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 2014  marzo 25 Martedì calendario

MARINE LE PEN CHIAMA I NO EURO

La terza donna della politica francese minaccia di rompere il duopolio UmPs, il blocco di potere tra Ump e Ps che governa la Francia da anni, e di lanciarsi alla conquista dell’odiata Europa. Marine Le Pen assapora la vittoria alle municipali annunciando un piano di battaglia per ottenere almeno mille consiglieri nelle città in cui il Fn è arrivato al secondo turno: in 17 comuni il Fn è al ballottaggio e in 229 è presente con un terzo o quarto candidato, avendo superato la soglia del 10%. Le Pen è riuscita a imporre “triangolari” anche in grandi città come Marsiglia, superando il candidato socialista, e Lille, dove governa l’ex segretario del Ps, Martine Aubry, crollata di 11 punti rispetto alla precedente elezione.
Il Front National diventa un po’ più locale. Molti ricordano quando, nel 1995, governò Tolone e Orange con risultati disastrosi. Ma per la quarantenne Le Pen alla guida del partito dal 2011 è passato remoto. La presidente del Fn è già proiettata verso le elezioni europee e lancia un appello all’unione tra le “forze anti-Europa”. In Italia, l’erede del Fn ha siglato un patto di ferro con la Lega Nord di Matteo Salvini ma, a sorpresa, si rivolge anche al Movimento Cinque Stelle. «Beppe Grillo mi odia ma i nostri partiti sono d’accordo su molti temi, a partire dalla lotta contro l’euro» spiega la presidente del Fn, che da mesi sta lavorando con altri partiti dell’estrema destra europea, dal Pvv di Geert Widers in Olanda all’austriaco Fpo. «Chiedo a tutte le forze euroscettiche d’Europa — dice Le Pen — di allearsi in difesa degli Stati nazione, del ritorno della democrazia, della sovranità dei popoli e delle identità nazionali ». Poi, però, aggiunge: «Mentre Grillo si limita a contestare, senza assumersi le proprie responsabilità, noi abbiamo un progetto coerente». In vista del secondo turno promette di “abbassare le tasse” nelle città in cui il Fn riuscirà andrà al potere, “aumentando la sicurezza” e ponendo fine al “comunitarismo”, termine con cui definisce la tolleranza con le minoranze etniche e religiose.
Il voto di domenica, scrive Le Monde, è uno choc simile a quello del 21 aprile 2002, quando Le Pen (padre) arrivò al ballottaggio delle presidenziali, eliminando il socialista Lionel Jospin. Questa volta, però, la sinistra è in difficoltà sul “fronte repubblicano”, l’accordo di desistenza per impedire l’elezione di un candidato Fn, mentre l’Ump ha già detto che non ci saranno accordi con i socialisti. François Hollande ieri è stato costretto ad anticipare il suo ritorno dal vertice all’Aja. Per la gauche al governo la “punizione” dell’elettorato ha assunto proporzioni inedite, con uno scarto di dieci punti con la destra (37% contro il 47%). A Parigi l’Ump ha preso più voti ma è in svantaggio nei quartieri che «pesano» di più (l’elezione del sindaco è indiretta). La candidata socialista, Anne Hidalgo, ha dunque più chances di vincere al secondo turno contro Nathalie Kosciusko-Morizet.
L’unico risultato concreto del terremoto di domenica è per ora l’accelerazione di un rimpasto di governo, forse già la settimana prossima, considerato ora necessario dal 79% dei francesi. Molti commentatori pensano che solo la nomina a premier di Manuel Valls, popolare ministro dell’Interno, potrebbe contrastare l’avanzata di Le Pen alle prossime europee. Il socialista legge e ordine è stato più volte capace di depotenziare la retorica del Front National ma ha rapporti conflittuali con il Presidente. Intanto Hollande è stato accusato di aver usato il Falcon presidenziale per andare a votare domenica nel suo feudo, in Corrèze, a 400 chilometri da Parigi. In campagna elettorale aveva promesso di usare il treno e porre fine alle spese pazze dello Stato. Un’altra promessa mancata.