Ilaria Maria Sala, La Stampa 25/3/2014, 25 marzo 2014
«L’AEREO È PRECIPITATO NELL’OCEANO»
Sedici giorni dopo la misteriosa scomparsa è arrivata la conferma di quanto tutti temevano: l’aereo Malaysia Airlines MH370 ha finito la sua corsa nel sud dell’Oceano Indiano e non ci sono superstiti tra le 239 persone a bordo. Lo ha annunciato in una conferenza stampa il premier malese Najib Razak, sulla base di nuovi calcoli derivati dai dati satellitari, mentre non è ancora confermato se gli oggetti individuati nelle aree dove si concentra la ricerca siano collegati al Boeing 777.
Così, con un commosso comunicato, svaniscono le ultime speranze dei parenti dei passeggeri. L’aereo scomparso l’8 marzo, è precipitato in mare.
Basandosi sulle nuove analisi del sistema Immarsat, Najib ha spiegato che nella notte tra il 7 e l’8 marzo l’aereo «ha volato lungo il corridoio meridionale e la sua ultima posizione era nel mezzo dell’Oceano Indiano, a ovest di Perth (Australia). Si tratta di una posizione remota, lontana da ogni possibile punto di atterraggio. Di conseguenza, con profonda tristezza e dispiacere, devo informarvi che il volo MH370 è finito nel Sud dell’Oceano Indiano». Il premier ha poi aggiunto che «non ci sono superstiti».
Ora le possibilità di ritrovare i resti dell’aereo e tentare di recuperare le scatole nere nelle profondità dell’Oceano Indiano a ovest di Perth, diventano più concrete. Così, forse, si potrà dare una risposta ad alcune delle domande sulla sorte del volo 370. Fra tutte: che cosa ci faceva lì, nel corridoio Sud, un aereo che da Kuala Lumpur doveva volare verso Pechino? Come ha potuto volare per 7 ore senza essere visto dai radar?
Le tracce dei radar militari indicano che l’aereo ha cambiato altitudine dopo avere effettuato una brusca virata sul Mar Cinese Meridionale. Per un tratto è sceso fino a un’altitudine di 12 mila piedi (3.600 metri), prima di scomparire dal radar. La brusca virata sembra essere stata intenzionale. E prende sempre più piede l’ipotesi di un errore umano o di un incendio a bordo, che abbia reso impossibile qualsiasi richiesta di aiuto.
Per chi si era aggrappato alla speranza di un dirottamento, con la possibilità sempre più remota che i passeggeri e l’equipaggio fossero ostaggio di un gruppo che ancora non aveva rivendicato l’azione, la comunicazione del premier malese è arrivata come una doccia fredda. E ieri sera all’Hotel Metro Park Lido di Pechino, dove dall’8 marzo i parenti dei 153 passeggeri cinesi attendono di sapere che fine hanno fatto i loro cari, è arrivata la notizia che mai nessuno avrebbe voluto avere. Ed è arrivata un’ora prima della conferenza del premier con un sms della compagnia aerea: «Con profondo dolore dobbiamo ritenere, oltre ogni ragionevole dubbio, che il volo 370 sia stato perduto e che non vi siano superstiti». L’hotel è esploso di dolore: diverse persone sono svenute, molte hanno cominciato a piangere, altre hanno rovesciato la loro rabbia contro il destino aggredendo i fotografi e i cameraman che li circondavano. Tutti, alla fine, si sono dovuti arrendere alla perdita della speranza.