Laria Sesania, Avvenire 25/3/2014, 25 marzo 2014
PROFUGHI E MIGRANTI, DECUPLICATI GLI ARRIVI
Sono numeri da record: in una stagione in cui - solitamente - il flusso dei profughi in fuga dalla costa sud del Mediterraneo rallenta, nei primi tre mesi del 2014 sono quasi 5.500 le persone sbarcate sulle coste della Sicilia (erano circa 500 nello stesso periodo del 2013). Un flusso che non si arresta lungo le coste meridionali del Belpaese, ma risale la penisola.
In pochi giorni sono giunti in città circa 600 profughi in fuga dalla Siria, prevalentemente adulti e giovani famiglie con bambini piccoli. In via Aldini, per fare posto alle 340 persone arrivate negli ultimi giorni, persino la palestra è stata adattata a dormitorio. Ma ora i posti nei ricoveri sono finiti. «Non riusciamo più ad ospitare nessuno né possiamo affrontare da soli questo ulteriore flusso di arrivi che ci costringe, e mai avremmo pensato di doverlo fare, a respingere anche le mamme con i bambini», denunciano l’assessore alla politiche sociali, Pierfrancesco Majorino e l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli.
Dallo scorso ottobre Milano è diventata una tappa del viaggio che migliaia di profughi siriani compiono per sfuggire alla guerra. In tutto, circa 2.700 persone tra uomini, donne e bambini che, dopo essere sbarcati in Sicilia o a Lampedusa, si sono fermati per qualche giorno nel capoluogo lombardo. Giusto il tempo di rifocillarsi, far riposare i bambini per poi ripartire verso la Germania o la Svezia per chiedere asilo. Di fatto, un corridoio umanitario informale, che ha avuto come unico supporto la convenzione del Comune con la Prefettura per 240 posti letto.
«Di fronte all’emergenza dei cittadini siriani, Milano è sola – denunciano Majorino e Granelli –. In più di cinque mesi non c’è stata nessuna risposta o coordinamento dal Governo, nessun aiuto dalla Provincia di Milano e dalla Regione Lombardia. Nessuno ha mosso un dito in tutto questo tempo».
«Abbiamo dato la disponibilità della nostra chiesa diocesana senza indugio e senza remore perché siamo convinti che sia nostro dovere umano e cristiano accogliere lo straniero». Spiega così il vescovo di Frosinone, Ambrogio Spreafico, la decisione di accogliere quaranta immigrati tra quelli approdati sulle coste italiane nelle ultime settimane, sottoscrivendo una convenzione con la Prefettura di Frosinone, che si è rivolta alla diocesi laziale dopo aver apprezzato quanto da questa già fatto tre anni fa con l’accoglienza di immigrati provenienti dalla Libia. Tra i quaranta immigrati, accolti da sabato scorso in tre centri della diocesi frusinate, il gruppo più numeroso, composto da diciannove uomini, proviene dal Mali, nove sono poi del Gambia, altri vengono da Guinea, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal e Somalia. Tutti sono sbarcati nel porto siciliano di Augusta. La loro accoglienza sarà operativamente curata dalla Caritas diocesana. «Quanti uomini e donne della nostra bella terra si sono fatti stranieri in altre terre. Certo non se ne sono andati perché non amavano l’Italia», afferma ancora Spreafico, ricordando che allo stesso modo «chi viene in Italia fugge per guerre e miseria, non certo perché non ama il suo Paese». Per questo, dice ancora, «la nostra Chiesa diocesana continuerà ad aprire la porta a coloro che chiedono aiuto, senza diminuire il sostegno che diamo già a tanti nostri concittadini in questo tempo di crisi attraverso l’operato della Caritas, delle parrocchie e dei movimenti».
(ha collaborato Augusto Cinelli)