Fulmini 25/3/2014, 25 marzo 2014
DUE «Oggi sono il numero due, ma sono molto orgoglioso e contento dei miei risultati. Forse potevo vincere uno o due trofei dello Slam, ho perso match che non avrei dovuto perdere» (Novak Djokovic)
DUE «Oggi sono il numero due, ma sono molto orgoglioso e contento dei miei risultati. Forse potevo vincere uno o due trofei dello Slam, ho perso match che non avrei dovuto perdere» (Novak Djokovic). NORMALE «Pep mi voleva dare lezioni come attaccare quando lui è stato un centrocampista. Gli ho detto: “tu non sei normale, vero?”. Il fatto è che Pep non hai mai rispettato queste cose nel mondo del calcio» (Samuel Eto’o e il rapporto con Guardiola quando i due erano al Barcellona). COMPLICATA «Mia moglie Cristina è più complicata di Robben. Lei a volte si lamenta delle mie decisioni tattiche. Mi dice di confermare l’undici con cui ho vinto l’ultima partita. Spiegarle il mio sistema di turnover è più difficile che dire a Robben “oggi vai in panchina”» (Pep Guardiola). NULLA «Quest’anno ho seguito per la prima volta il 6 Nazioni di rugby. Sono stata ospite in tv per la gara d’esordio. In teoria dovevo commentare, ma non avevo idea. Dicevo: “A parte il fatto che non si può passare la palla in avanti non so nulla…”. Mi sono appassionata, bello, davvero» (Flavia Pennetta). MOTINE «Mio figlio non ne vuole proprio sapere di andare in bici. Gliene ho già comprate due, ma niente. Ci sale, fa 100 metri e torna indietro. Dice che è dura, che i pedali non girano bene, che non è capace... Preferisce le “motine” elettriche» (Alessandro Petacchi). CASA «Avevo bisogno di un posto dove non avessi pressioni e il tempo fosse buono. Ecco perché ho preso casa a Montecarlo» (Peter Sagan). PORTE «Pur nel rispetto dei ruoli, ho sempre la porta aperta. E faccio gli allenamenti a porte aperte, cerco di avvicinare la gente. Per questo, creo, i tifosi mi vogliono bene» (Eusebio Di Francesco). EDUCATA «Gli stadi nuovi in Italia sono indispensabili, ma è ancora più importante che siano abitati da gente educata. È intollerabile ascoltare ancora i cori sui morti di Superga e dell’Heysel» (Francesco Guidolin). CLASSE «Ognuno di noi ha dei tempi diversi di maturazione: prima di questa crisi economica in Italia, a differenza che nel resto d’Europa, era impensabile che una società rischiasse puntando su ragazzi di 18-20 anni. Del resto della mia classe, 1985, conosco solo Montolivo e Nocerino che a quell’età hanno avuto il posto da titolare in grandi club» (Marco Parolo).