g. buc., la Stampa 25/3/2014, 25 marzo 2014
«QUALITÀ E FORZA DA RAGAZZINO ERA GIÀ UNICO»
C’è un tecnico che ha conosciuto Alessio Cerci a 14 anni e lo ha allenato per quattro stagioni e mezzo. Alberto De Rossi, ci racconta perché decise di far giocare Cerci nella Primavera della Roma nonostante avesse tre anni in meno dei compagni di squadra?
«Alessio è sempre stato un talento. Un ragazzo che vive il calcio con passione e che vuole divertirsi e far divertire: il suo inserimento con i ragazzi dell’84, lui che è dell’87, è stato la cosa più naturale del mondo».
Quando lo ha visto per la prima volta?
«Nei Giovanissimi, a 14 anni. Poi lo portai con me negli Allievi Nazionali e, dopo, nella squadra Primavera».
Quali sono le doti di un giocatore che, adesso, ha come obiettivo i Mondiali in Brasile?
«Stiamo parlando di un ragazzo che sa unire la qualità alla forza fisica: non è facile vedere un attaccante esterno che pensa e mette in pratica le giocate di Alessio, il tutto alla velocità della luce. Non vedo in giro ragazzi che lo ricordano. Cerci corre ed inventa, segna e fa segnare. Cercando sempre di fare qualcosa di diverso».
Le ha mai creato problemi a livello caratteriale?
«Non scherziamo. Cerci ha sempre fatto parte del gruppo rispettandone le regole: quando in passato sentivo certi discorsi su di lui, non gli ho mai dato peso».
Un aneddoto del suo passato nelle giovanili della Roma...
«Affrontavamo il Lecce, formazione Primavera che, all’epoca, vinceva sempre a livello delle rappresentative dei giovani: vincemmo 3 a 1, Alessio fece tutti e tre i nostri gol, uno addirittura dalla linea di fondo. Ricordo ancora lo stupore dei tifosi presenti sulle tribune...».
[g. buc.]
C’è un tecnico che ha conosciuto Alessio Cerci a 14 anni e lo ha allenato per quattro stagioni e mezzo. Alberto De Rossi, ci racconta perché decise di far giocare Cerci nella Primavera della Roma nonostante avesse tre anni in meno dei compagni di squadra?
«Alessio è sempre stato un talento. Un ragazzo che vive il calcio con passione e che vuole divertirsi e far divertire: il suo inserimento con i ragazzi dell’84, lui che è dell’87, è stato la cosa più naturale del mondo».
Quando lo ha visto per la prima volta?
«Nei Giovanissimi, a 14 anni. Poi lo portai con me negli Allievi Nazionali e, dopo, nella squadra Primavera».
Quali sono le doti di un giocatore che, adesso, ha come obiettivo i Mondiali in Brasile?
«Stiamo parlando di un ragazzo che sa unire la qualità alla forza fisica: non è facile vedere un attaccante esterno che pensa e mette in pratica le giocate di Alessio, il tutto alla velocità della luce. Non vedo in giro ragazzi che lo ricordano. Cerci corre ed inventa, segna e fa segnare. Cercando sempre di fare qualcosa di diverso».
Le ha mai creato problemi a livello caratteriale?
«Non scherziamo. Cerci ha sempre fatto parte del gruppo rispettandone le regole: quando in passato sentivo certi discorsi su di lui, non gli ho mai dato peso».
Un aneddoto del suo passato nelle giovanili della Roma...
«Affrontavamo il Lecce, formazione Primavera che, all’epoca, vinceva sempre a livello delle rappresentative dei giovani: vincemmo 3 a 1, Alessio fece tutti e tre i nostri gol, uno addirittura dalla linea di fondo. Ricordo ancora lo stupore dei tifosi presenti sulle tribune...».