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 2014  marzo 25 Martedì calendario

BENVENUTI AL NUOVO NORD DELL’ULTRADESTA

«Cosa siete venuti a fare? Cosa non va nel nostro nuovo sindaco? Non è un estremista. È una brava persona, è onesto, forse è pure omosessuale…». Al café Le Relais di Hénin-Beaumont, il solo aperto di lunedì e il solo di Francia in cui l’espresso costa meno che in Italia, i giocatori di calciobalilla (funziona ancora con le monete da 5 centesimi) non sono entusiasti delle domande su come si diventa lepenisti. «Voi reporter non siete venuti quando mandarono in pensione gli ultimi minatori. Non vi abbiamo visti quando quattro anni fa chiusero lo stabilimento della Samsonite e lasciarono a casa gli operai». Ma ora questa città, da settant’anni governata dalla sinistra, ha eletto al primo turno un sindaco di estrema destra, Steeve Briois. «Non esiste l’estrema destra. Esistono i ladri e gli onesti».
A chi gli chiedeva conferma delle voci su di lui, Briois rispose che erano fatti suoi; il che fu preso come una mezza ammissione. Ma quando il libro-inchiesta sul Front National di Octave Nitkowski ha citato l’indiscrezione, Briois ne ha ottenuto il sequestro; la Corte d’appello di Parigi però gli ha dato torto, in quanto l’informazione «riguarda un personaggio politico di primo piano»: Briois è anche il segretario del Front National, di cui Marine Le Pen è presidente. Evocarne l’omosessualità è il modo per i suoi compaesani di rassicurare i forestieri: Hénin-Beaumont non è caduta nelle tenebre della reazione, è un posto moderno, in linea con i tempi; anche con il tempo della crisi.
Disoccupazione al 21%, tra i giovani al 41. Una persona su quattro vive di assistenza pubblica. Il 60% non paga un euro di tasse. Dopo la Samsonite ha chiuso pure Sublistatiques, stamperia di tessuti, mentre «Le petit cuisinier», azienda di precotti, si è spostata a Vitry-en-Artois, città rivale. Siamo nel Nord-Pas-de-Calais, la regione un tempo più a sinistra di Francia. Da Parigi si sfreccia in un’ora di Tgv a Lilla, poi si sale sul treno dei pendolari che impiega più di 40 minuti a fare meno di 30 chilometri. Non è la «douce France» ma una regione piatta e brulla, dove si è sparso molto sangue nelle due guerre mondiali: gli unici dislivelli sono le montagne di terra nera scavate alla ricerca del carbone, fino agli Anni 60 il nerbo dell’economia locale. La stazione ha due soli binari. Non esistono taxi. Case di mattoni rossi. Silenzio irreale. La città pare morta. I 26.124 abitanti (comprese le frazioni) sembrano spariti: gli spazzini per sentirsi meno soli salutano i rari passanti con l’accento gutturale che ha ispirato il film Giù al Nord , poi rifatto in chiave italiana da Claudio Bisio (Benvenuti al Sud ). L’ultima libreria ha chiuso sei mesi fa; resiste l’edicola, che fa anche tabaccheria e ricevitoria. Chiuso anche l’ultimo ristorante, «Le cèdre du Liban». «Qui venivano a mangiare i socialisti», dice amaro il netturbino, e non sta scherzando: l’ex sindaco Ps Gérard Dalongeville si è beccato tre anni per tangenti, e si è difeso dicendo che erano per il partito. Pizzeria da Enzo, grill Alì Babà, kebab Taxim. La rosticceria «Tesori del Nord» è aperta solo venerdì 15-19 e sabato 10-19. Il negozio del cioccolato belga. La Banque Populaire. Due agenzie di badanti per persone anziane, due «compro-oro», due farmacie, due pompe funebri. La chiesa di Saint-Martin, inizio ‘900. Un negozio di minerali: tutto quel che resta dell’antica tradizione. Finalmente un segno di vita: le telecamere e i cronisti venuti a intervistare il vincitore.
Briois è un quarantaduenne con i capelli radi e rossi. Dice che la storia della sua famiglia racchiude quella del luogo: «Sono figlio di un operaio e nipote di un minatore. Perché mi chiamo Steeve, con due “e”? Non so, dovete chiedere a mia madre. Sono entrato nel Front a quindici anni, certo non per fare carriera: questa è la quinta volta che mi candido sindaco. Nel 2009 ero arrivato al ballottaggio». Allora scattò il «fronte repubblicano»: la destra sarkozysta votò per la sinistra. «Stavolta sono passato proprio grazie ai voti popolari — dice il sindaco —. Dedico la vittoria alla gente di Francia, a coloro che non hanno voce, a coloro che sono disprezzati dal sistema politico e mediatico…». Come amministrerà la città? Quando negli Anni 90 il Front National vinse a Tolone, Orange, Vitrolles, Marignane, combinò disastri. «Non servono grandi promesse; basta il buon senso. I miei sanno che non li tradirò mai. Meno tasse, più poliziotti, con una task-force attiva 24 ore su 24. Meno scandali, più telecamere di sorveglianza».
Non si capisce cosa ci sia da sorvegliare. Qualche sparuto immigrato cammina radente i muri. Sotto il municipio, una macchia rossa: sono i militanti del Pcf venuti a protestare. Però anche il sindacato comunista, la Cgt, aveva scritto in un comunicato che «è ora di cambiare»; non perché ami i lepenisti, ma per non perdere il contatto con gli iscritti. Ci sono anche cinque ragazzi della Gioventù ebraica, arrivati da Parigi. Non sono arrabbiati tanto con Briois, quanto con il vero capo.
Questo è il collegio di Marine Le Pen. Alle politiche del 2012 è stata battuta d’un soffio dal socialista Philippe Kemel, ma qui in città ha vinto nettamente, 55,2 contro 46,8. Al Sud, dove il problema è l’immigrazione, Marine parla il linguaggio della destra classica: legge, ordine e pena di morte («ma solo per chi fa del male ai bambini»). Qui al Nord, dove il problema è l’impoverimento, Marine parla il linguaggio della destra sociale. Dice Briois con una certa enfasi che «è stata una vittoria storica. Oggi Hénin, domani la Francia. È iniziata la liberazione dai burocrati, dalla finanza, dai banchieri. Siamo noi contro loro. Loro sono molto più ricchi; ma noi siamo molti di più». Dicevano più o meno le stesse cose i marxisti della Sfio (Sezione francese dell’Internazionale operaia) che hanno governato la città fino al 1940, poi i comunisti che l’hanno amministrata dalla Resistenza — molti i caduti — fino agli anni di Mitterrand, quando sono arrivati i socialisti. Ora pure il Café Le Relais tira giù le serrande. Il proprietario sta impilando le monetine da 5 centesimi del calciobalilla. Dice con un moto di rammarico che se la sinistra non si fosse divisa avrebbe vinto ancora; «ma c’è da vergognarsi di più a rubare che ad avere un sindaco lepenista. Proviamo anche questa. Se non altro, oggi ha portato un po’ di movimento».
Aldo Cazzullo