato dal governo zarista: «O donne dalle sopracciglia nere, innamoratevi, ma non di un moscovita».
LE TESTIMONIAL
Tra le testimonial della campagna ucraina, due professioniste del mondo internet di Kiev. Katerina Venzhik, direttrice del website giornalistico Delo.Ua, e Irina Rubis, amministratrice delegata del portale finanziario Ekonomika Communication Hub. A loro è piaciuta l’idea di portare avanti una protesta dal precedente illustro, che affonda le radici nel mondo greco. Come nella commedia di Aristofane la bella ateniese Lisistrata per mettere fine alla lunga guerra del Peloponneso convince tutte le donne elleniche a uno sciopero del sesso, così, con le stesse armi, le ucraine si apporranno all’usurpatore russo. D’altronde l’idea di punire il nemico con l’embargo sessuale non poteva che trovare entusiastica approvazione proprio in Ucraina, paese di origine di Femen, il movimento femminista fondato nel 2008 da giovani universitarie di Kiev ( e che conta ormai attiviste in tutto il mondo) , che combatte discriminazioni sociali, sessismo, sfruttamento e turismo sessuale a suon di invasioni pacifiche in topless durante eventi ufficiali.
Come prevedibile l’operazione ”niente sesso con un russo” si è diffusa velocemente su Internet. Prima un gruppo Facebook dedicato all’embargo sessuale, con 150 aderenti, poi la campagna che inizia a spopolare nella blogosfera russa. E subito le prime reazioni, ma non senza colpi bassi o volgarità, perché sullo sfondo della guerra del sesso si affaccia prepotente la secolare rivalità tra le donne ucraine e quelle russe, con le prime che presumono di essere più belle delle seconde.
SARCASMO E MASCHILISMO
Così qualcuno, o qualcuna, ha usato photoshop per modificare le immagini e diffondere in rete un’immagine della poco femminile oppositrice russa Valeria Novodvorskaia che indossa la t-shirt del boicottaggio sessuale, alimentando l’ipotesi di una manifestazione di solidarietà. Il deputato del partito putiniano Russia Unita, Robert Shlegel l’ha twittata con un commento maschilista e sarcastico in cui allude al poco sex appeal dell’interessata: «Con una foto, Valeria Novodvorskaia ha ucciso il cuore di tutto il boicottaggio sessuale ucraino». Mentre Egor Prosvirnin, direttore del sito nazionalista Sputnik e Pogrom, non ha esitato a definire «prostitute» le partecipanti all’embargo sessuale.