Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 25 Martedì calendario

PROFUGHI E MIGRANTI, DECUPLICATI GLI ARRIVI

Sono numeri da record: in una stagione in cui - solitamente - il flusso dei pro­fughi in fuga dalla costa sud del Medi­terraneo rallenta, nei primi tre mesi del 2014 sono quasi 5.500 le persone sbarcate sulle co­ste della Sicilia (erano circa 500 nello stesso periodo del 2013). Un flusso che non si arre­sta lungo le coste meridionali del Belpaese, ma risale la penisola.
In pochi giorni sono giunti in città circa 600 pro­fughi in fuga dalla Siria, prevalentemente adul­ti e giovani famiglie con bambini piccoli. In via Aldini, per fare posto alle 340 persone arrivate negli ultimi giorni, persino la palestra è stata a­dattata a dormitorio. Ma ora i posti nei ricove­ri sono finiti. «Non riusciamo più ad ospitare nessuno né possiamo affrontare da soli questo ulteriore flusso di arrivi che ci costringe, e mai avremmo pensato di doverlo fare, a respingere anche le mamme con i bambini», denunciano l’assessore alla politiche sociali, Pierfrancesco Majorino e l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli.
Dallo scorso ottobre Milano è diventata u­na tappa del viaggio che migliaia di profu­ghi siriani compiono per sfuggire alla guerra. In tutto, circa 2.700 persone tra uomini, don­ne e bambini che, dopo essere sbarcati in Si­cilia o a Lampedusa, si sono fermati per qual­che giorno nel capoluogo lombardo. Giusto il tempo di rifocillarsi, far riposare i bambini per poi ripartire verso la Germania o la Sve­zia per chiedere asilo. Di fatto, un corridoio umanitario informale, che ha avuto come u­nico supporto la convenzione del Comune con la Prefettura per 240 posti letto.
«Di fronte all’emergenza dei cittadini siriani, Milano è sola – denunciano Majorino e Gra­nelli –. In più di cinque mesi non c’è stata nes­suna risposta o coordi­namento dal Governo, nessun aiuto dalla Pro­vincia di Milano e dalla Regione Lombardia. Nessuno ha mosso un dito in tutto questo tempo».
«Abbiamo dato la disponibilità della nostra chie­sa diocesana senza indugio e senza remore per­ché siamo convinti che sia nostro dovere uma­no e cristiano accogliere lo straniero». Spiega così il vescovo di Frosinone, Ambrogio Spreafi­co, la decisione di accogliere quaranta immi­grati tra quelli approdati sulle coste italiane nel­le ultime settimane, sottoscrivendo una con­venzione con la Prefettura di Frosinone, che si è rivolta alla diocesi laziale dopo aver apprez­zato quanto da questa già fatto tre anni fa con l’accoglienza di immigrati provenienti dalla Li­bia. Tra i quaranta immigrati, accolti da sabato scorso in tre centri della diocesi frusinate, il gruppo più numeroso, composto da dicianno­ve uomini, proviene dal Mali, nove sono poi del Gambia, altri vengono da Guinea, Nigeria, Co­sta d’Avorio, Senegal e Somalia. Tutti sono sbar­cati nel porto siciliano di Augusta. La loro ac­coglienza sarà operativamente curata dalla Ca­ritas diocesana. «Quanti uomini e donne della nostra bella ter­ra si sono fatti stranieri in altre terre. Certo non se ne sono andati perché non amavano l’Italia», afferma ancora Spreafico, ricordan­do che allo stesso modo «chi viene in Italia fugge per guerre e miseria, non certo perché non ama il suo Paese». Per questo, dice anco­ra, «la nostra Chiesa diocesana continuerà ad aprire la porta a coloro che chiedono aiuto, senza diminuire il sostegno che diamo già a tanti nostri concittadini in questo tempo di crisi attraverso l’operato della Caritas, delle parrocchie e dei movimenti».
(ha collaborato Augusto Cinelli)