Marco Zatterin, La Stampa 25/3/2014, 25 marzo 2014
IL G7 CANCELLA IL G8 DELLA RUSSIA
Il G7 cancella il G8. La riunione prevista con otto paesi per giugno a Sochi, la perla olimpica di Vladimir Putin, si terrà a sette in campo neutro a Bruxelles, capitale europea, perché i grandi della Terra non intendono sedersi allo stesso tavolo coi russi, che hanno annesso «in modo illegittimo» la Crimea e ora premono alla frontiera meridionale dell’Ucraina. Sospendono il vertice e non il paese, per ora, e alzano il tono della disputa, mediando fra chi vorrebbe passi più decisi, come Usa e Francia, e chi è preoccupato di perdere il dialogo, come Germania e Italia. «Un club informale - risponde gelido il ministro degli esteri russo Lavrov -, nessuno può essere espulso per definizione: se non vogliono più questa formula, così sia».
L’incontro di ieri è stato informale davvero, convocato ai margini del Vertice sulla Sicurezza nucleare nella Catshuis, la residenza del primo ministro olandese, nel cuore del quartiere governativo dell’Aja, via di mezzo fra un fortino e un beguinage. Una stanza coi sette leader e le loro bandiere - Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Canada, Italia - più i due presidenti del Consiglio e della Commissione Ue. Nove persone insieme per metterne fuori gioco una decima, lo zar Putin, passaggio scontato a questo punto. Tanto che assume decisamente più interesse cercare di capire come potrebbero muoversi adesso, dove andrà il gioco dell’oca.
«Abbiamo imposto una serie di sanzioni - recita il comunicato del G7, il primo dal 1998 - e siamo pronti a intensificare l’azione, anche con misure settoriali coordinate che avranno un impatto significativo sulla Russia, se ci sarà un’ulteriore escalation». La guerra economica, in altre parole. «Da far scattare in caso d’invasione», dice una fonte europea. Le cronache non sono fauste. Il ministro degli esteri ucraino Deshchytsia auspica di poter «discutere una soluzione coi russi e magari bere una vodka insieme con loro». Tuttavia, «le possibilità di azione militare sono molto alte», anche perché ci sarebbero «centomila soldati russi» appena oltre le frontiere del suo paese. Guerra? Non aiuta la Duma, il Parlamento russo, che propone ai polacchi di spartirsi il Paese, nuova versione del diabolico patto Von Ribbentrop-Molotov che alla vigilia del secondo conflitto mondiale sancì la divisione dello stato polacco. Cattivo gusto, pensarlo oggi. I russi fanno così.
Deshchytsia è riuscito ad incontrare Lavrov. Erano tre settimane che ci stava provando, ha detto. Il dialogo è ripreso, ma non c’è molto da aspettarsi. L’ucraino che si ritira dalla perduta Crimea (non riconosciuta da nessuno e destinata a diventare un altro conflitto congelato) ha le polveri bagnate davanti al russo che minimizza l’evento e parla di uno dei tanti colloqui della strategia concordata con Putin. «Molti credono che il G8 abbia fatto il suo tempo perché ora c’è il gruppo dei venti - sfida Lavrov -. Non teniamo troppo a questo formato, non sarà una tragedia se non si riunisce». Funziona sino a un certo punto. Per la faraonica Sochi è un’occasione persa. Per la Russia, l’ennesima prova di un isolamento manifesto, già visto all’Onu, e pericolosamente sottolineata dal flusso di investimenti esteri nella federazione che si sta assottigliando. Le parole del comunicato dei Sette accontentano tutti, falchi e colombe.
La scelta per Mosca è una sola, avvertono i ritrovati Sette, «tenga aperta la strada della diplomazia e rispetti l’integrità territoriale dell’Ucraina». Nell’attesa, i Grandi «sospenderanno la partecipazione al G8 sinché la Russia cambierà atteggiamento».
Niente vertice a Sochi, dunque, con Bruxelles che conquista l’ennesimo vertice di giugno. Salta anche il meeting ministeriale di aprile, mentre un G7 Energia «discuterà come rafforzare la nostra sicurezza comune». Bisogna pensare a come colpire. Ma anche a come difendersi.