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 2014  marzo 25 Martedì calendario

SIRIA, UCCISO L’ASSAD PIU’ CATTIVO

I ribelli siriani uccidono Hilal Assad, cugino del raiss di Damasco, decapitando le milizie paramilitari del regime che negli ultimi 18 mesi si sono rivelate decisive su molti fronti della guerra civile.
Hilal Assad è stato colpito durante la battaglia di Kasab, ai confini con la Turchia, che ha visto cadere almeno 80 combattenti su entrambi i fronti. Arrivato nella casa di Fawwad Assad, comandante delle truppe siriane locali, Hilal stava partecipando ad una riunione operativa quando l’immobile è stato centrato da un missile Grad lanciato dai miliziani del Fronte Islamico, sostenuto dai finanziamenti ed armi saudite. Fonti dell’opposizione affermano che almeno altre 8 persone sono morte assieme a Hilal, e alcune sarebbero anch’esse parenti del raiss.
Per i ribelli si tratta di un successo che sottolinea l’aggressività della campagna condotta nella provincia di Latakia, terra d’origine degli Assad e roccaforte alawite lungo la costa mediterranea. Damasco ammette lo smacco, accusando - con radio e tv del regime - la Turchia di sostenere i ribelli con «carri armati e aerei». Proprio a Kesab, appena 24 ore prima, un Mig 23 siriano era stato abbattuto dai jet di Ankara a seguito di uno sconfinamento nei cieli. Anche ieri i jet di Damasco hanno continuato a bersagliare dall’alto i ribelli a Kasab.
Ciò che indebolisce Damasco è la perdita di un comandante militare che dal novembre 2012 ha contribuito a infliggere duri colpi ai ribelli. È stato infatti Hilal a guidare, sin dalla fondazione, le Forze di difesa nazionale ovvero le unità paramilitari composte da volontari civili sul modello dei Basiji iraniani. Poiché l’esercito regolare non dava sufficienti garanzie di affidabilità ad Assad, Hilal lo ha di fatto sostituito con miliziani arruolati nei villaggi delle etnie più legate al regime del Baath: alawiti, cristiani, drusi ed armeni. All’inizio si trattava solo di uomini, fra i 18 e i 45 anni, ma dallo scorso autunno Hilal aveva scelto di aggiungere anche le donne, schierando il primo reparto di 450 miliziane a gestire i posti di blocco attorno a Homs, la città sunnita ribelle.
L’idea di Hilal è sempre stata di puntare sulla motivazione dei gruppi più fedeli al regime, esaltando le caratteristiche ideologiche del Baath - come la laicità - per proiettare sul terreno il potere degli Assad. È stata una formula che ha portato i reparti paramilitari a toccare lo scorso gennaio le centomila unità. Fonti militari americane ritengono che ufficiali iraniani abbiano aiutato Hilal ad accelerare e perfezionare l’addestramento dei miliziani - che in media dura due settimane - dando vita a una sorta di fanteria d’assalto civile che è stata impegnata con successo nei grandi centri abitati sunniti per fare terreno bruciato attorno ai ribelli.
Diversi rapporti delle Nazioni Unite hanno accusato Hilal Assad e i suoi ufficiali di «crimini di guerra» per le violenze contro i civili sunniti ma per Bashar si è trattato di un tassello strategico che - assieme al crescente ruolo d’attacco degli Hezbollah libanesi - gli ha permesso di infliggere dure sconfitte ai ribelli, da Qusayr a Yabrud.